Il lago rosso, così lo chiamavano fino al 1964. Stiamo parlando del suggestivo Lago di Tovel, in Trentino Alto Adige. Si tratta di una delle mete più gettonate della Val di Non, in provincia di Trento. E lo chiamavano lago rosso perché le sue acque si arrossavano creando un’atmosfera quasi onirica. La causa dell’arrossamento, che ormai da circa cinquant’anni è solo un ricordo, era dovuta all’azione della flora lacustre prevalentemente composta dall’alga Tovellia sanguinea.
Oggi il lago, pur avendo perso questa affascinante caratteristica, si presenta come un’oasi di magica tranquillità nel cuore delle Alpi. La sua aurea fiabesca è in ogni caso legata a delle leggende che ne circondano la storia. E pur avendo perso l’appellativo derivante dal colore delle sue acque, il Lago di Tovel ne ha acquistato un altro. Esso è infatti altresì definito lago degli orsi perché in quell’area della valle vi è un gremito insediamento di orsi bruni. Fascino, storia e bellezza sono le caratteristiche di quest’oasi naturale incastonata come una pietra preziosa nelle Dolomiti di Brenta.
La valle intorno al lago
Il lago ricopre un’insenatura con una superficie pari a 370 000 m² all’interno della Val di Tovel. L’intera vallata è circondata dalle alte cime del Monte Peller, del massiccio della Campa e del promontorio roccioso tra il passo del Grostè e il Passo della Gaiarda. La vegetazione è florida e varia. I boschi sono fitti e popolati da una fauna altrettanto variegata. Passeggiando lungo i sentieri montani, infatti, potrebbe esser possibile l’avvistamento di camosci, marmotte, lepri, caprioli, volpi e galli cedroni e forcelli.
E se alla passeggiata si aggiunge una partita di birdwatching, il visitatore non andrà incontro a delusioni! Nei cieli aperti della valle sarà infatti possibile avvistare la pernice bianca, il francolino, la coturnice e addirittura il corvo imperiale. Sebbene sia un’altra specie autoctona, risulterà invece difficile incontrare l’orso bruno alpino. Infatti, nonostante a questo abitante della montagna si deve uno dei nomi del lago, gli esemplari sono pochi e restii a farsi vedere dall’uomo. Tale è dunque la cornice paesaggistica che racchiude il pittoresco Lago di Tovel. Un luogo che vive di magia sia d’estate che d’inverno.
La battaglia in riva al lago di Tovel
Ogni posto idilliaco porta con sé una buona dose di leggenda per ammaliare ed attrarre. Così avviene anche per il Lago di Tovel, che diventava rosso come il sangue. La leggenda narra che in riva al lago vivesse una giovane principessa. Tresega era il suo nome ed era la figlia dell’ultimo sovrano di Ragoli. Era una ragazza molto bella, tuttavia non si decideva a prender marito. I suoi pretendenti facevano la fila, ma lei li rifiutava uno dopo l’altro. Tali dinieghi però non sempre incontravano interlocutori ragionevoli! Infatti l’ennesimo rifiuto scatenò l’ira del pretendente Lavinto, re di Tuenno. Questi non volle in nessun modo accettare la risposta negativa alla sua corte ostinata, tant’è che ripresentò l’offerta. Ma a un secondo rifiuto, sentendosi oltraggiato e offeso, decise di invadere Ragoli col proprio esercito. L’intento era duplice. Da un lato Lavinto voleva sottomettere Tresenga alla propria volontà. Dall’altro, voleva annettere Ragoli al proprio regno.
Né la principessa né gli abitanti di Ragoli accettarono l’attacco. La risposta fu pronta e la battaglia cruenta. In campo scese anche Tresenga alla guida del suo popolo. Purtroppo per la principessa la battaglia fu letale. Tresenga morì trafitta dalla spada del crudele pretendente e anche la sua gente seguì il medesimo destino. A battaglia conclusa, il lago si tinse di rosso. Era il sangue della principessa e del suo popolo coraggioso. Si narra che ancora oggi la sera la principessa pianga per il suo popolo proprio in riva al lago.
Il lago rosso che non c’è più
La leggenda è suggestiva e colora – è il caso di dirlo – una realtà più pratica. Come abbiamo accennato, il rosso serale che caratterizzava il lago era dovuto alla fioritura dell’alga Tovellia sanguinea. L’arrossamento avveniva in genere d’estate, quando le temperature erano più alte. Probabilmente il fenomeno ha smesso di verificarsi perché l’acqua ha perso il nutrimento necessario alla sussistenza di quell’alga. Ma rosso o blu o verde, il Lago di Tovel non ha perso il lustro. Non a caso, quell’acqua di cristallo nulla ha da invidiare ai paradisi caraibici. Anzi, in questo caso vi è il valore aggiunto dell’aria di montagna e del maestoso Parco Adamello Brenta che lo incornicia.
(Fonti fotografiche: archivio privato di Francesca Arcuri)