Selezionato dalla Ferrero per celebrare la bella penisola, l’Arco Magno di San Nicola Arcella rappresenterà la Calabria per la griffata edizione limitata di uno dei suoi prodotti simbolo: la Nutella.
La crema spalmabile per eccellenza sceglie questo edonistico angolo di paradiso per raccontare la regione lambita dall’acqua turchese e carezzata dalla calda brezza del Libeccio. La perla della Riviera dei Cedri sarà uno dei trenta abiti che dal mese di ottobre vestiranno la famosissima crema. Glorificando, così, l’italianità con una delle sue più prestigiose virtù: la raffinata arte culinaria.
Arco Magno: meta prediletta di un turismo privilegiato
Regina indiscussa di tutte le classifiche edificate intorno ai luoghi più suggestivi della Calabria e bandiera blu 2020. La spiaggetta dell’Arco Magno a San Nicola Arcella si conferma ancora una volta meta privilegiata di chi sceglie l’alto tirreno cosentino. Destinazione vagheggiata tanto dal turista, quanto dal viaggiatore, la paradisiaca distesa di sabbia bianca è in grado di soddisfare qualsivoglia esigenza.
Il vacanziero si inebria del fascino mozzafiato che cosparge i suoi panorami e si diverte tra i locali della costa. Il viaggiatore, d’altro canto, salpa in avanscoperta del mirifico fondale e della rigogliosa vegetazione che cinge la baia. Stretto tra la morsa dalle vicine Scalea e Praia a Mare, il caratteristico borgo marinaro costituisce il principio della fascinosa Riviera dei Cedri.
Perla della Riviera dei Cedri
Rappresenta la genesi di un tratto di costa tempestato da alberi di cedro, il prezioso agrume caratteristico della macchia mediterranea. L’esotico frutto ovato e globoso, che tira su l’ancora in Asia per lanciarla nei mari del profondo Sud, gronda di proprietà essenziali. Utilizzato tanto in cucina, quanto in cosmetica, l’acidulo agrume oltrepassa i confini nazionali per acquistare notorietà in tutto il mondo.
E la sua eccezionalità è cara alla comunità ebraica, che ne coltiva una delle varietà. Il cedro giudaico, simile a quello calabrese per forma e sapore, coltivato nel mediorientale Stato israelita, diventa l’emblema della cerimonia del Sukkot. La festa ebraica, canova di memoria del biblico viaggio del popolo d’Israele verso la terra promessa, glorifica l’acre frutto. L’ingrediente speciale dell’ortodossa commemorazione deve essere impeccabile e privo di imperfezioni. Per questa ragione, durante il mese di settembre, tra le colture della Riviera, è facile imbattersi in lunghe barbe e mediorientali kippah alla ricerca del cedro perfetto.
Il borgo marinaro di San Nicola Arcella
Arroccato su un dirupo scosceso che si tuffa a strapiombo nelle acque cristalline, dall’alto dei suoi 110 metri di altitudine, il borgo marinaro padroneggia il golfo di Policastro.
Chilometri di costa frastagliata, tra baie e calanche incastonate nella roccia, si affacciano sulla costa campana e su quella lucana. Il golfo che blandisce tre litorali regala panorami che tolgono il respiro. Le radici della ridente borgata vanno frugate tra le trame della storia locale, permeata da leggendarie battaglie e scandita da impetuose incursioni saracene. All’attracco del primo gonfalone corsaro, il popolo dei Lavinium – proveniente dall’antica città fondata da Enea e insediatosi a Scalea – trova rifugio tra le colline. Qui fonda un illibato nucleo abitato, al riparo dagli estirpatori dalla pelle mora. Il neonato San Nicola dei Bulgari viene presto ribattezzato San Nicola Arcella.
Apostrofando il valore storiografico dell’ Arx dalla quale si origina il borgo di pescatori e contadini. Ancora oggi, tra i suoi caratteristici vicoletti, si respira l’odore del mare mischiato al passato. Il perpetuo fluire del tempo non ne ha affatto scalfito l’antica bellezza, cementata tra le sue lise piazze, tra i panni asciugati al sole e il dolciastro profumo di agave.
L’isolotto lambito dall’acqua turchese e vorticosa
Poco distante dalla terraferma, dirimpetto alla costa di Capo d’Arena, riposa come un titanico colosso, l’isola di Dino. Teste di battaglie cagionate da pirati e condottieri per assicurarsene il dominio, l’isolotto deve il mitologico nome nientemeno che alla dea della bellezza.
A Venere, nume dell’eros e della fertilità, venne consacrato un mausoleo corroso dal tempo e dimenticato dagli uomini. Il termine, di etimo greco (dina), rimarcherebbe l’impetuoso temperamento delle acque che lo contornano, traducendosi con vortice, tempesta. Dopo il dominio dei turchi e la resistenza degli aietani, l’eco della sua singolare avvenenza raggiunge la carta nautica dell’ammiraglio William Sidney Smith, a capo della flotta anglo-borbonica. La fronda edificata per contrastare l’avanzata napoleonica si sgretola però tra le mani del generale Murat, il quale riesce ad arrogarsi l’egemonia dell’isolotto.
Supremazia palpata da innumerevoli mani prima di giungere nelle tasche del commendator Agnelli. Dopo un brevissimo intermezzo durante il quale, divelto il contratto con l’amministratore delegato della Fiat, il demanio è passato al comune, oggi l’isola appartiene all’imprenditore partenopeo Domenico Palumbo.
La straordinaria bellezza dell’Arco Magno
Chinata alle pendici di San Nicola Arcella, la spiaggia dell’Arco Magno regala uno scenario da copertina. Dimentichiamo le sconfinate distese di sabbia scura sommerse da ombrelloni. E scordiamoci pure i litorali tempestati da pub e chiringuiti. La baia di Enea, così come di rado viene definita la spiaggia dell’Arco magno, è un piccolo angolo di paradiso lontano dai riflettori tipici delle riviere sciupate dal turismo di massa.
Conosciuta ormai anche oltreoceano, ben preserva l’incontaminato paesaggio circostante, rimanendo estranea ai mostri di cemento usurpatori di bellezza di molte spiagge italiane. Lo conferma l’ostico tragitto da percorrere per raggiungerla, costituito da un improbo e ripido sentiero scavato nella roccia. Scarpe comode e un po’ di pazienza saranno essenziali per sopraggiungere a destinazione. Una volta arrivati, però, lo spettacolo astante ripagherà la fatica. Davanti agli occhi una laguna naturale, che ad osservarla bene pare proprio una luna crescente. Un astro cromato dalle sfumature che percorrono il blu in tutte le sue tonalità, dal cobalto all’acquamarina. A rendere ancora più straordinario questo ermo, minuscolo angolo di Calabria, dalle acque antistanti emerge un imponente sperone di roccia posto a vedetta dell’insenatura.
E infatti, l’incantevole conca è conosciuta anche come Grotta dei Saraceni, in memoria della resistenza armeggiata allo storico attracco dei predoni arabi. Oggi l’Arco Magno rimane uno dei luoghi più rinomati, poetici e frequentati della bella regione baciata dal sole. Un monolite dalla volta tanto ampia da poter consentire il passaggio di barchette e avventurosi nuotatori che raggiunge il massimo splendore nel momento in cui la stella incandescente si tuffa in acqua.