Si chiamava proprio così: “tipo gigante con doppio rubinetto“. Un nome lungo, lunghissimo, per indicare un aggeggio rivoluzionario. Ad inventarla fu, il 19 novembre 1901, Luigi Bezzera. O meglio: Bezzera migliorò il progetto di Angelo Moriondo che, datato 1884, fu mostrato all’Esposizione Generale del 1884 al Valentino senza mai entrare in commercio. Ma qual è la vera storia della “tipo gigante con doppio rubinetto” o, per meglio dire, della macchina per il caffè espresso? Scopriamolo insieme.

Macchina per il caffè espresso - un caffè espresso (Pixabay)

L’invenzione di Angelo Moriondo

Quella del caffè espresso è una storia che comincia da lontano. Una storia che si origina dal caffè istantanteo, inventato dall’imprenditore torinese classe 1851 Angelo Moriondo. Impegnato nel campo alberghiero (suoi erano  il Grand-Hotel Ligure di piazza Carlo San Felice e l’American Bar di via Roma), Moriondo ideò una macchina capace di offrire caffè istantaneo: in questo modo avrebbe potuto soddisfare i suoi clienti, sempre più di fretta e pieni d’impegni. La presentò all’Esposizione Generale che, nel 1884, si tenne nel torinese Parco del Valentino.

Macchina per il caffè espresso - La Brasiliana, la seconda macchina brevettata da Angelo Moriondo (Wikipedia)

In rame e bronzo, quella macchina a forma di campana era davvero rivoluzionaria: la sua caldaia era dotata di controllo per il livello dell’acqua e la pressione di vapore, aveva una valvola di sicurezza e una maniglia porta-filtro con attacco di fissaggio rapido. Successivamente Moriondo perfezionò quell’invenzione e progettò “La Brasiliana“, un’evoluzione della sua prima macchina per il caffè istantaneo. Tuttavia, non diede mai vita ad una produzione industriale.

La macchina per il caffè espresso di Luigi Bezzera

Il caffè istantaneo è però ben diverso dal caffè espresso: la macchina per produrre l’espresso consentiva di avere il caffè in forma di bevanda, cremoso e puro. Un vero e proprio simbolo, dell’Italia e dello stile di vita italiano. A brevettarla fu, nel 1901, il milanese Luigi Bezzera. Fu lui ad ideare la macchina “tipo gigante con doppio rubinetto“, presentata alla prima Fiera Internazionale di Milano il cui brevetto fu poi acquistato da Desiderio Pavoni della ditta La Pavoni. Tuttavia, le prime macchine avevano qualche “problemino”, e causarono anche qualche piccolo incidente. Tutto cambiò quando Achille Gaggia, nel 1938, introdusse un sistema di pistoni che spingono l’acqua ad alte temperature attraverso la polvere di caffè: nacque in quel momento la prima macchina a pressione per il caffè espresso. Quando Gaggia incontrò Antonio Cremonese, proprietario di un bar a Milano, cominciarono a collaborare. Insieme, brevettarono il “rubinetto a stantuffo per macchina da caffè espresso”. La macchina, successivamente e nuovamente migliorata, entrò in una produzione di serie. E tutto il resto è storia.

Macchina per il caffè espresso - Una macchina moderna (Pixabay)

L‘espresso è oggi simbolo d’italianità. Lo si trova in tutto il mondo, è imitato (senza successo) ed è la fonte d’energia delle nostre giornate. Tecnicamente, lo si ottiene percolando acqua calda sotto pressione (9 atmosfere) per circa 25 secondi: l’acqua passa attraverso 7-9 grammi di caffè tostato, macinato e pressato, sino a quando la pressione si esaurisce e fuoriesce la bevanda a pressione atmosferica. La tazzina perfetta in cui servire l’espresso ha una forma conica e uno spessore importante: solo così si può osservare la quantità versata e tenere costante la temperatura del caffè. Inoltre, deve essere “riscaldata”: un buon bar terrà le sue tazzine sopra la macchina, coperte da un tovagliolo. Un sinonimo di garanzia, per i cultori dell’espresso.

Macchina per il caffè espresso: tutto inizia il 19 novembre 1901 ultima modifica: 2020-11-19T09:00:00+01:00 da Laura Alberti

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