Questa non è semplice solidarietà: è la volontà di un giovane di fare qualcosa di buono e utile per gli altri. Come la sua è stata una storia di riscatto e conquiste, anche il gesto che ha fatto è diventato significativo. Simbolico e importante tanto da valergli la nomina di Cavaliere della Repubblica dal presidente Sergio Mattarella. È la storia del rider Mahmoud, 35 anni, nato in Libano, che vive in Italia guadagnando mille euro al mese. Ma ne ha spesi la metà per comprare delle mascherine per chi ne avesse bisogno. E mentre in Italia siamo tutti alle prese con la nuova Fase e proviamo a ricostruire la nostra quotidianità, questi esempi di vita ci riportano indietro di qualche settimana. Affinché non si dimentichi ciò che abbiamo passato, e servano da stimolo per essere più forti.
La storia del rider Mahmoud, un’esperienza significativa
Mahmoud Lufti Ghuniem è stato insignito dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella dell’onorificenza di Cavaliere al merito della Repubblica. La scelta è caduta su di lui, insieme ad altre 56 persone, perché hanno fatto qualcosa di significativo in Italia durante il periodo dell’emergenza dovuta al Covid 19. Vive e lavora a Torino, guadagna poco ma quel poco gli è bastato per fare qualcosa. Un giorno è andato alla Croce rossa per donare mille mascherine che aveva comprato. “Ho speso 500 euro per acquistare le mascherine – ha raccontato al quotidiano Open –. Volevo fare qualcosa per il mio Paese, per l’Italia che mi ha accolto a braccia aperte quando sono arrivato nel 2012, anche se ancora non ho ottenuto la cittadinanza.” Quell’Italia che considera la sua famiglia, casa sua.
Un gesto solidale: la storia del rider Mahmoud sia da esempio
Il suo legame con l’Italia è forte, ha spiegato il trentacinquenne. Un Paese nel quale si è sentito accolto, e amato. Non sono mancati momenti difficili nella storia del rider Mahmoud. Ma adesso ha un sogno che spera di poter presto realizzare. “Sono contento che abbiamo superato questo difficile periodo – ha spiegato –. Io ho fatto la mia parte, mi sono messo in quarantena e ho cominciato a lavorare da metà maggio. Rischiavo di rimanere senza un euro? Beh, sì, ma la salute è più importante del lavoro e dei soldi”.
Ha raggiunto l’Italia qualche anno fa e non si è mai fermato
Mahmoud è arrivato in Italia nel 2012. Per un periodo ha vissuto a Brindisi, dove purtroppo dice di essere stato trattato come uno schiavo. Ha fatto tanti mestieri: il muratore, il gommista e il pizzaiolo. “A Brindisi, dove facevo il muratore – ha rivelato – il mio capo mi trattava come uno schiavo, non riuscivo a fare niente. Non potevo andare avanti così. Ero stanco di lavorare con chi mi ordinava cosa fare e, soprattutto, con chi pretendeva che facessi più ore rispetto a quelle del mio contratto. E così grazie a un mio amico, prima mi sono licenziato, poi sono arrivato a Torino.”
Il lavoro di rider a Torino ma il sogno di fare l’infermiere
Per adesso Mahmoud lavora come rider, fa le consegne per un’azienda che si occupa di gastronomia. Ma il sogno della sua vita è un altro. “Tornare a fare l’infermiere, il lavoro che svolgevo nel mio Paese – ha aggiunto -. Certo, so bene che qui non sarà facile visto che prima dovrei completare le scuole superiori e poi iscrivermi all’università. Ma ci proverò, quando sarà possibile, quando avrò le condizioni economiche per farlo”. E Mahmoud adesso Cavaliere della Repubblica sogna anche di costruirsi una vita più solida non solo a livello lavorativo: acquistare una casa in Italia e non lasciare mai il Paese.
L’esempio di Mahmoud è simile a quello di molti altri italiani che dinanzi all’emergenza non si sono fermati. Hanno continuato a lavorare, con molte difficoltà, ma anche con determinazione. Piccole storie di grandi uomini che fanno bene al nostro Paese.