Tra le eccellenze della penisola italiana il vino occupa certamente un posto di rilievo. Delle tante varietà di vitigni coltivati in Italia, il Nero D’Avola vanta una storia antica, che trova il proprio albore nella colonizzazione greca in Sicilia.
Non ci si deve lasciar ingannare dal nome. Nell’ottocento iniziò a diffondersi come sinonimo di Nero D’Avola: Calabrese. Questo nome fu infatti scelto per ovviare alla richiesta di vini provenienti dalla Calabria da parte dei produttori francesi. Questi ultimi sceglievano gli intensi prodotti calabri per dar corpo ai propri rossi autoctoni.
Il nome calabrese pare derivi dal termine dialettale calaulisi o calarvisi. È formato dalle parole con le radici calau e aula, che indicavano la provenienza dell’uva dalla città di Avola. Difatti, l’importazione del vitigno è da considerarsi risalente all’epoca della colonizzazione greca. In particolare alle contrade di Noto e Pachino, luoghi originari di coltivazione del frutto.
La tradizionale forma ad alberello e le necessità climatiche per una crescita rigogliosa, trovarono in Sicilia un clima secco e ventilato adatto al Nero D’Avola. Questo grazie anche alla presenza dei monti Iblei e della brezza marina poco distante.
Nero D’Avola, un’evoluzione di qualità
Nel corso degli anni il vitigno Nero D’Avola ha affrontato diverse trasformazioni, alla ricerca di un miglioramento nella qualità del prodotto e all’insegna del cambiamento nei metodi di produzione.
Da semplice vino da taglio, il Nero D’Avola si è imposto come uno dei vini rossi siciliani più pregiati, grazie ad un’attenta selezione in vigna che ha comportato basse rese ma qualità di gran lunga maggiore.
Unendo alla tradizionale intensità e struttura, il Nero D’Avola è il risultato di una produzione di qualità senza pari, figurando tra i vini siciliani che possono vantare la Denominazione di Origine Controllata e garantita (DOCG), la Denominazione di Origine Controllata (D.O.C.) e l’Indicazione Geografica tipica (IGT).
Il grado alcolico e gli accostamenti
Il vino, coltivato nel siracusano tra Avola, Eloro, Noto e Pachino, ha da sempre una resa di uva ad alta gradazione zuccherina, facendolo giungere con facilità oltre i 15 gradi alcolici. Le nuove tecniche di allevamento hanno offerto la possibilità di abbassare il contenuto di zucchero, aumentando di conseguenza l’acidità dell’uva.
Il chicco, di grandezza media e dal colore blu intenso, presenta una buccia sottile e predilige terreni poveri e ricchi di calcare, che donano vini con maggior concentrazione d’aromi.
Per questo, all’olfatto, il Nero D’Avola si presenta come molto intenso, con aromi fruttati di amarena, prugna e more. Se viene affinato in botti di legno, il vino si arricchisce di profumi come spezie, cuoio, liquirizia e cannella.
Dal colore rosso rubino intenso, brillante e con riflessi violacei, il Nero d’Avola è specialmente indicato per accompagnare i piatti tipici della tradizione siciliana come carni rosse e bianche, mentre le versioni più giovani e fresche possono azzardare l’accostamento al tonno, altro prodotto d’eccezione in Sicilia.
Tra i produttori più famosi infine, impossibile non citare il Sicilia Nero d’Avola IGT Cembali di Baglio di Pianetto e il Sicilia Nero d’Avola IGT Versace di Feudi del Pisciotto, accompagnati da altri vitigni presenti da tempo in tutta l’isola.