Siamo soli nell’Universo? Una domanda che l’uomo si pone da secoli, e che ancora oggi non ha trovato risposta. Difficile comunque pensare di essere l’unica forma di vita in tutto lo spazio, quindi forse è più giusto chiedersi dove altro sia la vita. Da decenni flotte di satelliti e osservatori stanno analizzando ogni angolo possibile alla ricerca di quei pianeti adatti ad ospitare altri esseri viventi. E tra questi si aggiungerà presto Plato, il cacciatore di pianeti realizzato dall’Ente Spaziale Europeo (ESA). Un progetto che vede l’Italia in prima linea, proprio come il razzo Vega.

Gli occhi di Plato

Ma chi o cos’è Plato? Si tratta di un telescopio spaziale che avrà un compito tanto semplice quanto importante: trovare altre forme di vita nell’Universo. Il nome Plato deriva infatti dall’acronimo PLAnetary Transit and Oscillations of stars, e sarà in orbita nel 2026. Durante lo scorso Science Program Committee tenutosi a Madrid, l’ESA ha dato il via ufficiale alla missione. Si è passati quindi dal progetto alla fase finale, con l’Italia in primo piano. I 26 occhi di Plato portano infatti la firma dell’Istituto Nazionale di Astrofisica di Padova, Catania e Milano. La loro costruzione sarà invece affidata ai laboratori della Leonardo di Firenze. Oltre agli strumenti ottici, l’Italia contribuirà al controllo degli strumenti di bordo con Kayser Italia. L’ASI (Agenzia Spaziale Italiana) curerà alcuni aspetti della missione da terra. Infine l’Università di Padova fornirà il catalogo di stelle da osservare. Insomma, tanta Italia in questo Plato!

plato

Gli esopianeti

Sempre più spesso sentiamo parlare di esopianeti. Ma cosa sono? Sono semplicemente tutti quei corpi celesti che si trovano fuori dal Sistema Solare. Il primo a teorizzare l’esistenza di pianeti extrasolari fu Isaac Newton nel 1773. Tuttavia la conferma della loro esistenza risale al 1992 quando due scienziati trovarono alcuni corpi esterni ruotare attorno ad un’altra stella. Da allora ne sono stati scoperti migliaia, molti dei quali idonei ad ospitare la vita. Gli ultimi sono stati quelli del Sistema Trappist-1, individuati nel febbraio 2017 dall’Università di Liegi, in Belgio (da qui il nome Trappist, che rimanda alla birra tipica belga). Un sistema con sette pianeti, due dei quali con le condizioni adatte alla vita. Purtroppo la loro distanza (40 anni luce) difficilmente ci permetterà di mettere piede su quei pianeti. Non resta quindi che cercarne di più vicini. Un compito che vedrà impegnato anche Plato, il cacciatore di pianeti

Plato: il cacciatore di pianeti con occhi italiani ultima modifica: 2017-07-03T07:32:06+02:00 da Gabriele Roberti

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