È tra i luoghi più belli dell’intera Lombardia, Sabbioneta. È bella perché è unica, e perché custodisce un sogno. Il suo nome deriva dalla sabbia, i depositi alluvionali che il Po e l’Oglio si lasciano alle spalle. Qui, in questo luogo al tempo bonificato, Vespasiano Gonzaga Colonna volle costruire la sua “città ideale“. Una città che, appartenente ai Borghi più belli d’Italia, è oggi tutelata dall’UNESCO. E che, il sogno che le diede vita, ancora lo racconta. Nella sua eccezionalità urbana, artistica ed architettonica, in quel suo aspetto rinascimentale, e nella perfezione dei suoi edifici.
La storia di Sabbioneta
La storia di Sabbioneta, per la verità, comincia ben prima dei Gonzaga. Fu un primitivo insediamento romano, e un oppidum bizantino. Un castrum carolingio, e la corte medievale del vescovo di Parma. Fu contesta dai cremonesi, posseduta dai Bonacolsi. Fino a quando, nel 1428, arrivò ai Gonzaga (marchesi di Mantova). A cambiarle il destino fu proprio un Gonzaga, Vespasiano, che la ereditò nel 1544 e che ne fece la sua “città ideale”. Un concetto di stampo rinascimentale, qui trasformato in esperimento d’architettura. Una città a misura d’uomo, nata in un luogo di paludi e diventata scrigno di bellezza vera.
Le forme, le proporzioni e le misure di Sabbionera hanno una bellezza alchemica: pare che, l’intera città, sia costruita sui numeri 6 e 12. Lo rivelerebbero le mura esagonali, ma anche il significato cosmologico del sole allo zenit quando entra in Palazzo Ducale il 6 dicembre (giorno in cui Vespaniano nacque). Ma c’è anche chi ama chiamarla “piccola Roma”, perché il Gonzaga prese a modello proprio le città romane. Peraltro, Sabbioneta non fu il suo primo progetto. Come vicerà di Navarra aveva già progettato la spagnola Pamplona, ma scelsa la sua terra natale per dar vita ad un’ambiziosa città-stato ideale.
Monumenti e prodotti tipici d’un borgo “ideale”
Varcando Porta Vittoria, si entra subito in quel sogno chiamato Sabbioneta. Si gira in via dei Serviti, s’arriva alla chiesa dell’Incoronata col mausoleo di Vespasiano e si prosegue fino a Piazza Ducale. Qui s’ammirano il Palazzetto del Cavalleggero e la chiesa dell’Assunta con le sue decorazioni rocaille, il palazzo della Ragione e il palazzo Ducale (da cui Vespasiano cominciò a tracciare la sua città). Impossibile non visitarlo, con le sue statue e coi soffitti decorati. Tra gli altri edifici meritano una sosta la chiesa di San Rocco e la sinagoga con stucchi di Pietro Bolla, il teatro all’Antico (primo teatro stabile d’Europa) e la villa suburbana di Vespasiano, palazzo Giardino. Qui la Galleria degli Antichi – nata per ospitare la collezione di marmi antichi del duca, visibili oggi al Palazzo Ducale di Mantova – coi suoi 96 metri è la seconda galleria più lunga d’Italia dopo quella degli Uffizi.
Dopo una visita a Sabbioneta, l’ideale conclusione è sedersi al tavolo d’una trattoria tipica per gustare la tradizione mantovana. Tre sono i piatti che proprio non possono mancare: i sorbir d’agnoli (agnolini in brodo di carne), i tortelli di zucca e lo stracotto d’asino, da innaffiare con un bicchiere di Lambrusco di Sabbioneta IGT. Mentre, per portarsi a casa un po’ di dolcezza, il perfetto souvenir sono i filòs, biscotti con strutto e menta, e la torta sbrisolona con nocciole al posto delle mandorle e farina di grano duro.
Fonte fotografia in evidenza: Veduta del Palazzo Ducale – credit Laurom – CC BY-SA 4.0