Uno splendido palazzo veneziano rinasce a nuova vita. Palazzo Vendramin Grimani nel Settecento era l’abitazione del doge Pietro Grimani, uomo di grandissima cultura che lo aveva trasformato in un importante salotto frequentato da architetti, poeti, scienziati e filosofi. D’altra parte, prima di diventare doge Pietro Grimani era stato ambasciatore d’Inghilterra, aveva conosciuto Isaac Newton, era stato socio onorario della Royal Society ed aveva respirato e assimilato profondamente l’atmosfera illuministica di quegli anni. Ridare vita e anima al palazzo è il principio che ha ispirato la Fondazione dell’Albero d’Oro, protagonista dell’ultima risistemazione di questa splendida dimora cinquecentesca, affacciata sul Canal Grande, per metterla a disposizione della città. Ma anche per farne un luogo di ricerca e di studio, sulle orme di quelli che erano stati gli intenti del doge Grimani. E su questa scia, riannodare i legami storici e artistici che hanno da sempre connesso Venezia col resto del mondo.
Viaggio nella storia di un palazzo che nasce come una casa fondaco dalle antiche forme bizantine che ancora oggi possiamo individuare nella famosa pianta prospettica di Venezia di Jacopo de Barbari. Nel Quattrocento il palazzo apparteneva al doge Andrea Vendramin che ne era il proprietario ma non vi abitava. Nel Cinquecento assume l’attuale aspetto rinascimentale. Con la facciata di grande equilibrio formale, rivestita di bianca pietra d’Istria e arricchita con dettagli di prezioso marmo colorato. In quegli anni il palazzo è ancora dei Vendramin.
Successivamente, in assenza di eredi maschi, Elisabetta pronipote del doge Andrea sposa un Grimani di San Polo. Il quale, per distinguersi dagli altri rami della famiglia, dalla metà del Seicento diventa Grimani dell’Albero d’Oro. In virtù della purezza di questo casato che era giunto a Venezia nel XIII secolo. Il Settecento è il secolo del già citato doge Pietro Grimani. L’Ottocento il secolo che segnerà la fine del ramo Grimani dell’Albero d’Oro col matrimonio dell’ultima erede Maria Carolina Grimani Giustinian con Andrea Marcello.
Dopo due anni di restauro un percorso espositivo che racconta il palazzo e la storia delle sue famiglie
Palazzo Vendramin Grimani (che ha mantenuto comunque il nome degli antichi proprietari) resta di proprietà dei Marcello fino al 1969. Poi lo acquista la famiglia Sorlini di Brescia che si fa carico di un importante restauro. Nel 2018 il palazzo passa ad una finanziaria che lo affida alla Fondazione dell’Albero d’Oro, fedele ed evocativa, nel nome, di quei Grimani del ramo di San Polo. Un omaggio alla prestigiosa famiglia veneziana.
La Fondazione, dopo due anni di restauro, lo apre al pubblico proprio in questi giorni. Con un percorso espositivo che racconta il palazzo e i suoi personaggi. Degli antichi arredi e delle preziose collezioni che contraddistinguevano la famiglia Grimani molto è andato disperso, ma proprio nello spirito che le era proprio, la Fondazione dell’Albero d’Oro si è prefissa l’obiettivo di far rivivere nelle stanze del palazzo l’antica vocazione collezionistica delle grandi famiglie che lo hanno abitato.
Dagli arazzi ai dipinti d’epoca ai ventagli, nel segno del collezionismo che ha contraddistinto la famiglia Grimani
Da campo San Polo, nel cuore di Venezia, alla scoperta di questo straordinario palazzo rinascimentale che si raggiunge percorrendo una calle stretta e un po’ tortuosa. Fino all’androne del pianoterra dove sono esposte le foto dell’artista veneziano Ugo Carmeni che con il suo obiettivo ha riletto in termini macroscopici alcuni particolari della facciata cinquecentesca. Spettacolari, al primo piano nobile del palazzo, i grandiosi arazzi francesi messi a disposizione della Fondazione da un collezionista privato.
Nella Sala del Doge si trova una selezione di dipinti appartenuti alla collezione Grimani Marcello. Dipinti che, seppur temporaneamente, sono tornati a casa. La Sala dell’Aurora presenta alcune opere pittoriche provenienti da una collezione privata veneziana. Straordinario lo spettacolo nella Sala dei Ventagli, impreziosita e letteralmente tappezzata da “infiniti” ventagli europei e orientali. Ventagli di diversi formati, epoche e materiali: avorio, madreperla, tartaruga, osso o legni pregiati che sostengono pizzi e sete dipinte. Per gli amanti del genere, e non solo, una vera meraviglia. Anche i ventagli appartengono ad una collezione privata veneziana. Dipinti e gruppi scultorei arricchiscono la Sala dei Quadri.
La Fondazione dell’Albero d’Oro parte dall’arte contemporanea per costruire la propria collezione
La visita si conclude con un tocco di contemporaneità: i grandi acquarelli dell’artista bretone Yvan Salomone. E un mosaico di fotografie di Patrick Tourneboeuf che immortala la metamorfosi dell’edificio durante e dopo il restauro. E’ la prima commissione della Fondazione che costruirà nel tempo anche la propria collezione.
Inedito ed eclettico il percorso espositivo proposto. Alla scoperta della storia del palazzo, delle famiglie che lo hanno abitato per sei secoli e dei recenti interventi di restauro. Se i Grimani dell’Albero d’Oro furono raffinati collezionisti e importanti committenti di opere architettoniche, scultoree e pittoriche, l’attuale Fondazione dell’Albero d’Oro, istituzione culturale senza fini di lucro che raccoglie imprenditori e professionisti francesi e veneziani, vuole ricordarli non solo con il nome ma anche con il proposito di ricomporre – in omaggio ai grandi collezionisti della famiglia Grimani – buona parte delle collezioni disperse. Il palazzo sarà aperto con visite guidate gratuite, su prenotazione, dal 24 maggio al 6 giugno. Dal 7 giugno sarà aperto al pubblico sempre su prenotazione con visite guidate dal giovedì alla domenica.
(ph credit: Fondazione dell’Albero d’Oro)