A Cernobio, in provincia di Como, contornata da un semplice giardino, si affaccia sulla moderna strada cittadina. Come  fosse inconsapevole della bellezza che la distingue dalle strutture coeve. Eppure Villa Bernasconi non sfugge allo sguardo. Piuttosto lo cattura lasciando che lo spettatore si perda nella ricca decorazione dei suoi profili.

Villa Bernasconi, eccellenza liberty

Costruita nei primi del ‘900 per volontà di Davide Bernasconi che affidò il progetto all’architetto Alfredo Campanini. La villa, che doveva certo distinguersi già all’epoca, nasce come “casa della moda”. Dimora dell’ingegnosa personalità del suo proprietario. Il Bernasconi fu infatti fondatore, a fine ‘800, dell’industria tessile serica di Cernobbio. L’abitazione si inseriva all’interno di un villaggio operaio, modello che rifletteva la mentalità imprenditoriale del periodo. Quello del paternalismo industriale, in cui anche l’organizzazione architettonica degli spazi esplicitava l’idea aziendale. Nella “cittadella della seta” non mancava nulla. C’erano le case operaie, le villette per dirigenti e quadri, l’asilo per i figli dei dipendenti.

Villa Bernasconi, dimora liberty di Cernobbio
Villa Bernasconi, Cernobbio – Dario Crespi / CC BY-SA (https://creativecommons.org/licenses/by-sa/4.0)

Lo stretto legame con la produzione serica si trova ancora oggi esplicitato sui profili esterni della casa. Nei suoi decori cementizi è rappresentato il ciclo vitale del baco da seta. Risaltano foglie di gelso tra le quali fanno capolino i frutti, e le mute del bombix mori sino alla trasformazione in farfalla. È con questo apparato decorativo che la villa costituisce un unicum nel suo genere. Un liberty ricercato nei contenuti, che crea un fil rouge con la storia della famiglia e del territorio. Completano il tutto i prospetti architettonici capaci di donare dinamicità, sinuosità e accoglienza. E ancora, i capolavori del celeberrimo artista del ferro battuto Alessandro Mazzucotelli.

La casa-museo  

L’inevitabile tramonto delle industrie tessili portò alla trasformazione delle stesse. Alle volte con cambi di destinazione e nuovi usi. La villa rimase dei Bernasconi fino al 1955 per poi essere venduta ad una società di trasporti urbani che a sua volta l’affittò alla Guardia di Finanza. Nel 1989 l’edificio fu acquistato dal Comune per una cifra che oggi ci appare contenuta. I restauri per il recupero dello splendore della villa sono piuttosto recenti. Si conclusero infatti nel 2013 a seguito di otto anni di lavori. Viene grazie a questi sforzi restituita l’immagine di una singolare dimora liberty, di impatto altamente comunicativo.

Villa Bernasconi, dettaglio della decorazione cementizia nella quale è rappresentato il ciclo vitale del baco da seta
Decorazione cementizia rappresentativa del ciclo vitale del baco da seta, Villa Bernasconi – Dario Crespi / CC BY-SA (https://creativecommons.org/licenses/by-sa/4.0)

Gli spazi interni preservano lo scalone con ferri battuti e decori cementizi, vetrate policrome e una veranda-biblioteca riccamente elaborata. Nel 2017 la casa è pronta per aprire le porte al pubblico. È questo l’anno in cui viene organizzato il museo. Abbondante di elementi multimediali tra i più particolari, come la cassettiera racconta storie, permette al visitatore di cogliere lo spirito di un tempo. Tra introduzioni storiche e testimonianze d’epoca di ex dipendenti e di membri della famiglia. Un modo per conoscere coloro che avevano vissuto quel contesto da diverse prospettive. Villa Bernasconi è certamente un’occasione da non perdere, un gioiellino che desidera narrare le proprie storie al moderno visitatore.

Villa Bernasconi, con decori di foglie di gelsi e farfalle ultima modifica: 2020-09-02T09:00:00+02:00 da Sabrina Cernuschi

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