Stefania è una delle tante persone che hanno deciso di lasciare l’Italia. La sua meta non è stata Londra, Parigi o Berlino. Dopo alcuni anni in India è finalmente approdata in Iran, una meta particolare visto il quadro politico. L’Iran è una dittatura osteggiata dal mondo occidentale, ma che ha buoni contatti con Russia, Cina e Siria.

Partiamo dall’inizio. Cos’hai lasciato a Catania e cos’hai trovato nei posti in cui sei stata?

“A Catania ho lasciato la mia famiglia, le amicizie vere e profonde, la mia quotidianità che pensavo fosse unica e insostituibile. Catania strega e ammalia ma purtroppo c’è il rischio che tu possa rimanere attaccato ad uno scoglio e farti bastare ciò che hai. Avevo come fonte minima di guadagno lo sport essendo giocatrice e allenatrice di volley. Nei nuovi posti in cui mi sono trasferita sempre grazie allo sport, sono riuscita a creare reti di contatto immediate.”

Durante questi anni ti sei trasferita in vari luoghi molto diversi tra loro. L’India per esempio è una meta molto gettonata dagli italiani e in generale da persone provenienti da tutto il mondo. Ma l’Iran è un Paese in cui non si trovano molti occidentali. Tutto sommato il Paese è controllato da una dittatura. Tu come ti trovi a vivere in Iran?

“Il salto temporale è pazzesco. Si ritorna agli anni ‘80 con sole 5 ore di volo diretto Roma-Teheran. L’amore per l’ Italia e per gli italiani è percepibile. L’unica cosa che un po’ pesa ma è superabile è questo integralismo con l’ obbligo dell’ hijab che indosso con discreta disinvoltura. Scivola spesso e ho sempre la sensazione di essere come Merylin Monroe quando le si alza la gonna. Resta il fatto che sono la versione più coperta di me degli ultimi 33 anni e ho sempre il dubbio di dover coprire di più. Un altro piccolo problema è la comunicazione. Faccio del mio meglio cercando di imparare il farsi, che è il persiano moderno. Il risultato è la nascita del farsinglish misto ad un mimare siciliano.”

Vivendo in molti posti diversi a volte capita di sentirsi apolidi. Per alcuni non è un problema perché si sentono cittadini del mondo, un mondo in cui i confini geografici non hanno più importanza. Dall’altro lato c’è anche chi sente il desiderio di ritrovare le proprie radici, la propria cultura. Tu come ti senti?

“Ho la fortuna di avere radici ben salde perché sono andata via a 26 anni da casa, per cui non ho bisogno di ritrovarle in giro. Il mio segreto è di approfittare dei nuovi posti per imparare culture, usi, costumi, lingue, modi di mangiare, nuovi sapori. Non mi piace paragonare un luogo all’altro perché ogni esperienza è diversa e bisogna cogliere al massimo ogni singola sfumatura per dar spazio a nuove idee. L’unica cosa che mi manca in Iran è la granita con la brioches.”

Cosa consigli a chi si deve spostare in un paese lontano per lavoro o comunque per necessità?

“Ci vuole coraggio per lasciare il noto e affrontare l’ignoto. Fare una lista di pro e contro serve sempre per schiarire le idee. Appena arrivati in una nuova città è utile circondarsi di persone con cui si sta bene, che conoscono la vita locale e che ti aiutino a vivere al meglio la nuova condizione.”

Vivere in Iran. Una storia siciliana ultima modifica: 2016-11-04T10:41:56+01:00 da Andrea Castello

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