“Nonostante una lunga vita piena di difficoltà di tutti i generi, alla fine mi considero un privilegiato per il fatto di essere un artista”. Un artista, si, così si definiva lui in questa celebre frase. Ma Alberto Moravia era un artista in senso ampio, scrittore poliedrico, politico, poeta, drammaturgo, reporter di viaggio, giornalista. Nella sua lunga attività ha toccato tanti generi e vissuto “mille vite”, potremmo dire. Ma per molti giovani e non, ma comunque appassionati di letteratura, resta un grande maestro, capace di esplorare con uno stile semplice e allo stesso tempo elegante i molteplici aspetti dell’uomo del suo tempo. Uno spaccato di vita sociale che lo rendono uno degli autori più significativi della letteratura italiana.
Alberto Moravia e la sua intensa attività letteraria
Nato a Roma nel 1907, non tutti sanno che il suo vero nome era Alberto Pincherle. La sua era una famiglia benestante. Da giovanissimo fu segnato da una lunga malattia, la tubercolosi ossea, che lo allontanerà per tanto tempo dalla serenità e spensieratezza tipica della giovane età. Ma fu proprio l’impossibilità ad avere una vita sociale e quindi il lungo periodo di convalescenza, lo porteranno ad accostarsi alla scrittura. E infatti sono gli anni della stesura del suo romanzo più celebre “Gli indifferenti”. Intraprende poi tanti viaggi, all’estero e diventa autore di molti reportage. Sposa Elsa Morante nel 1941, mentre continua la sua attività letteraria, firmando le raccolte di racconti “L’amante infelice”, “L’epidemia”, il romanzo “Agostino”, illustrato da due disegni di Guttuso. Queste opere appartengono a quella che viene considerata la fase del “realismo borghese” di Moravia.
Le leggi razziali e la fuga di Alberto Moravia da Roma
Dopo l’entrata in guerra dell’Italia, Alberto Moravia scopre di essere tra le persone che i nazisti dovrebbero arrestare. Fugge allora da Roma con la moglie e si nasconde a Sant’Agata di Fondi. Nel dopoguerra continua la sua intensa attività letteraria. Pubblica su “Botteghe Oscure” la tragedia “Beatrice Cenci”, mentre diventa critico cinematografico per L’Espresso. Tra le opere più significative di questo periodo “La ciociara”, “Un mese in URSS”, “Nuovi racconti romani”. E proprio “La ciociara” è un altro dei romanzi più celebri dello scrittore. Da esso fu tratto il film omonimo girato da Vittorio De Sica con Sophia Loren a interpretare il ruolo della protagonista e che le valse il premio Oscar.
Gli anni Sessanta e il legame con Dacia Maraini
Siamo negli anni Sessanta e dopo la fine della sua relazione con Elsa Morante e qualche anno dopo si lega a Dacia Maraini, un’altra celebre scrittrice. La loro relazione durerà fino al 1978. E sono anni di amore intenso, tra due giganti della letteratura del tempo. Lei giovanissima, lui uomo maturo. Un legame solido per una coppia anticonformista.
Il teatro
Non solo grandi romanzi e racconti. Nella poliedricità della produzione letteraria di Alberto Moravia hanno un ruolo di primo piano il teatro e il cinema. Dal 1979 al 1983 è anche membro della Commissione di selezione alla Mostra del Cinema di Venezia e inviato speciale del Corriere della sera.
La politica
E poi l’impegno in politica. Infatti nel 1984 alle elezioni europee di presentò come indipendente nelle liste del Pci. Venne eletto al Parlamento Europeo, dove rimase in carica fino al 1989. Pensatore laico e illuminista, potremmo dire, la vicinanza al partito comunista per Alberto Moravia, nonché la conoscenza con le idee del marxismo furono per lui uno strumento di conoscenza.
Gli ultimi anni
Dopo la fase del Neorealismo che caratterizza la produzione matura di Moravia, tra gli anni Sessanta e Novanta si parla di “fase del pessimismo”. E’ l’ultimo periodo di produzione: i temi affrontati spaziano dall’estraneità, dalla passività di fronte all’esistenza e dell’insensatezza del vivere. Ne è testimonianza il romanzo più celebre di questo periodo “La noia”.
Alberto Moravia ricevette ben quindici candidature al Premio Nobel per la letteratura. Ma non ne vinse neanche uno. Il 26 settembre del 1990 morì nella sua casa di Roma. E’ considerato uno degli scrittori più amati e controversi del secolo scorso. La sua scrittura si ispira ad un realismo critico. I romanzi fanno una struttura ricca di intrecci e avventura, ma non sono altro che lo specchio della vita borghese. E sono queste caratteristiche, oseremmo dire, che lo rendono uno degli autori più letti del Novecento italiano.