Non è cosa rara. Si verifica con una certa frequenza, nelle cerchie di chi la musica l’ascolta davvero; di chi cerca in un brano quel bordone travolgente che invita ad un ascolto completo; o la bellezza di una linea melodica ritornellata; anche la profondità poetica che si cela dietro un singolo verso. Per tali propositi, capita di guardarsi intorno, quando le proprie opinioni sembrano essersi fuse in un apprezzamento oggettivo verso un brano poco in voga, e chiedersi: Perché le più importanti radio e le TV passano solo musica senza identità? La risposta è semplice. Tutto dipende anche dal livello culturale del popolo.
La Bellezza in Musica
Se pensate che stia insinuando che le masse popolari italiani abbiano un coefficiente culturale basso; e che la capacità di saper scindere cosa sia buona musica, e cosa non lo sia, dipenda anche dalla propria formazione culturale. Ebbene sì, l’ho appena affermato, ma posso spiegare.
Aprirò una piccola parantesi sugli aspetti soggettivi e oggettivi della bellezza, necessari affinché queste affermazioni abbiano un briciolo di senso compiuto. State pronto dunque, lettore, perché sto per dissacrare un piccolo dogma del pensare comune. Vi dirò: la bellezza è oggettiva. La bellezza è un’entità ineludibile; il tramonto, o l’alba sono manifestazioni di inerte bellezza, innegabili. Potrete sempre dire “a me non piacciono, preferisco altro”. Giusto. Ma non è possibile negarne l’autenticità. Possiamo avere delle preferenze estetiche soggettive. In materia sessuale, agli uomini può piacere il naso alla francese; alle donne può piacere l’addome scolpito. Ma sarà l’insieme degli elementi soggettivi a determinare una bellezza ineludibile, oggettiva.
Lo stesso discorso vale per la musica.
La bellezza musicale è allo stesso modo oggettiva. Si può provare una certa noia nell’ascoltare un’area, un movimento qualunque di Musica Classica; ed esclamare sonoro ” ecchèppalle!”. Giusto. Ma questa esclamazione non potrà estendersi come critica autentica del brano; perché, nonostante la noia, non si potrebbe negarne la bellezza ineludibile, per tutta una serie di aspetti, inerenti alla musica, che abbracciano la struttura armonica, lo stile, la melodia, ecc.
Il Rapporto BES
Adesso, estremizzando, perché la musica classica non è in voga quanto quella pop? Per un fatto di stucchevolezza? No. Semplicemente perché non è accessibile per tutti. E quando una cosa non è compresa subentrano due reazioni in antitesi fra loro: concentrarsi o evitare.
Un rapporto BES, datato 2014, rivela dati allarmanti rispetto al livello culturale base del popolo italiano. Dal rapporto, pare che “solo un terzo degli italiani tra i 16 e i 65 anni raggiunge un livello accettabile di competenza alfabetica mentre un altro terzo è ad un livello così basso che non è in grado di sintetizzare un’informazione scritta”. Solo un terzo, è chiaro?
Il mercato della Musica, quindi, soddisfa le esigenze di un popolo che non ne ha. Ad un popolo con simili parametri, puoi propinare un leitmotiv composto da quattro note in loop; e a quest’ultimo parrà meglio della Norma del Bellini. Perché la musica è soprattutto un fatto culturale. E sin quando il livello culturale del popolo, sarà il risultato consultabile nel rapporto BES, Giovanni Allevi sarà un pianista valente quanto Mozart; Il Volo, lirici al pari di Pavarotti o Bocelli.