D’inverno, grandi colate di ghiaccio scendono dalla roccia dei canyon simili a suggestive stalattiti. D’estate, l’acqua del torrente corre vorticosa tra strette pareti calcaree che virano dal rosso, al bianco, al grigio verde. E’ una passeggiata davvero spettacolare l’escursione ai canyon del Brent de l’Art, nella Valbelluna, al confine tra le province di Belluno e di Treviso.
E non è necessario neppure fare troppa fatica per visitare questo spettacolo della natura “costruito” dalle acque del torrente Ardo, un affluente del fiume Piave che da queste parti prende il nome dialettale di Art perché scorre in una stretta gola rocciosa. Un termine dialettale è anche Brent, che nei paesi della Valbelluna indica un corso d’acqua a regime torrentizio che scorre in fondo ad una valle molto stretta e molto profonda. Ecco perché questo affascinante ambiente naturale si chiama Brent de l’Art. Affascinante e fino ad alcuni anni fa poco conosciuto.
Una storia di milioni di anni dietro a questo spettacolo della natura
La zona non è fra le più turistiche delle montagne del bellunese. Mancano le grandi cime, ma la natura ha comunque lasciato un’importante traccia frutto di migliaia di anni di erosione da parte dell’acqua che in questo suo lavoro incessante ha portato alla luce strati di roccia formatisi milioni di anni fa. Questi strati sono caratterizzati soprattutto dal colore rosso dovuto alla presenza di quella che è conosciuta come Scaglia Rossa cretacea. Una roccia sedimentaria marina di tipo calcareo e quindi facilmente soggetta al fenomeno dell’erosione. Si è formata tra 90 e 65 milioni di anni fa.
Il suo colore rosso mattone deriva dalla presenza di ossidi di ferro, ma ai suoi fanghi si sono mescolati anche gusci fossili di invertebrati marini. Si intervallano con questo colore strati di roccia più biancastri e altri caratterizzati da argille rosse ma anche grigio-verdi. Il risultato finale di queste caratteristiche geologiche è rappresentato non solo da un effetto visivo di grande impatto ma anche dalla percezione di come il tempo abbia lavorato su queste rocce grazie all’azione erosiva dell’acqua.
Il torrente Art tra forre e strette pareti rocciose
Da migliaia di anni l’acqua dell’Art trasporta i detriti che raccoglie lungo il suo percorso. Sassi e residui vegetali si incuneano in queste gole e sbattono contro le pareti della roccia, erodendola e portando alla luce le antichissime stratificazioni che danno al Brent de l’Art le sue tipiche e straordinarie colorazioni.
Le azioni di erosione e di scavo sono partite probabilmente da una glaciazione terminata nove-diecimila anni prima di Cristo, e continuano ancora, seppur molto debolmente. In tutto questo, le acque torrentizie dell’Art che corrono insinuandosi in questi canyon sono di grande impatto visivo ma anche sonoro. Il loro rumore viene infatti amplificato dagli spazi ristretti e chiusi delle pareti rocciose in cui scorrono. Un contesto naturale di grande impatto ambientale e paesaggistico.
Ai Brent escursioni estive e invernali, ma anche semplici passeggiate
I Brent dell’Art si raggiungono partendo dal piccolo paese di Sant’Antonio Tortal del Comune di Borgo Valbelluna, in provincia di Belluno, attraverso una ripida discesa (che si percorre in una decina di minuti) fino a raggiungere il ponte Brent. Da qui si può ammirare l’imboccatura del Brent Grande in tutta la sua bellezza. Il ponte del Brent merita di essere ricordato perché è stato ricostruito in tempi recenti, dopo la grande alluvione del 1966 che lo aveva distrutto. Come ricorda la Pro Loco di Trichiana, in passato era molto usato perché indispensabile via di transito e di collegamento tra gli insediamenti abitativi della parte alta dei Comuni limitrofi di Mel e Trichiana. Anticamente il transito del ponte era soggetto a dazi. E spesso capitava che il passaggio avvenisse di notte per evitare il pagamento di queste tasse, anche nel caso di funerali.
La visita ai Brent de l’Art può essere una semplice passeggiata, prima in discesa e poi in salita. Quando si arriva giù, lo spettacolo è davvero maestoso. D’estate, accompagnati da guide alpine specializzate, c’è la possibilità di attraversarli a nuoto. D’inverno, se la temperatura è sufficientemente bassa e sempre accompagnati da guide, ci si può addentrare sul ghiaccio fino alle anse più lontane dal ponte.
(ph credit Pro Loco Trichiana)