E’ ricco di suggestioni l’antico Ghetto di Venezia. Il più antico del mondo. E’ stato fondato nel 1516 in un’area allora periferica della città dove precedentemente si trovavano delle fonderie. Di qui il suo nome, Ghetto, che probabilmente deriva da geto (in veneziano significa getto di metallo fuso, fonderia). E che poi è stato usato in tutte le lingue del mondo per indicare un luogo isolato e di grande emarginazione. In realtà la Repubblica Serenissima all’epoca non voleva dare a quest’area della città una connotazione negativa così come poi è stata recepita nel corso dei secoli. Gli ebrei per la Repubblica di Venezia erano “preziosi”. Di peso per il commercio e l’economia, come ha ben ricordato una mostra organizzata a Palazzo Ducale per i 500 anni dalla fondazione del Ghetto veneziano, nel 2016.

ghetto nuovo fb comunità ebraica
Campo del Ghetto Nuovo (crediti: Fb Comunità Ebraica Venezia)

Importanti perché rappresentavano una realtà che interagiva con la città. La scelta era stata, evidenziava l’interessante allestimento della mostra, di non cacciare gli ebrei – in anni in cui l’Europa li stava cacciando da molti Paesi – ma di mantenerli dentro il Ghetto. Con regole spesso gravose ma che consentivano comunque la libertà di culto e la protezione in caso di guerra. La Serenissima fece questa scelta di tolleranza “come il male minore”, si spiegava. Il Ghetto era un luogo per organizzare la presenza ebraica in città, e la chiusura “finì per trasformarsi anche in un’utile difesa”. Una forma “di accoglienza e contemporaneamente di sorveglianza”.

Nel Giorno della Memoria il racconto di come, nel 1516, il Senato di Venezia decretò l’istituzione del primo Ghetto

Nel Giorno della Memoria, che il 27 gennaio di ogni anno ricorda le vittime della Shoah e della persecuzione nazifascista, piace raccontare di questo luogo ricco di storia, arte, cultura e bellezza. A Venezia una piccola comunità ebraica era già presente fin dai primi secoli dell’era volgare. Fu solo nel Cinquecento però che il Senato della Repubblica, doge Leonardo Loredan, decise di istituire con decreto del 29 marzo 1516 il Ghetto. Dove, negli anni, si insediò una realtà cosmopolita perché nel Ghetto di Venezia vivevano ebrei di diverse provenienze. Quattro custodi cristiani (pagati dagli ebrei) chiudevano quest’area recintata a mezzanotte e la riaprivano al mattino. Nelle ore di chiusura due barche circolavano nel canale attorno al Ghetto per impedire fughe notturne ed eventuali violazioni delle regole.

Con la caduta della Repubblica e l’arrivo di Napoleone, nel 1797, si aprirono le porte del Ghetto più antico del mondo e decadde, per gli ebrei, l’obbligo di risiedere in quest’area.

Le cinque sinagoghe di un Ghetto molto cosmopolita

Ghetto Nuovo, Vecchio e Nuovissimo sono le tre aree che costituiscono questa piccola città nella città. Elencate in ordine di anzianità perché, nonostante il nome, il Ghetto Nuovo è più antico di quello Vecchio. Fu il primo e venne destinato alla popolazione ebraica che proveniva prevalentemente dal centro Europa. Nel 1541 il Ghetto Vecchio fu concesso agli ebrei levantini. Nel 1633 venne aggiunto anche il Ghetto Nuovissimo. La prima sinagoga di cui si ha notizia è la Scuola Grande Tedesca, a cui si aggiunsero poi la Scuola Canton, la Scuola Italiana, la Levantina e la Ponentina o Spagnola.

scuola grande tedesca e scuola canton
Facciata della Scuola Grande Tedesca e della Scuola Canton (foto crediti: Didier Descouens, CC BY-SA4.0)

Vennero costruite dai diversi gruppi etnici della comunità ebraica veneziana fra il XVI e il XVII secolo. Poco appariscenti all’esterno perché collocate su edifici preesistenti, alcune sono considerate fra le più belle d’Europa per il pregio e la particolarità dei loro interni. Ancora oggi testimoniano il valore di questo luogo. Contraddistinto, rispetto al resto della città lagunare, da case altissime. Che venivano divise in piani più bassi della norma per contenere il maggior numero possibile di persone.

La memoria della Shoah nelle opere di Arbit Blatas

Il Museo Ebraico, aperto nel 1954, si trova nell’area del Ghetto Nuovo ed è “incastonato” fra le due sinagoghe più antiche. Si tratta di un piccolo grande museo con un ricco patrimonio culturale. E’ diviso in due aree. Una è dedicata alle festività ebraiche e agli oggetti usati per la liturgia. L’altra racconta la lunga storia degli ebrei veneziani. Con approfondimenti sulla vita culturale del Ghetto e sull’editoria ebraica veneziana che è famosa in tutta Europa per le sue edizioni molto pregiate. Tra piccoli negozi, pasticcerie e ristoranti kosher, gallerie d’arte e sedi di istruzione e cultura ebraica, è una bella passeggiata quella che porta alla scoperta del Ghetto di Venezia. Le cui architetture di oggi non sono molto diverse da quelle che erano tanti anni fa.

sette bassorilievi Blatas
I bassorilievi di Arbit Blas (crediti: Adriano, CC BY-SA 3.0)

In Campo del Ghetto Nuovo sette bassorilievi di bronzo, realizzati dall’artista lituano di origini ebraiche Arbit Blatas, ricordano le vittime della deportazione nazista. Poco lontano, una lapide con i nomi dei 246 deportati veneziani è affiancata ad un’altra opera di Blatas dedicata alla Shoah. Eravamo partiti proprio da qua. Oggi, 27 gennaio, Giorno della Memoria.

(crediti foto in evidenza: Fb Comunità Ebraica Venezia)

Giorno della memoria: a Venezia il Ghetto Ebraico più antico del mondo ultima modifica: 2022-01-27T15:30:00+01:00 da Cristina Campolonghi

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