Buongiorno amici di italiani.it. Oggi ho l’onore di rivolgere qualche domanda e di presentarvi Mario Sammartino, ambasciatore d’Italia a Malta.



Lei è ambasciatore d’Italia. Essere ambasciatore significa rappresentare istituzionalmente lo Stato italiano all’estero. Questo ruolo implica anni di studi e continui trasferimenti. Lei da quanti anni svolge il suo lavoro? Quando è nata la sua passione per la carriera diplomatica?

“Sono entrato in diplomazia nel 1985, la passione è nata strada facendo. Mi era molto cara l’idea di poter viaggiare, di poter conoscere nuovi Paesi, nuovi popoli e nuove culture. Volevo farlo non con fugaci apparizioni turistiche, ma vivendo immerso in una cultura diversa dalla mia. È nata anche come stimolo intellettuale. All’Università di Milano, alla Statale, dove mi sono laureato, molto presto mi sono accorto di avere una particolare predilezione, una particolare passione, per il diritto internazionale. Questo mix mi ha fatto scattare la molla”.

Lei ha ricoperto, nella Sua carriera, dei ruoli importanti per lo Stato italiano: ambasciatore, console ed è anche stato assegnato alla Direzione generale per la Cooperazione allo sviluppo. Secondo la Sua esperienza, qual è la caratteristica più importante che deve avere un ambasciatore per svolgere al meglio la sua missione?

“È la capacità di adattarsi ad un numero incredibile, infinito, di situazioni diverse, sia dal punto di vista ambientale che professionale. Ho passato parecchio tempo della mia vita professionale dedicandomi alla cooperazione allo sviluppo, ho un certo amore per la Cooperazione allo sviluppo. Mi sono anche occupato molto di consolare. Ho fatto due volte il titolare di uffici consolari, in Germania e in Argentina che sono due realtà di grande migrazione. Ho avuto anche incarichi più prettamente politico-diplomatici e devo dire che ogni volta bisogna rimettersi in gioco, bisogna anche studiare con umiltà quelle che sono le sfide che vengono da un lavoro che è completamente diverso da quello che hai lasciato il giorno prima”.

La vita dell’ambasciatore è piena di impegni. Nel poco tempo libero che ha, cosa Le piace fare, quali sono i Suoi hobbies?

“A me piace moltissimo leggere, mi piace camminare, mi piacerebbe anche praticare la vela che è uno sport che mi affascina, purtroppo sono negato ma nonostante questo mi imbarco regolarmente. Mi piace molto frequentare le persone, soprattutto gli amici”.

Abbiamo detto che Lei rappresenta l’Italia all’Estero. Quando incontra i nostri connazionali che non vivono in Italia cosa Le chiedono? Cosa vogliono sapere dell’Italia?

“Dell’Italia mi chiedono quasi tutto. Io ho avuto il privilegio di conoscere italiani che vivono all’estero appartenenti alle più diverse classi sociali , provenienti dalle diverse regioni d’Italia, ambientati in paesi completamente diversi l’uno dall’altro. Personalmente questo mi ha arricchito notevolmente e ha rafforzato in maniera esponenziale il mio orgoglio di rappresentare un grandissimo Paese, un grandissimo popolo, ma al tempo stesso mi ha fatto confrontare con realtà molto diverse. Che cosa voglio dire? Prendo ad esempio due estremi. La Malesia dove ho vissuto per quasi cinque anni. Un paese del sud est asiatico nel quale l’emigrazione italiana è un’immigrazione recentissima ed è composta soprattutto da imprenditori, consulenti di grandi società, persone appartenenti ad un mondo relativamente benestante. Loro si aspettano dall’Italia il sostegno alle attività che svolgono, il sostegno all’affermazione della loro presenza in questi mercati che sono un po’ la nuova frontiera dell’economia italiana. Peraltro verso posso richiamare l’esperienza che ho avuto come Console in due grandi paesi di immigrazione che ho citato. In Germania, la presenza italiana è molto numerosa ed esprime tutta la gamma possibile di provenienza culturale e regionale del nostro Paese. Qui, la domanda fortissima é quella della cultura italiana, intesa in senso ampio. La cultura come espressione dell’arte figurativa, come espressione del ballo, del canto e spesso è difficile far fronte a questo tipo di domande. Naturalmente accanto a queste nobili richieste dei nostri connazionali ci sono quelle forse meno nobili che però sono molto più importanti dal punto di vista della vita quotidiana di ciascuno, i servizi consolari, i servizi di base che sono fondamentali per poter vivere in maniera dignitosa e con serenità la propria vita molto lontano dai propri confini”.

In questo momento ci troviamo a Malta. Lei dal 2017 è ambasciatore d’Italia a Malta, un Paese che ha tanti legami con l’Italia, storici, culturali ed in parte anche linguistici. Secondo Lei, quale caratteristica accomuna maggiormente il popolo italiano al popolo maltese? 

“Io credo, l’approccio alla vita, se posso esprimermi in questo modo. Italiani e maltesi hanno un percorso millenario di storia comune. Se vogliamo tornare indietro, la provincia romana è stata qui per più di 800 anni. Malta ha fatto parte, sotto la corona di Spagna, di quella entità che comprendeva tutta la nostra Italia meridionale. Durante il periodo dei Cavalieri la lingua, la cultura, l’arte italiane sono state quelle dominanti. La maggioranza degli artisti che hanno lasciato questi splendidi capolavori che oggi ammiriamo, provenivano dall’Italia o comunque lavoravano sotto la forte influenza dell’arte italiana. E ancora, l’italiano è rimasto vivo come lingua, come modello culturale di riferimento nella classe colta maltese anche durante il periodo britannico. Insomma Malta, tra i popoli del Mediterraneo che ci sono tutti vicini, é quello che forse più di tutti ha inteso questa vicinanza come una vera e propria osmosi continua di valori, di mentalità e di approccio. È quindi difficile individuare una qualità o se vogliamo anche un difetto che ci accomuni, perché sono tante le qualità e devo dire pochi i difetti sia per noi italiani si sa che per gli amici maltesi”.

Per il lavoro che svolge Lei ha avuto modo di incontrare tanti nostri connazionali nel mondo. Noi con il nostro progetto italiani.it stiamo raccogliendo, attraverso la rete, tantissime testimonianze di quanto gli italiani emigrati e i loro discendenti, siano tanto legati alla loro terra di origine. Ci sono degli episodi che più di altri l’hanno colpita in questo senso? 

“Ce ne sono tanti, me ne vengono in mente due. Uno riguarda l’Argentina. Io sono stato console d’Italia a Mar del Plata, una ridente città a sud di Buenos Aires, sul mare, dove c’è una enorme comunità di origine italiana. Ero arrivato da pochi giorni e sono stato invitato all’inaugurazione di una statua di Giuseppe Garibaldi nella piazza principale di Mar del Plata. Arrivato in questa piazza, insieme alle autorità cittadine e al sindaco, salgo sul palco e mi accorgo immediatamente, che la piazza è gremita da migliaia e migliaia di persone. Sotto di me ci sono delle persone molto avanti in età con le bandiere italiane e i vessilli delle loro associazioni, l’Associazione marinai d’italia, l’Associazione partigiani e quant’altro. Quando iniziano le note dell’inno di Mameli, mi ritrovo in questa piazza dove nessuno più fiatava per ascoltare le note dell’inno di Mameli e questi vecchietti che piangevano come fontane. Ecco, è stata una cosa che non dimenticherò mai più. L’altro episodio è totalmente diverso. Mi trovavo come Ambasciatore in Gabon, paese che sta alla fine del golfo di Guinea, nell’Africa centrale. Lí mi è capitato di incrociare una nostra connazionale, ex insegnante di matematica e fisica, che all’età di 62 o 63 anni, era partita dal suo paese in Italia con la sua jeep, era andata prima in Grecia, dalla Grecia aveva preso il traghetto ed era andata ad Alessandria d’Egitto. Da sola, donna, in età non più giovanissima aveva percorso tutta l’Africa orientale da nord a sud e stava risalendo verso occidente, aveva attraversato l’Angola dove da poco era scoppiata all’epoca un’epidemia di colera. Era venuta in ambasciata non perché avesse bisogno di chissà quale sostegno, ma perché erano tanti i visti apposti sul suo passaporto che aveva esaurito le pagine e aveva bisogno di un altro libretto. Ecco questi sono due episodi tra i tantissimi, gli innumerevoli che mi sono venuti in mente”.

Ambasciatore, la ringrazio molto per il tempo che ci ha dedicato

“Vorrei solo spendere due parole per ringraziare italiani.it per questa intervista e rivolgermi a tutti coloro che vivono a Malta per sollecitarli a venire da noi, a venire in ambasciata. L’ambasciata è una vostra amica, noi facciamo il possibile per soddisfare le vostre esigenze per rendere al meglio i nostri servizi. Qualche volta forse non ci riusciamo, siamo in pochi ma sappiamo anche di avere a che fare con una comunità molto responsabile, molto educata e mi piacerebbe che questa relazione fra di noi venisse alimentata quotidianamente”.

Italiani.it ringrazia Mario Sammartino ambasciatore d’Italia a Malta per aver concesso questa intervista
Video intervista a Mario Sammartino, ambasciatore d’Italia a Malta ultima modifica: 2019-06-02T09:25:45+02:00 da Paola Stranges

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