L’architetto e design Fabio Rotella, 57 anni, è nato a Catanzaro ma vive e lavora a Milano da molti anni. La passione per l’arte e la creatività l’ha ereditata dalla sua famiglia, dove l’estro non è mai mancato. Suo zio, Mimmo Rotella (Catanzaro 1908 – Milano 2006), fu uno dei protagonisti della scena artistica della seconda metà del XX secolo (aderì al Nouveau Réalisme e si avvicinò alla Pop Art britannica e statunitense). Questo ambiente, così ricco di stimoli, ha contribuito in maniera determinante alla sua formazione culturale e artistica.

Fabio Rotella seduto su divano

Fabio Rotella, apprezzato in Italia e all’estero

Architetto eclettico e raffinato design, Fabio Rotella realizza progetti architettonici e concettuali in Italia e all’estero (riqualificazioni di aree urbane e riconversioni industriali, progettazione di alberghi, ristoranti e ville private), disegna collezioni di arredi, complementi e sistemi di illuminazione, collabora con numerose importanti società italiane ed estere. Attraverso la sua arte porta nel mondo la creatività made in Italy, riscuotendo ovunque grandi consensi e apprezzamenti.

Interno

Formazione e collaborazioni

Laureatosi in architettura a Roma, Fabio Rotella consegue, nel 1989, un master in Industrial e Management Design presso la Domus Academy di Milano. Dal 1990 al 1995 collabora con l’Atelier Mendini, dove si occupa di coordinare progetti di architettura, design ed eventi. Oggi è art director di diverse aziende: ne cura l’immagine, disegna prodotti, realizza e coordina eventi artistico-culturali, partecipa a mostre nazionali e internazionali. Collabora inoltre con famosi brand come Heineken, Mc Donald’s, Swatch, Bisazza, Coca Cola, Breil.

Lo studio Rotella, un'immagine

Lo Studio Rotella

Nel 1996, Fabio Rotella fonda un importante studio, una factory creativa che si occupa di architettura, interior design e consulenze d’immagine per le aziende. Lo “Studio Rotella” è uno studio internazionale di progettazione, con sedi a Milano e Beijing (Cina). Si avvale della collaborazione di professionisti provenienti da tutto il mondo, che vantano numerose esperienze professionali e formative.

Un primo piano di Fabio Rotella

In questa intervista, Rotella ci parla dei suoi progetti, in cui si fondono arte e poesia, tutti pensati e studiati nel rispetto dell’uomo e del pianeta. Perché – ci spiega – come tutti i creativi, ha una “responsabilità sulle generazioni future”, che lo porta a fondare il suo lavoro sulla ricerca.

Sala Rossa
Architetto, i progetti dello Studio Rotella portano nel mondo l’arte e la cultura italiana. In quale Paese esse sono maggiormente apprezzate?

«Negli anni abbiamo lavorato in Europa, negli Usa, nei paesi Arabi e, dal 2013, abbiamo una sede a Beijing, in Cina. Proprio in questo paese abbiamo realizzato importanti progetti. Qui ho iniziato a lavorare dal 2012 per creare il primo Museo Italiano permanente, progetto voluto dal governo cinese e da quello italiano. Da quel momento esiste uno Studio Rotella Cina, a Beijing, che si occupa di master plain, architettura e interior design. Rotella è master di diverse associazioni di architetti, è ambasciatore della cultura del 751esimo district in Beijing, partecipa come visiting professor in diverse università cinesi. Lo Studio Rotella si occupa anche di progetti nel retail, shops, show rooms, hotel, ville di lusso».

Area Batman
Su di lei hanno scritto: “Elabora i suoi progetti mantenendo un approccio etico, artistico e profondamente poetico”. In che modo etica, arte e poesia si fondono nelle sue opere?

«I nostri progetti sono affrontati sempre con un approccio poetico ed etico, cercando di esprimere creatività nel rispetto dell’uomo e nella salvaguardia del nostro pianeta. Iniziamo sempre con una ricerca che esplora le diverse arti. Creare una base culturale del progetto è importantissimo, poi si passa all’applicazione di estetica, design, materiali e tecnologie applicate ad un eco-pensiero. Mi considero una sorta di Siddharta, un viaggiatore nel mondo delle esperienze creative dove vengono applicate le diverse forme d’arte».

Maschera
Proviene da una famiglia di creativi. Quanto hanno influito le sue origini sulla sua formazione?

«La mia formazione culturale parte dalle mie radici: la mia famiglia, fatta da creativi attivi nel campo della moda, dell’arte e dell’architettura. Mia nonna possedeva un atelier già negli anni ’20; mio zio Mimmo è stato uno dei più importanti interpreti della Pop Art nel mondo; il mio papà era un bravo architetto. Poi la collaborazione con Alessandro Mendini, nei primi anni ’90, mi ha formato ulteriormente, sia umanamente che professionalmente. È stata un’esperienza profonda con un maestro geniale».

L'interno dello Studio Rotella
Definisce il suo studio una factory, perché?

«Lo Studio Rotella è una factory perché mette insieme tanti creativi, professionisti provenienti da diversi Paesi: architetti, interior designer, industrial designer e graphic designer. I progetti vengono affrontati creando team specifici che sviluppano dal concept alle fasi esecutive. Io sono molto aperto e curioso, per questo motivo lo studio è sempre frequentato da sperimentatori, artisti, comunicatori, filmmaker. La ricerca e le intersezioni tra le diverse arti e culture è indispensabile per poter essere sempre all’avanguardia e competitivi in un mondo che è in continua evoluzione».

Cosa le ha trasmesso suo zio, l’artista Mimmo Rotella?

«Sicuramente l’amore per l’arte, la curiosità verso tutte le espressioni creative, ma soprattutto il desiderio di cercare sempre un punto di vista trasversale, di guardare le cose con un’ampia prospettiva, di trovare la propria identità creativa senza forzature».

Lei è da sempre attento all’ambiente. Può spiegarci in che modo i progetti dello Studio Rotella sono eco-compatibili?

«Il nostro obiettivo, quando pensiamo a un progetto, è quello di creare qualcosa che migliori la vita di chi userà il nostro prodotto, che sia un’architettura o un oggetto. Noi creativi abbiamo la responsabilità sulle generazioni future. Quello che creiamo è il mondo di domani. Rispettare l’uomo e il nostro pianeta fa parte della nostra mission».

Salone
In Italia sono numerosi i borghi che rischiano di scomparire, a causa del progressivo spopolamento. Cosa bisognerebbe fare, secondo lei, per invertire questa rotta e ridare vitalità a questi piccoli centri, ricchi di storia e cultura?

«Questo cambiamento repentino porta a fare delle considerazioni fondamentali sul vivere, dove e come. Negli ultimi decenni c’è stata una tendenza ad abbandonare i piccoli centri per concentrarsi su aree urbane, accorpare città per la creazione di aree metropolitane. Così facendo c’è stato uno svuotamento di interi territori, che hanno perso popolazione diminuendo l’economia locale, con una conseguente perdita di identità culturale. È proprio dai borghi che l’Italia dovrebbe ripartire, dare un segnale forte di una strategia di rilancio dei luoghi storici pregni di una identità culturale forte, attrezzarli con nuove tecnologie per le comunicazioni come la fibra, migliorare i collegamenti, i servizi. Naturalmente è scontato che, mai come in questo momento, L’Italia può e deve rispondere al mondo con nuove proposte turistiche. Attraverso i suoi paesi è un grande albergo diffuso».

Ci parla del “Piano del Colore” di Catanzaro?

«Il Piano del Colore è un progetto finalizzato alla riqualificazione dell’immagine della città che regola il corretto svolgimento delle operazioni di coloritura, pulitura e restauro delle facciate o di parti di esse, come infissi, balaustre, decori nel territorio comunale. Gli interventi edilizi di coloritura contribuiscono in modo sostanziale alla definizione dell’immagine urbana: non sono solo un vezzo stilistico, basato sulla scelta di una gamma di colori, ma recupero e restauro delle facciate che necessitano interventi su intonaci, elementi decorativi e strutturali. Sulla scorta di tale obiettivo, il Piano del Colore della zona del quartiere di Catanzaro Lido, definisce una gamma cromatica che recupera le diverse tonalità del mare, dal bianco al verde marino, al blu, apportando una rilettura alla tradizione coloristica delle città mediterranee».

Fabio Rotella
Quale creazione le ha dato finora maggiori soddisfazioni?

«Quella che verrà».

Qual è stata quella più eccentrica?

«Abbiamo personalizzato una Ferrari per un cliente indiano».

E quella più bizzarra?

«Progettare la firma di un nostro cliente russo».

(Foto Studio Rotella)

Intervista all’architetto Fabio Rotella, esempio della creatività made in Italy ultima modifica: 2020-10-20T09:00:00+02:00 da Antonietta Malito

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