Navigando in laguna, verso la Valle dei Sette Morti, tra leggenda e mistero. Siamo a una sessantina di chilometri da Venezia, sull’ultima propaggine della laguna prima di ritrovare la terraferma e poi scendere a sud verso le variegate acque del Delta del Po che non sono poi così lontane. Ci troviamo tra Chioggia e l’ isola di Pellestrina. In fondo, a ovest, nelle giornate limpide si intravvede la costa di quella parte della provincia di Venezia che ormai sconfina verso il padovano. A est si trova il “cordone” delle isole del litorale veneziano che proteggono la Venezia storica dalle ire, quando capitano, del mare Adriatico.

Valle dei Sette Morti

In queste acque aleggia la leggenda della Valle dei Sette Morti. Un racconto popolare, una storia antica e pennellata di horror. Con alcune varianti secondo i diversi luoghi della laguna dove se ne narra, ma comunque dai toni cupi e tenebrosi del racconto gotico. Spesso ambientata nel giorno dei morti.

La storia dei sette pescatori e del bambino abbandonato in Valle

Leggenda vuole che in una notte buia e tempestosa un bragozzo (natante tipico dell’alto Adriatico) si trovasse proprio da queste parti con a bordo sette pescatori intenti a tirare in barca le reti che quella sera erano particolarmente pesanti. In realtà il peso era ingannevole, perché non di pesci si trattava bensì del cadavere di un uomo. Lo tirarono a bordo, lo stesero sul ponte e poi, colti da una terribile tempesta, cercarono riparo raggiungendo una vicina valle in mezzo alla laguna.

Erano infreddoliti, impauriti, stanchi e affamati. Vedendo illuminato un cason di valle, lasciarono la barca ormeggiata a riva e raggiunsero quel luogo. Qui si trovava un ragazzino col suo cane. Solo, affamato e infreddolito quanto e forse più dei sette pescatori. Questi però, pur vedendolo, lo ignorarono e si apprestarono a prepararsi qualcosa da mangiare. Pronta che fu, rovesciarono una polenta fumante sul tavolo di legno.

Antica mappa della Valle dei Sette Morti

Al ragazzino che ne chiedeva un boccone, risposero – ridendo e scherzando – di andare a chiamare quell’uomo che si trovava addormentato (così lo volevano ingannare) in barca. Se fosse riuscito a tornare con lui, gli avrebbero offerto un pezzetto di polenta. Inutile dire che il ragazzino andò alla barca e cercò inutilmente di svegliare quello che lui non sapeva essere un cadavere. Ai sette pescatori spiegò che l’uomo non ne voleva proprio sapere di svegliarsi. “Torna di nuovo – risposero beffandolo – solo se ti presenterai con lui avrai un pezzetto di polenta”. Come fu come non fu, il ragazzino riuscì a svegliare quell’uomo. Facile immaginare la sorpresa dei sette pescatori, che si erano perfidamente fatti beffe di quel povero innocente, quando si accorsero che dietro al ragazzo questa volta c’era proprio quel corpo che avevano tirato su in barca. Che credevano morto e che invece ora era vivo.

Valle dei Sette Morti nell'acqua

Stupore, sorpresa, una paura tremenda li prese quando l’uomo puntò il dito contro ognuno di loro, elencando i peccati che avevano commesso. Ricordando la loro mancanza di sensibilità e di compassione per le disgrazie di quel povero ragazzino abbandonato che avevano beffato. Poi li fece cadere morti. Tutti, uno dopo l’altro. Si salvarono solo il ragazzino e il cane: il primo per la sua innocenza, il secondo per la fedeltà che gli aveva dimostrato. La leggenda narra che l’uomo misterioso si rituffò sparendo nelle acque della laguna. Il mattino seguente, in quel cason della laguna sud, furono trovati i sette morti. E da allora quella zona è, per tutti coloro che navigano in laguna, la Valle dei Sette Morti.

Nella laguna sud si possono ancora vedere i ruderi dell’antica Valle dei Sette Morti

Della Valle dei Sette Morti oggi esiste solo qualche cumulo di pietre, pochi ruderi che affiorano con la bassa marea e che sono traccia di un vecchio insediamento. Ma la storia è sempre stata ben conosciuta, tramandata dalla tradizione orale e non solo. Ne scrive in tempi recenti in un suo saggio lo scrittore di Chioggia Pier Giorgio Tiozzo Gobetto. “La valle è presente nella documentazione lagunare fin dalle più antiche testimonianze ed è segnalata nella cartografia del primo Cinquecento. Cristoforo Sabbadino la indica come ‘Valle serata’ ed un disegno ad acquarello del 1655 del pubblico perito Gio. Battista Bagatella (conservato presso l’Archivio Storico di Venezia) indica chiaramente il casone all’interno della valle”.

libro d'annunzio la leda senza cigno

Secondo Gobetto, la storia legata alla Valle dei sette morti avrebbe avuto una certa notorietà per tre motivi principali. La presenza di un antico sito che denomina questa Valle da pesca al centro della laguna. Il forte significato simbolico legato al numero sette e alla morte. Il suo essere stata ripresa nel 1916 da Gabriele D’Annunzio che la ricorda nel suo racconto “La Leda senza cigno”. Tant’è. Tra storia e leggenda, di giorno e col sole merita certamente un giro in barca da queste parti. Di notte e col brutto tempo, forse meglio rinunciare. Se non per il timore dei fatti appena narrati, certamente perché la laguna, normalmente calma e tranquilla, col buio e col brutto tempo sa essere anche molto insidiosa.

(ph credit: pagina Facebook I meravigliosi luoghi segreti del Tri-Veneto, Archivio Storico di Venezia)

La leggenda della Valle dei Sette Morti che ispirò anche Gabriele D’Annunzio ultima modifica: 2021-03-31T09:00:00+02:00 da Cristina Campolonghi

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