Esiste un teatro a Modena, la cui costruzione venne pensata per il popolo, per rappresentarvi spettacoli di ogni tipo. E soprattutto il suo ideatore, il commerciante Gaetano Storchi, voleva realizzare un luogo che a scopo benefico raccogliesse fondi per malati e bisognosi, attraverso l’utilizzo di alcune somme ricavate dagli incassi degli spettacoli serali. Un’idea ambiziosa e che cela la lunga e complessa storia del teatro Storchi di Modena, che prese il nome proprio dal suo ideatore. Il commerciante volle anche dare vita ad un’Opera Pia con l’obiettivo di soccorrere malati e persone in difficoltà. Da quell’idea originaria di anni ne sono passati tanti. Ma l’idea iniziale di un teatro per il popolo modenese resta. Tanto che oggi lo Storchi è appunto il teatro per eccellenza di prosa per i modenesi.
Lo Storchi, il teatro di Modena con due facciate
Questo luogo non è soltanto il teatro pensato per il popolo. Ci sono tante curiosità che lo riguardano. Una fra tutte quello sulla sua doppia facciata. Il benefattore che volle costruire il teatro, finanziandolo a proprie spese, Gaetano Storchi, fece progettare l’opera a Vincenzo Maestri. Siamo nella seconda metà dell’Ottocento e in città era nata l’esigenza di avere un teatro destinato a spettacoli di evasione e popolari, in seguito alla demolizione delle arene provvisorie costruite sui baluardi della città e l’incendio del Teatro Aliprandi. Ma il sito scelto per il teatro è particolare. Infatti lo Storchi venne costruito con un’originale struttura architettonica: presenta una duplice facciata. Una è quella principale, a settentrione, verso piazza Garibaldi. Ma ce n’è una seconda, quella occidentale, verso il passeggio delle mura. Essa è suggestiva: infatti ha uno stile greco-romano che richiama lo stile degli antichi teatri.
I primi cedimenti alla struttura
Ma presto, purtroppo, iniziarono i problemi, a livello strutturale. Il terreno era instabile e il materiale usato scadente. E anche le decorazioni realizzate non erano delle migliori. Il 24 marzo 1889 l’inaugurazione dello Storchi. Fu messa in scena l’opera “Le donne curiose” di Emilio Usiglio. La sala aveva una copertura a catino dipinta da Fermo Forti che raffigurava Gioacchino Rossini e Carlo Goldoni. Nell’atrio dell’edificio c’è anche una targa che lo scultore Silvestro Barberini ha dedicato all’attrice modenese Virginia Reiter.
I tanti interventi di recupero
Qualche anno dopo, però, furono avviati interventi di ristrutturazione, necessari per alcuni cedimenti nella volta e la cattiva acustica del teatro. E negli anni sono stati tanti gli interventi per rimetterlo in sesto fino al 1986. E c’è stata anche una brutta parentesi nella storia di questo teatro. Infatti nel 1967 si pensò di venderlo perché rendeva poco; persino di demolirlo. Ma presto il ministero della Pubblica istruzione su richiesta della Sovrintendenza ai Monumenti dell’Emilia Romagna sottopose l’edificio a vincolo storico. E così nel 1981 il Comune di Modena ne assunse la gestione diretta.
Lo Storchi oggi
Nonostante la storia travagliata oggi lo Storchi è una delle realtà più importanti a livello culturale per la città. Prosa, rivista, opera lirica, concerti, hanno segnato la storia della sala. Oggi il teatro è gestito dall’ERT, un ente di settore. Molte le stagioni promosse da cartelloni di prosa, teatro musicale, rassegne per le scuole e per le famiglie. Ricchissima è la stagione di quest’anno, che riparte in presenza, con le dovute disposizioni Anticovid. Ma il teatro riparte con grandi nomi come Fabrizio Gifuni, Silvio Orlando, Anna Foglietta e Paola Minaccioni. Appuntamenti da seguire per chi si trova in città.
Fonte fotografia in evidenza: Lorenzo Breviglieri – Opera propria CC BY-SA 3.0