Gli eventi rendono la storia avvincente, i dettagli rendono la storia magica. Ripercorrere e vivere una narrazione, significa coglierne le sfumature, le particolarità, i momenti chiave destinati a durare per sempre. È per questo che la vita dell’unico calciatore ad avere disputato due finali di Coppa del mondo con due nazionali diverse non può lasciarci indifferenti. Dal Sudamerica all’Europa, dall’Argentina all’Italia: doblo ancho Luis Monti è la storia che ogni appassionato di calcio deve conoscere.

Luis Monti: vita calcistica

Luis ha modo di proliferare in un ambiente consono al mestiere che lo vedrà protagonista. La sua, era difatti una famiglia di calciatori. Il fratello Enrique ha giocato nell’Huracán, nel San Lorenzo e nel Porvenir; lo zio Juan ha militato tra le file di San Lorenzo e General Mitre fino al 1920. Proprio egli lo sollecitò a far parte dell’Huracán. L’anno seguente si trasferì al CA Palermo e poi al San Lorenzo, toccando il suo top con 40 gol in 202 partite di campionato. Le prestazioni convincenti gli valgono un posto in Nazionale e l’esordio del 1924. Si laurea vicecampione del mondo al Mondiale uruguaiano del 1930, ma precedentemente incassa un record preziosissimo per lui e i suoi colori. Il gol su calcio piazzato contro la Francia, che vale peraltro la vittoria, è infatti la prima marcatura di un calciatore argentino nel torneo.

Luis monti, foto di gruppo
Luis Monti, foto di gruppo. Crediti: Lorena Monti

Su forti pressioni di Raimundo Ursi, nel luglio del ’31 passa alla Juve e, sebbene un inizio non facile soprattutto per via di problemi fisici, avrà modo di diventare uno dei maggiori esponenti del Quinquennio d’oro dei torinesi, inanellando anche quattro scudetti di fila.Per via degli avi emiliani, Monti sarà uno dei tanti oriundi a vestire la casacca azzurra, nei Mondiali del ’34. Il sogno sfiorato in Uruguay, stavolta diventa realtà. Lui è campione del mondo, dopo essere arrivato in finale con due maglie diverse nel giro di altrettante edizioni della competizione. Dopo il ritiro, sposa il ruolo di coach, che rivestirà quasi solo in Italia, dato il suo grande amore per il nostro Paese.

Caratteristiche tecniche

Il suo soprannome, doblo ancho (armadio a due ante) deriva dalla sua preponderante stazza fisica. Immenso centromediano metodista, era ovviamente una garanzia sugli stacchi, offensivi e difensivi. Calciava bene e forte con entrambi i piedi, ma era al contempo di una delicatezza più unica che rara nel tocco. Difficilmente superabile, come testimonia la sua rudezza nei tackle, impostava l’azione con una gran precisione, pescando al bacio con lunghi lanci i suoi esterni. Ciò che più impressionava era, tuttavia, la sfera umana. Umile, dedito al sacrificio, amante del gioco. A Torino lo ricordano per le sconfinate corse sotto il caldo torrido di agosto, con indosso tre maglioni pesanti. Si concedeva giusto il minimo apporto di calorie per ottenere ogni giorno una riduzione di peso. Utilizzava un pallone medicinale da far andare su e giù sull’erba, poi esercizi, poi di nuovo corsa.

foto in bianco e nero di Luis Monti dopo il ritiro
Luis Monti dopo il ritiro. Crediti: Lorena Monti

Sprecava fino all’ultima goccia di sudore per ripagare della fiducia il team e per spuntarla sulle malelingue. Quando i risultati viravano dalla sua parte, la dirigenza bianconera premeva per dargli un aumento, che rifiutò fino all’ultimo, per onorare lo stipendio concordato. Ancora oggi, gli amanti di questo sport, ricordano con grande ammirazione Luis Monti. Un gigante, in tutti i sensi. Un pezzo più unico che raro, nella scacchiera che ogni domenica ci tira su di morale. Un esempio da tramandare ai più giovani, affinché possano ricominciare a cogliere meccaniche del calcio che oggi i professionisti sembrano aver dimenticato.

Luis Monti, l’unico calciatore ad avere giocato con due Nazionali diverse ultima modifica: 2020-06-21T09:00:00+02:00 da Giovanni D. Putaro

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