Gregorio Teti, l’ingegnere che diventa super eroe agli occhi di un bimbo e del suo papà sopravvissuti all’inferno della guerra siriana. Teti è il direttore tecnico del centro protesi Inail di Budrio: sarà proprio lui a prendersi cura del piccolo Mustafà El Nezzel e di suo padre Munzir, entrambi provenienti dalla Siria, una nazione da anni devastata dalla guerra. Infatti, proprio a causa del conflitto bellico papà Munzir ha perso una gamba in un bombardamento. Il piccolo Mustafà, che ha sei anni, è invece nato con una plurimalformazione agli arti a causa dell’inquinamento generato dalle armi chimiche. Radiazioni che hanno avuto effetti nocivi sulla gravidanza di mamma Zeynep mentre aspettava il suo bambino.

Gregorio Teti

L’ingegnere Teti, 51 anni, è nato a Catanzaro ma vive a Bologna ormai da molto tempo. Nel capoluogo emiliano ha compiuto i suoi studi all’Università Alma Mater dove ha conseguito una prima laurea in ingegneria meccanica a indirizzo automazione industriale e robotica. E una seconda laurea in tecniche ortopediche con l’abilitazione all’esercizio delle professioni sanitarie. Ha insegnato allUniversità Magna Graecia di Catanzaro ed è attualmente professore all’Alma Mater dove insegna “Tecnologie dei materiali” per il corso di studio di “Tecniche ortopediche”. Una carriera lunga e intensa, che si dipana tra specializzazioni, numerosi titoli conseguiti, ed una ricca esperienza formativa a livello nazionale e internazionale. Attualmente, l’ingegnere Teti oltre al centro protesi di Budrio dirige anche le filiali di Roma e Lamezia Terme.

gregorio teti
Gregorio Teti

Un incarico decisamente impegnativo che non gli ha impedito di ‘dire sì’ senza indugio alla proposta di dare una nuova vita a Mustafà e Munzir. I percorsi da sviluppare saranno diversi: per papà Munzir la strada verso la normalità è relativamente breve. Teti spiega che, in poche settimane, l’uomo potrà muoversi liberamente sulle sue gambe grazie alla protesi che gli sarà impiantata a Budrio. Per Mustafà si prevede un cammino piuttosto complesso in quanto si tratta di plurimalformazioni congenite. Dunque, non basterà solo impiantare nuove braccia e nuove gambe ma ci sarà bisogno di un lungo supporto psicologico. I sanitari e i tecnici del centro protesi emiliano, grazie alla corposa esperienza maturata, certo non si scoraggiano: sono pronti a vivere questa importante avventura con la guida dell’ingegnere ‘super eroe’. La posta in gioco è altissima, far conoscere la felicità a Mustafà e a tutta la sua famiglia.

Hardship of life

La storia di Munzir e Mustafà è diventata globale grazie alla foto di Mehmet Aslan denominata ‘Hardship of Life’ (la difficoltà della vita) che ha fatto il giro del mondo diventando l’immagine simbolo della guerra siriana. Un dramma che sembra senza fine immortalato da un’immagine che ha vinto il Sipa 2021 (Siena international photo awards), il festival dedicato alle arti visive.

Munzir e Mustafà nel celebre scatto
Munzir e Mustafà nel celebre scatto “Hardship of life” di Mehmet Aslan

La famiglia El Nezzel è stata presa in carico dall’arcidiocesi di Siena, guidata dal cardinale Augusto Paolo Lojudice, grazie anche alla collaborazione di tante realtà istituzionali. La Caritas senese ha provveduto all’accoglienza di Munzir, Zeynep, di Mustafà e delle sue due sorelline. Sempre la Chiesa senese, insieme a tutta una squadra di operatori professionali si occuperà del loro inserimento nel contesto reale. Non solo con le cure al centro protesi ma anche con percorsi mirati di inclusione sociale perché la famiglia El Nezzel riscopra finalmente la bellezza e la gioia della normalità.

Gregorio Teti, un ingegnere ‘super eroe’ per il piccolo Mustafà e la sua famiglia ultima modifica: 2022-01-30T15:30:00+01:00 da Maria Scaramuzzino

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