Sesto al Réghena è un borgo suggestivo e ricco di storia, sito nel cuore della pianura veneto-friulana, al confine con la Provincia di Venezia. Poco più di 6mila abitanti, alle prese ogni anno con un gran numero di turisti. Un luogo così intrigante e originale non può non essere preso d’assalto dai visitatori. Non è un caso, infatti, se trova spazio nell’elenco dei Borghi più Belli d’Italia.
Sesto al Réghena, da dove deriva il nome
Al secolo era una stazione militare romana, che deve il suo nome alla sua posizione. Era infatti sito al sesto miliario della strada che collegava Iulia Concordia con il Norico. Reghena è invece ben presto spiegato, essendo il nome del fiume che attraversa il borgo. Viene dunque da chiedersi da dove derivi il toponimo del corso d’acqua. Pare questo sia d’epoca pre-romana, e che affondi le radici nella tradizione celtica: reca (torrente).
Sesto al Réghena, la terra degli abati
Questa particolare denominazione accompagna Sesto al Réghena da molto tempo. Il motivo è presto spiegato. La storia del borgo si è intrecciata profondamente a quella della comunità monastica. Uno dei luoghi da visitare assolutamente è infatti l’Abbazia di Santa Maria in Silvis. Fondata tra il 730 e il 735, durante il periodo longobardo. Si tratta di una delle più importanti istituzioni monastiche del Friuli. Il percorso per raggiungere l’Abbazia vede i turisti passare dinanzi alla Torre Grimani, di epoca rinascimentale, altro tesoro del territorio.
Nell’899 l’Abbazia subì l’attacco degli Ungari, che la deturparono. Tornò però a nuova vita nel corso del X secolo, quando venne anche fortificata. Fu commenda fino al 1786 e tornò a essere abbazia nel 1921. Svariate le preziosità al suo interno, tra le quali non può che spiccare il vestibolo, totalmente affrescato da cicli dell’Inferno, del Paradiso e di San Michele. Opere risalenti al XV secolo, attribuite alla bottega di Antonio da Firenze.
Cosa vedere
I dintorni di questo splendido borgo offrono la possibilità di effettuare un gran numero di escursioni per gli appassionati. Come non restare a bocca aperta dell’ammirare i Prati Burovich e il Lago delle Premarine. Località site subito fuori dal borgo, a poche centinaia di metri, passeggiando in direzione ovest.
Vi è grande abbondanza di essenze floreali e arboree. Un panorama naturale ma con un piccolo intervento artificiale. Il lago, infatti, è il frutto degli scavi effettuati nel corso degli anni ’70, che hanno consentito il confluire nella buca delle acque sgorganti dal sottosuolo, dando vita a un bacino lacustre.
Stare a contatto con la natura è una delle principali attività di questa vasta area. Particolarmente vicina al borgo vi è Villa Fabris. Il paesaggio sa rapire lo sguardo, con un occhio appassionato che sarà in grado di apprezzare il paesaggio rurale, che evidenzia la centuriazione romana dell’agro di Concordia, presente in alcune aree.
Altra tappa chiara è quella al mulino di Stalis, posto sul guado tra Fiuli e Veneto. Come mancare, poi, una visita alla Chiesetta di San Pietro, alla segheria di Bagnarola in Borgo Siega. Ultima tappa di questo tour nei dintorni è la Fontana di Venchieredo, celebrata da Ippolito Nievo ne “Le confessioni di un italiano”.
Cosa mangiare
Non mancano di certo i piatti tipici di Sesto al Réghena e dei dintorni. Vi sono gli agnolotti carnici, ovvero un composto di patate, mele, pere, biscotti, prezzemolo, melassa, basilico, menta, maggiorana, uva passa, ricotta, cioccolato, marmellata di prugne, zucchero e cannella. L’elenco è alquanto ampio, dal baccalà mantecato al cavolo con i ciccioli, dal giambars, ovvero gamberi soffritti con maggiorana, basilico, olio e prezzemolo, ai fasoi e frumenton, ovvero fagioli e grani di frumento ben insaporiti.
Fonte fotografie: Sesto al Réghena – facebook.com/comune.sestoalreghena