Solo un mese fa, sulla pagina Facebook del Comitato di Kiev della Società Dante Alighieri, era stata postata la foto di una maschera. Era il 17 febbraio, meno di un mese fa. Si voleva ricordare quanto in Italia fosse importante il Carnevale anche in termini culturali, specificando che ogni regione d’Italia ha la sua maschera che la rappresenta. Pochi giorni prima della guerra, a Kiev, la vita era ancora più o meno normale. Basta scorrere qualche post, tra un’immagine della Giuditta con la testa di di Oloferne di Giorgione (sotto la voce ‘arte italiana’) e una ricetta dei biscotti canestrelli. Per arrivare a giovedì 24 febbraio data del primo post di guerra, “La Russia ha invaso l’Ucraina”.

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Fb Comitato Kiev della Società Dante Alighieri

E poi l’appello per il cessate il fuoco del presidente della comunità di Sant’Egidio Andrea Riccardi, una piattaforma informativa sulla guerra, tanti video del presidente ucraino Zelensky, la foto dell’incendio alla centrale nucleare di Zaporizhzhya. Gli aggiornamenti della pagina Fb della Dante Alighieri di Kiev si fermano allo scorso 6 marzo, in una città che, stando a quanto ha riferito il sindaco della capitale ucraina, si è svuotata della metà della sua popolazione. E dove si stanno costruendo trincee nei parchi e nei giardini pubblici e privati.

La storia di Alona Kliuieva che prima della guerra insegnava italiano a Kiev

Lavorava proprio alla Società Dante Alighieri della capitale ucraina la giovanissima Alona Kliuieva, negli ultimi giorni ospite in più occasioni dei programmi Otto e mezzo e L’aria che tira su La7. Alona Kliuieva insegna italiano a La Dante di Kiev che promuove lo studio della nostra lingua e cultura in Ucraina. La sua storia è in parte italiana e ha origine a Vicenza. Cresciuta in un orfanotrofio, Alona ha vissuto molto tempo nel nostro Paese perché è stata adottata da una famiglia della città berica da quando aveva sei anni. E in Italia si trovava anche nel mese di febbraio per festeggiare il compleanno del suo papà italiano.

“Lontana dall’Ucraina mi sentivo colpevole, non vedevo l’ora di tornare nel mio Paese in guerra”

Quando la mattina del 24 febbraio mi sono svegliata e ho sentito che nel mio Paese era scoppiata la guerra – ha spiegato Alona ai microfoni de La7 – non mi davo pace, quella notte avevo dormito tranquillamente mentre i miei amici vivevano l’inferno. Mi sentivo colpevole, non vedevo l’ora di tornare in Ucraina. Ho preso il primo autobus che partiva da Roma. Mi sembrava di avere abbandonato il mio popolo, non potevo non tornare”.

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La piattaforma informativa postata sulla pagina Fb della Società Dante Alighieri di Kiev

Con coraggio e senza esitazione la giovane ha aggiunto che sarebbe stata pronta anche ad arruolarsi, ma una volta raggiunta l’Ucraina si è resa conto che sarebbe stato più utile offrirsi come volontaria per aiutare i profughi, i bambini. Per sostenerli a trovare un posto dove provvisoriamente vivere, dove mangiare. Alona era arrivata alla Dante Alighieri di Kiev dopo avere frequentato per alcuni anni la facoltà di Farmacia. In questi giorni drammatici ha deciso di tornare in Ucraina perché lontano dal suo popolo e dalla sua terra non si sarebbe sentita in pace con se stessa. Ma anche perché potrebbe rendersi utile per curare i feriti. Potrebbe aiutarli a ritrovare coraggio – sono parole sue -anche sotto i bombardamenti.

Tra mamme e bambini soli, il centro di assistenza di Leopoli ricavato in due stanze della stazione ferroviaria

Nel viaggio di ritorno a Kiev, Alona ha deciso di fermarsi a Leopoli, proprio subito dopo il confine tra Polonia e Ucraina, dove si trova ancora in questi giorni. Qui è impegnata in un centro di assistenza, due stanze della stazione ferroviaria adibite a questo scopo. Si occupa di mamme sole con bambini, di bambini, quelli in fuga dalla guerra, soli, senza parenti e genitori. L’abbiamo vista intervenire a Otto e mezzo anche qualche sera fa, un volto di ragazzina con tanta forza e tanti sorrisi nonostante il dramma che la circonda. Attorno a lei i bambini ucraini profughi. Tanti, ogni giorno di più. Che disegnano, che giocano, che le raccontano con la semplicità dell’infanzia storie drammatiche. “E’ difficile trovare parole – spiega Alona a La7- e riferire queste storie drammatiche che io ascolto quotidianamente. Eppure i bambini non piangono, e trovano la forza, quasi inconsapevole, di parlare del loro futuro. C’è chi sotto le bombe sogna di viaggiare molto, chi spera di imparare tante lingue”.

A Leopoli con i bambini profughi la giovane insegnante di italiano della Dante Alighieri di Kiev ultima modifica: 2022-03-12T18:00:00+01:00 da Cristina Campolonghi

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