Cabarettista, comico, attore, doppiatore, cantante, regista e conduttore televisivo. No, non vi stiamo elencando le tante professioni del mondo dello spettacolo, ma di quelle praticate da Gigi Proietti. Il noto presentatore romano è infatti uno dei personaggi più amati da grandi e piccini, capace di segnare un’epoca nel cinema, nel teatro e nella televisione. E in occasione dei suoi 79 anni (a proposito, tanti auguri Gigi!), desideriamo ripercorrere quella che è stata una carriera stracolma di successi.
Dai pub al grande palcoscenico: l’ascesa di Gigi Proietti
Nell’Olimpo degli attori teatrali italiani un posto lo dobbiamo – per forza di cose – riservare a Gigi Proietti. Grazie alle sue doti recitative, trasformiste ed oratorie, infatti, l’artista romano rientra tra i massimi esponenti del teatro contemporaneo. E come tanti altri suoi colleghi, il successo di Proietti parte dal basso. Per la precisione dai bar e pub di Roma, quando inizia a esibirsi con la chitarra per mantenersi gli studi in Giurisprudenza e coltivare una delle sue più grandi passioni: la musica. Nello stesso periodo comincia a dilettarsi anche con il teatro, impegnando così per intero le sue giornate. La mattina ai corsi, il pomeriggio a provare sul palco e la sera in concerto nei locali della Capitale. Questo fino a pochi esami dalla laurea, quando decide di lasciare gli studi per dedicarsi a tempo pieno al mondo dell’arte.
Comincia così a frequentare corsi su corsi, per migliorare la sua tecnica. Grazie ai tanti maestri – alcuni di importanza nazionale – affina le sue doti, ritagliandosi sempre più spazio sul palcoscenico. Alla fine degli anni Sessanta, poi, subentra il successo. Viene infatti chiamato a sostituire Domenico Modugno (non uno qualsiasi…) nella conduzione di Alleluia brava gente, accanto a Renato Rascel. Negli anni seguenti inizia inoltre a recitare come protagonista in numerosi film, fino alla consacrazione cinematografica nel 1976 con Febbre da cavallo. Il successo però non è immediato, vista la fredda accoglienza del pubblico. Diverrà infatti solo negli anni seguenti una pellicola di culto, nonché scuola del genere demenziale. Ma il buon Gigi non è solo attore. Per mantenersi durante le tournée si diletta nell’arte del doppiaggio, spesso con ottimi risultati, fino a divenire una delle voci più amate nel grande e piccolo schermo.
Tra sperimentazione, conferme e poesia
Sempre nel 1976 Gigi Proietti lancia uno dei suoi spettacoli simbolo: A me gli occhi, please. Dopo le prime messe in scena a Roma, la rappresentazione viene riproposta nei maggiori teatri italiani. Numerosissime repliche si susseguiranno poi negli anni, frantumando diversi record.
Tra gli anni Ottanta e Novanta Proietti si dedica con frequenza sempre maggiori al teatro, fondando inoltre un laboratorio di esercitazioni sceniche nel Teatro Brancaccio di Roma (di cui assume inoltre la direzione). Da qui usciranno attori come Enrico Brignano, Flavio Insinna e Giorgio Tirabassi.
Nel 1996 arriva la consacrazione anche nel piccolo schermo con Il maresciallo Rocca. Serie trasmessa in replica ancora oggi con ottimi risultati.
Nel 2003 da una sua idea nasce il teatro scespiriano Silvano Toti Globe Theatre, che ripropone in chiave italica il Globe Theatre di Londra. Inizialmente decide di gestirne solo la conduzione artistica, senza mai recitarvi. Questo fino al 2017 quando finalmente calpesta il palco come attore nell’opera Edmund Kean di Raymund FitzSimons.
Oltre allo spettacolo, Gigi Proietti è noto anche per le sue poesie e per la sua attività come scrittore. Nel 2015 pubblica infatti Decamerino. Novelle dietro le quinte. Una raccolta di racconti e aneddoti in versi de-camerino, ovvero nati nel camerino e dietro le quinte. Dal 2019 è stato inoltre insignito del titolo Professore Emerito Honoris Causa in Lettere e Filosofia. Insomma, un’artista a tutto campo capace ancora oggi – dopo quasi cinquant’anni di carriera – di farci ridere a crepapelle, non solo.