Storie di emigrazione e di idiomi che ormai rappresentano un’importante identità culturale. Viene dal profondo sud del Brasile il “Talian”, la lingua che accomuna gli italiani di seconda, terza, quarta… generazione che lì vivono da oltre un secolo. Soprattutto quelli che provengono dal nord Italia. Le sue origini sono databili tra il 1874 e il 1914, quando almeno un milione e mezzo di migranti del Veneto (80 per cento), del Friuli, della Lombardia, del Trentino, del Piemonte e dell’Emilia si imbarcano nei bastimenti e raggiungono quelle terre lontane alla ricerca della “cucagna”. Il benessere, la ricchezza così come si dice ancora tra gli attuali 30 milioni di brasiliani che hanno sangue italiano. Molti di questi conoscono o comunque capiscono il “Talian”. Quel veneto-brasiliano frutto della mescolanza dell’italiano e del portoghese, lingua madre delle terre che sarebbero diventate la loro nuova patria.

Il Talian è la seconda lingua più parlata in Brasile

E’ interessante e per certi versi toccante sentire il racconto di Argel Rigo che vive in Brasile a Faguntes Varela ed è presidente di Efasce, l’Ente Friulano Assistenza Sociale Culturale Emigranti. La sua famiglia è originaria della cittadina di Caneva, in provincia di Pordenone, emigrata nel Rio Grande do Sul come tante altre famiglie italiane che hanno popolato anche le zone di Santa Catarina e Espirito Santo. Racconta Argel Rigo che, da quelle parti, dove all’epoca c’erano solo foreste molto isolate, negli anni della grande emigrazione sono arrivati circa 100 mila migranti. Serviva una lingua comune, per capirsi e comunicare.

talian - copertina di libro

Così nasce il “Talian”, l’identità culturale di un popolo che ha messo insieme tanti dialetti e li ha contaminati con il portoghese che i bambini imparavano andando a scuola. Ne è venuto fuori un idioma vero e proprio, la seconda lingua più parlata in Brasile. La storia dei flussi migratori italiani in Brasile racconta che tra il 1920 e il 1970 gli italiani che si erano sistemati nel profondo sud del Paese sudamericano migrano in parte anche verso le foreste del nord-est, attraversando il Paranà, il Paraguay, il Mato Grosso fino in Amazzonia. E la nuova lingua arriva anche da quelle parti e si trasmette, di generazione in generazione. Il “Talian” ha formato le popolazioni di paesi, città e colonie. In alcuni casi estremamente isolate ma anche in zone come lo Stato di Santa Catarina, sulla costa atlantica.

Il nuovo idioma si diffonde da sud a nord. Negli anni Venti una rivista racconta, in Talian, le storie degli emigranti

E’ un frate, Aquiles Bernardi, nato nel 1891 nel Veneto e poi emigrato in Brasile, che si appassiona e che per primo “studia” la nuova lingua. In chiesa predica usando questo idioma e comincia a compilare i primi registri in “Talian”, che negli anni Venti diventa la lingua di una rivista, La Staffetta Riograndese. Su queste pagine si raccontano, con ironia, le curiosità della nuova vita in Brasile, dove si festeggia Natale con il caldo e non con il freddo, dove crescono le piante di salami, che sarebbero poi gli alberi di banane.

Talian, il primo libro che raccoglie le storie degli emigranti italiani

Nel 1937 queste storie vengono raccolte in un libro giunto alla sesta edizione e tradotto in sei lingue. Negli anni della seconda guerra mondiale il nuovo idioma è proibito perché le autorità brasiliane dell’epoca lo considerano una lingua di ignoranti e di coloni. Ma il “Talian” sopravvive e in famiglia si continua a parlarlo. E’ anche questo il segreto della sua trasmissione così diffusa.

Nel 2014 il riconoscimento come patrimonio culturale del Brasile

Nel 1978 viene pubblicato il primo dizionario, dedicato alla lingua veneta sul riograndese-portoghese, grazie all’interessamento del frate polacco Alberto Victor Stawinski. Come chiamare la nuova lingua? Venetoriograndense, Venetobrasileiro… Non può essere chiamato italiano perché ormai è un idioma diverso. La nuova definizione “Talian” rende bene le origini e il contesto. Ed è quella che resterà. Da allora è diventato la lingua di tanti libri: storie di famiglia, di emigrazione, proverbi, prediche religiose, dizionari per insegnarlo. Nel 2014 il “Talian” è stato riconosciuto come patrimonio e riferimento culturale del Brasile, lingua ufficiale in diversi comuni e municipi del Paese, in particolare negli stati del Rio Grande do Sul e di Santa Catarina.

Talian locandina con loghi
Il Talian oggi in Brasile. In basso a destra, il presidente di Efasce Brasile Argel Rigo

Oggi trecento emittenti radiofoniche brasiliane trasmettono anche programmi in “Talian“. I parlanti questo idioma in Brasile sono oltre 500 mila. Per Argel Rigo, che tanto ha a cuore le origini e il futuro della nuova lingua, e che nel 2019 ne ha parlato al convegno Efasce organizzato ad hoc in Italia nella sua cittadina di Caneva, il “Talian” ha realizzato la seconda unificazione d’Italia, questa volta in terra brasiliana. Mantenendo l’identità di un popolo a 360 gradi: la sua cultura, le radici, le tradizioni, la cucina, le canzoni, le feste, i giochi, il turismo, le attività commerciali… Un patrimonio molto prezioso.

Il Talian, la lingua degli emigranti italiani in Brasile ultima modifica: 2020-11-29T12:00:26+01:00 da Cristina Campolonghi

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