Aprire un’attività di ristorazione tutta propria e scommettere ogni energia per raggiungere questo obiettivo. Sembrerebbe una storia di una semplice impresa italiana di settore. Ma ha qualcosa di particolare e di straordinario. Perché straordinaria è la storia di chi ha avviato questa impresa. Una storia di integrazione. Lei è Sonia, un nome italiano. Ma il suo cognome è Thiaro. È una donna proveniente dal Senegal. Da anni è in Italia. Dopo tanti lavori la scoperta della vocazione per la ristorazione, che le ha cambiato la vita. E che per un po’, purtroppo, il Covid ha fermato. Ma lei è pronta con la stessa energia a ripartire.

Rimini la città della storia di integrazione di Sonia
Una veduta di Rimini

Integrazione, la storia di Sonia  

Sonia è partita nel 2001 dal Senegal. Aveva 25 anni ha raggiunto l’Italia dove vivevano i suoi fratelli e si è stabilita a Rimini. Ma tante le paure tra cui la necessità di trovare un lavoro, un contratto per evitare che il permesso di soggiorno non potesse essere rinnovato. E così ha iniziato a lavorare prima a Bologna facendo la donna delle pulizie. Poi a Milano, dove ha lavorato come badante, senza retribuzione ma con vitto e alloggio e un permesso di soggiorno di sei mesi. Sonia ha raccontato questo periodo difficile che l’ha cambiata e migliorata. Una storia di integrazione e di speranza.  

Infine Rimini, la città che lei aveva scelto e che l’ha scelta. Qui ha lavorato in una macelleria, da una coppia con la quale ha instaurato uno speciale rapporto, come una grande famiglia. Fino alla svolta: il lavoro in una trattoria e la scoperta di una passione, quella per la cucina. E il suo volto, la sua simpatia, se li ricordano in tanti. “Sono stati 17 anni bellissimi. Aprire il ristorante è significato dire anche ‘grazie.'”

Integrazione - due cuochi preparano i ravioli
Sonia nella sua cucina (Trattoria da Sonia Facebook)

E infatti dopo qualche anno ha deciso di mettersi in proprio, dopo aver imparato il mestiere e ottenuto la cittadinanza. Il cambiamento definitivo è stato l’apertura di una sua trattoria, chiamata Trattoria Sonia, al civico 30 di via Santa Cristina. “Cucinerò solo cibo romagnolo o comunque italiano – ha raccontato –. Mai discriminata, mai trattata male, ho avuto tanta fortuna.” L’apertura è stata il 22 febbraio con un grande buffet per tante persone. Poi l’emergenza Covid e la chiusura improvvisa.

La ripartenza e l’integrazione nella trattoria di Sonia in Romagna

E adesso che il peggio sembra essere passato, Sonia ha di nuovo voglia di scommettere su se stessa. Con lo stesso coraggio e voglia di riscatto che l’hanno accompagnata in questi anni. “Il Covid non mi ha fermata, la mia Romagna torna in tavola – ha detto al Corriere –. Sono davvero contenta di poter tornare a lavorare. Non vedevo l’ora proprio oggi pomeriggio, lunedì, ho finito di risistemare i tavoli, ho installato i contenitori con i gel igienizzanti, i cartelli per informare i clienti della riapertura. Non avrei mai detto con la mia storia alle spalle di dover affrontare anche il lockdown e l’epidemia. Ma siamo qui. Il lavoro non mi mancherà, ed è una benedizione”.

Integrazione - logo della trattoria di Sonia

Un omaggio alla terra che l’ha accolta

Il suo amore per l’Italia e per la città che l’ha accolta è forte. La sua sarà una cucina tutta romagnola. “Proponiamo un menù di solo cibo romagnolo o comunque locale – osserva – perché la Romagna mi ha accolto come una figlia, e io stessa mi sento romagnola.” Un menu ricco dalle classiche tagliatelle al ragù, ai cappelletti, gusti dal sapore antico che rinascono con la passione di una donna che ha realizzato il suo sogno.

foto in evidenza di Juan Jose da Unsplash

Integrazione, tenacia, cuore. Sonia riapre la sua trattoria romagnola ultima modifica: 2020-05-21T13:00:00+02:00 da Federica Puglisi

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