Una lampadina rossa.

Dalle pendici dei Monti Lattari alla conquista dei principali mercati mondiali.

Sui rilievi della Costa d’Amalfi, quella splendida lampadina rossa che racchiude i lapilli del Vesuvio e illumina di sapori del Sud Italia.

Cresce più lentamente essendo in collina ed è capace di racchiudere i venti provenienti dalla Costa d’Amalfi che lo rendono leggermente sapido.

Un tesoro.

Un prodotto che stava scomparendo.

Tutto ha avuto origine da un viaggio aereo negli anni novanta di Carlo D’Amato dove si è imbattuto nella lettura di un articolo relativo alla coltivazione ormai assente del Corbarino.

L’allora Istituto per le colture Agrarie di Battipaglia, in collaborazione con la regione Campania, istituì a Corbara un campo sperimentale per riportare all’origine in modo naturale il seme del Corbarino che negli ultimi anni si era imbastardito.

 Nonostante lo sforzo delle istituzioni, i contadini locali rifiutavano la coltivazione del Corbarino perché poco remunerativo.

Nel 2006 nasce “I Sapori di Corbara”. Il sogno, gli sforzi, la tenacia e l’imprenditorialità si concentra tutto nella testa, sulle spalle e ne l cuore di Carlo D’Amato.

lampadina di Corbara - pomodori nel vasetto di vetro

L’inizio di una scommessa. Quella di portare questo piccolo pomodoro “ figlio del fuoco e del sole” sulle tavole dei buongustai e nelle cucine dei grandi chef internazionali.

L’azienda “I Sapori di Corbara” nasce con uno sforzo economico immenso: pagare ai contadini locali il doppio al kg rispetto alla media dell’area della coltivazione del Corbarino. Un incoraggiamento economico che ha portato un cambio di rotta per le nuove generazioni di contadini. Fu subito successo sia di produzione che di qualità.

Nel 2006 furono lavorati 40 quintali di pomodorino di Corbara. Gli anni successivi i numeri furono esponenziali tanto da attrarre l’interesse dei media prima locali e poi internazionali come il Guardian che parlavano di una eccellenza mondiale ritrovata grazie alla perseveranza di Carlo.

Non c’erano domeniche per Carlo. La sua scommessa era da vincere. Per amore. Per amore della sua terra e della sua gente.

Il micro clima dei Monti Lattari , con sottosuoli umidi grazie a pietra pomice (lapilli) d’origine vulcanica, arrivate fin qui dalle eruzioni del Vesuvio, capaci di far crescere la pianta in aridocoltura cedendo al pomodoro basse acidità, alto tenore zuccherino, ricchezza di vitamine, sali minerali e sostanze antiossidanti, sarebbero stati gli elementi su cui puntare per internazionalizzare il prodotto.

E la critica fu subito attratta dai primi risultati dell’azienda: dopo appena due anni dalla inaugurazione, il Gambero Rosso, attraverso le prove di assaggio degli esperti assegnarono  nel 2008 il primo posto  a “I sapori di Corbara”.

Agli antipodi del prodotto industriale, oggi Carlo considera I Sapori di Corbara  come una “bottega artigianale organizzata”. La passione l’ha trasmessa al figlio Pietro da sette anni in azienda a gestire la delicata fase della trasformazione, nonostante la giovane età è diventato anche lui punto di riferimento per i giovani  che vogliono sposare il progetto del Corbarino. In un momento dove tanti ragazzi preferiscono stare a casa senza far nulla sovvenzionati dal “reddito di cittadinanza”, esiste una generazione di ragazzi delle zone di Corbara che si rimboccano le maniche per amore della propria terra.

Corbara, solo un decennio fa, era considerata solo città di passaggio della zona amalfitana.

Ora no. Cambio radicale. Convegni internazionali. Chef, giornalisti personaggi dello spettacolo, a visitare specificatamente Corbara, come se stesse per emergere un nuovo centro d’eccellenza del food italiano.

pomodorini di corbara

Corbara che sta muovendo le carte per diventare area DOP per la sua specifica produzione di pomodoro deve tanto al suo padre putativo Carlo D’Amato che ogni anno si inventa iniziative culturali per spiegare le sue terre attraverso la sua “ lampadina rossa”.

Chef internazionali come  sono stati tra i primi ad omaggiare ed esaltare l’incredibile lavorazione del pomodorino Corbarino di Carlo.

Il Corbarì ha saputo aprirsi le porte dell’alta ristorazione europea, e non solo, in tempi rapidissimi. Cucine esclusive che fanno del sapore l’unico passepartout per il successo, hanno voluto “i sapori di Corbara”.

Un prodotto di lusso solo apparentemente come spiega lo stesso Carlo: “ se facciamo un analisi di food cost le nostre conserve sono naturali, senza additivi o conservanti, quindi alla fine risultano economicamente equiparabile ai prodotti industriali che prendono in giro il mercato”.

Per fare qualità è difficile fare numeri industriali spiega Carlo. “Noi siamo una piccola realtà  con una struttura interna molto flessibile in base alla fase stagionale. Passiamo da 5 dipendenti fino a oltre 30 collaboratori nel periodo di raccolta estivo.”

“La filosofia dell’azienda si basa sul totale rispetto della natura e dei suoi tempi. Sono i contadini tutti i giorni che fanno la differenza con la loro cura di ogni dettaglio nella cura delle piante. L’azienda è solo il tramite. In diversi convegni fatti a Corbara per parlare del nostro prodotto, ho sempre voluto al mio fianco i contadini. Ho voluto che ricevessero loro, dalle mani di grandi chef o giornalisti prestigiosi del settore premi e riconoscimenti.”

“I premi da una parte ma le più grandi soddisfazioni le ho avute dalla gente comune, quella che magari fa un sacrificio economico in più e che però si avvicina a me complimentandosi. Una delle più belle soddisfazioni le ho avute quando mi è stato detto di essere tornati bambini a mangiare una nostra confezione di pomodori.

L’avventura di Carlo non è stata semplice. Mille ostacoli prima culturali per re introdurre una coltivazione che era stata bollata come non adatta e poi i problemi economici per far partire un meccanismo produttivo estremamente dispendioso. 

Con la sua maturazione graduale e 4 momenti di raccolto sempre a mano con l’ausilio solo di carriole e muli.

Una raccolta a scalare cioè di volta in volta tra il 25 luglio e il 20 di settembre vengono scelti i pomodori migliori. Quelli non pronti si lasciano a terra per maturare per poi essere raccolti in fasi successive.

Complice del successo di Carlo è stato l’imprenditore di lungo corso Giuseppe Acciaio, socio e grande amico. Nei momenti difficili iniziali, di grandi scelte Giuseppe per Carlo c’era. 

La famiglia Acciaio è rappresentata in azienda da Massimo Franzin e la figlia Priscilla, anch’essi innamorati del Corbarino.

lampadina di Corbara - lavaggio dei pomodori

Giuseppe Acciaio è un imprenditore di grande successo: nel 1980 ha fondato a Pompei la sua prima azienda la “Gma Import Export Specialità” che in poco tempo divenne ed è ancora  leader nella distribuzione all’ingrosso di prodotti d’eccellenza nel settore “Food & Beverage” con un ampio paniere dove viene dato spazio alle tante Dop e Igp nonché ai diversi Presidi Slow Food. Poi un percorso ascendente nel mondo dell’eccellenza de food con la creazione di diversi format registrati, che spaziano dalla Pizzeria Gourmet al Pub Gourmet arrivando al franchising “Capperi…che Pizza!!” con le prime 3 sedi sul lungomare Salerno, a Milano e in Svizzera a Lugano. Prodotti selezionatissimi da un lato, a cominciare dalle farine macinate a pietra e attenzione maniacale alla compatibilità ambientale dall’altro.

Poi insieme a Carlo il progetto di valorizzare la pizza con un mix di farine selezionate e mettendo al centro degli ingredienti  sua maestà il pomodorino Corbarino dando vita alla  famosa “Margherita Corbarì”

Una vera crociata contro il cibo spazzatura sempre più predominante al giorno d’oggi per tornare ai sapori partenopei veri di una volta.

Che sia la lampadina rossa di Corbara, rinata dal sogno di due innamorati della propria terra a propagare in tutto il mondo l’avviata rivoluzione culturale meridionale del “buono, sano e unicamente vero”.

La lampadina rossa di Corbara ultima modifica: 2022-05-25T13:34:54+02:00 da Matteo Donelli

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