Il lockdown ci ha esposti ad agitazione e stress. Condizioni in cui non è facile per la mente recuperare forza e lucidità e trovare idee utili a reinventare il futuro. Gli psicologi consigliano di ristorare le energie dedicandosi alla meditazione. Ancor meglio alla mindfulness, vale a dire quella forma di meditazione consapevole che si focalizza sul respiro, sul corpo e sulla dimensione del qui e ora.

Di mindfulness tratta appunto il nuovo libro della psicoterapeuta e analista bioenergetica Nicoletta Cinotti, i cui i video tutorial hanno raggiunto su YouTube oltre 60.000 visualizzazioni nei soli mesi di lockdown.

Minduflness in 5 minuti. Pratiche informali di felicità, Gribaudo Editore, guida il lettore verso la consapevolezza di sé (del proprio corpo, della propria respirazione) per recuperare la dimensione introspettiva che lo stress del quotidiano, soprattutto in questi giorni, ha messo fatalmente in ombra.

mindfulness - locandina del libro di nicoletta cinotti

Gli esercizi pratici contenuti in Mindfulness in 5 minuti si propongono di alleviare fenomeni disturbanti, negatività, nervosismo, insonnia. Nicoletta Cinotti descrive in modo chiaro e accessibilissimo pratiche di rilassamento e di grounding. Una scrittura per tutti. Consigli per lo più, che per sua stessa ammissione non sono la panacea per tutti i mali del mondo ma suggerimenti amichevoli, spunti di riflessione. Per tentare, se possibile di cambiare il nostro punto di vista, o semplicemente ampliarlo.

Di com’è nata la passione per bionergetica e midfulness ci racconta in questa intervista esclusiva.

mindfulness - nicoletta cinotti
Nicoletta Cinotti

Quand’è nata la sua passione per la mindfulness?

Medito da quando avevo vent’anni ma non avevo mai pensato di portare la meditazione nel mio lavoro. I primi anni sono stati intensi, con ritiri di meditazione, alcuni molto lunghi. Anni formativi e anni in cui “litigavo” regolarmente con la meditazione. Pensavo di dover arrivare in un luogo diverso da quello in cui mi trovavo. E scoprire che rimanevo sempre nello stesso posto era davvero frustrante. Credo che questo sia uno degli equivoci rispetto alla meditazione: l’idea che meditare sia diventare qualcosa di diverso da quello che siamo. O andare in un luogo diverso da quello in cui ci troviamo. Questo equivoco si è chiarito quando ho incontrato, molti anni dopo, la pratica di mindfulness. L’ho conosciuta perché mi occupo in particolare di disturbi depressivi e la mindfulness offre un programma in 8 settimane per prevenire le ricadute depressive. Un programma – si chiama protocollo MBCT – che è considerato efficace al pari del trattamento farmacologico nella prevenzione delle ricadute depressive. Un vero miracolo quindi che funziona proprio per chi è infelice per una condizione emotiva

Come la mindfulness può aiutarci a recuperare concentrazione e vitalità nel periodo delicato che stiamo vivendo?

La mindfulness aiuta a padroneggiare le nostre qualità naturali di attenzione e concentrazione. Quando siamo in una tempesta è di questo che abbiamo bisogno: stare al timone, attenti, consapevoli dei rischi e delle opportunità. Certamente se siamo dei marinai che hanno esperienza è più facile tenere il timone ma nelle difficoltà siamo più motivati a metterci in gioco e a impegnarci. Impegnarci è una parola impopolare: la mindfulness però richiede impegno. Soprattutto l’impegno che nasce da una attenzione affettuosa nei confronti della propria vita.

Spesso il silenzio ci mette a disagio, come fare pace con esso per cogliere tutte le sue potenzialità?

In realtà credo che non sia il silenzio che ci mette a disagio. Il disagio nasce dal fatto che, quando non c’è rumore ci rendiamo conto dell’incessante Radio Non stop Thinking che è sempre accesa dentro di noi. L’inquietudine, l’ansia, il disagio di cui soffriamo nasce dal fatto che questa radio è sempre accesa e non sempre con buone notizie. Nel silenzio ce ne accorgiamo. Quando non la sentiamo, perché siamo distratti o impegnati in altro, questa radio è comunque accesa. Continua a trasmettere cattive notizie rispetto alle quali siamo inermi: dietro al disagio, agli attacchi di panico, agli scoppi di nervosismo – apparentemente immotivati – sta questa colonna sonora incessante. È necessario prendercene cura. La mindfulness lo fa con tre azioni che potremmo riassumere così: abbassa il volume dei pensieri, aumenta il volume delle sensazioni e ci aiuta a guardare al di fuori degli schemi consueti per aprirci ad un mondo di possibilità che non vediamo, non cogliamo, non apprezziamo perché siamo guidati dai solti automatismi

Qual è la sua idea di felicità, uno degli obiettivi della mindfulness?

Agli inizi del protocollo MBSR, il protocollo per la riduzione dello stress che si basa sulla mindfulness, di cui mi occupo nel mio libro Mindfulness in 5 minuti. Pratiche informali di ordinaria felicità venne condotta una ricerca da Richard Davidson, importante neuro-scienziato dell’Università del Wisconsin, in collaborazione con il Center for mindfulness. Lo scopo era valutare scientificamente l’efficacia della mindfulness. Furono utilizzati sia parametri medici che test psicologici. Fino a quel momento si riteneva che il rapporto tra emisfero destro – che si attiva durante l’espressione di emozioni difficili e negative come paura e tristezza – e l’emisfero sinistro – che si attiva con emozioni positive come gioia, contentezza ed energia – fosse una sorta di schema caratteriale non modificabile. Detto in parole semplici se tendi a vedere il bicchiere mezzo vuoto lo vedrai sempre mezzo vuoto. Se tendi a vederlo mezzo pieno lo vedrai sempre mezzo pieno. La ricerca dimostrò che, con la mindfulness, si possono cambiare queste tendenze caratteriali. Non solo i partecipanti diventarono più ottimisti ma rimanevano più ottimisti anche sotto stress e i benefici del corso – che dura in tutto 8 settimane con 9 incontri – perduravano anche nei 4 mesi successivi sia dal punto di vista psicologico che fisico.

mindfulness - tanti sassi uno sopra all'altro

Che cosa significa tutto questo?

Significa che intraprendere e applicare nella vita quotidiana un programma Mindfulness porta conseguenze misurabili importanti per la salute fisica e mentale. Mostra anche che gli effetti sono raggiungibili anche se continuano le condizioni stressanti. Come dice Jon Kabat-Zinn, tra gli ideatori dei programmi mindfulness, non possiamo eliminare le difficoltà dalla vita, non possiamo appiattire le onde ma possiamo imparare il surf! Ossia possiamo imparare a farsi portare dall’onda al di là delle nostre destinazioni conosciute.

Quali sono i principali nemici del qui e ora?

Cerchiamo di essere preparati: questa è una bella cosa. Solo che trasformiamo il desiderio di essere preparati in una programmazione continua e controllata della nostra vita. Che spesso si accompagna ad una rimuginazione sugli errori passati, nostri e altrui. Viviamo così divisi tra pensieri sul futuro ed emozioni sul passato, sfuggendo le opportunità che sono invece, nell’unico tempo che abbiamo a nostra disposizione: il presente.

Il padre della bioenergetica, Alexander Lowen, scrive Noi esseri umani siamo come gli alberi, radicati al suolo con un’estremità, protesi verso il cielo con l’altra, e tanto più possiamo protenderci quanto più forti sono le nostre radici terrene. Se sradichiamo un albero, le foglie muoiono; se sradichiamo una persona, la sua spiritualità diventa un’astrazione senza vita. In che modo la pratica del grounding può aiutarci nel percorso di evoluzione e conoscenza di noi stessi?

Essere radicati a terra vuol dire essere concreti, capaci di fare i conti con la realtà senza troppe illusioni. È un aspetto fondamentale della mindfulness e della bioenergetica: tenere i piedi per terra a volte non è romantico ma è sicuramente il modo migliore per affrontare gioie e dolori. E, a dire la verità, rischiamo più spesso di perdere il senso della realtà nelle situazioni piacevoli che in quelle spiacevoli: essere radicati vuol dire saper stare nel piacere senza perdere la testa e saper stare nelle difficoltà senza perdere il coraggio!

Davvero bastano pochi minuti per trarre giovamento della mindfulness?

C’è qualcosa che compreremmo tutti volentieri: il tempo. Vorremmo più tempo libero e più̀ serenità̀ in quello che abbiamo a disposizione, troppo spesso delimitato e costretto tra mille doveri e impegni. È facile pensare che non sia possibile avere tempo per qualcosa in più̀ nelle nostre giornate. Tanto meno per una pratica – quella della mindfulness – che richiede costanza. Eppure la mindfulness un regalo lo fa a tutti: regala un tempo più̀ ampio in cui gustare la propria vita. E non perché́ permette di ottenere qualcosa di speciale ma perché́, essendo più̀ presenti e consapevoli, siamo in grado di assaporare quello che facciamo e non ci sentiamo trascinati in un vortice di attività̀. Il vero punto non è il tempo: è la costanza. Possiamo portare la mindfulness nella nostra vita quotidiana, anche solo 5 minuti al giorno. Ma non basta farlo per un giorno. Così la vera domanda è: sei disponibile a fare 5 minuti al giorno di pratica mindfulness per tutta la vita? Cinque minuti sono il tempo di un caffè, di una sigaretta, di una telefonata. Tutte cose che facciamo quotidianamente. Domandiamoci se siamo disponibili a darci attenzione – un’attenzione affettuosa e non giudicante – ogni giorno per 5 minuti per tutta la vita. Se la risposta è sì abbiamo già fatto il primo passo verso la felicità e non ha richiesto tempo ma intenzione. L’intenzione di coltivare una felicità possibile

La mindfulness è per tutti?

Niente va bene per tutti. Nemmeno gli antibiotici fanno bene nello stesso modo a tutti. La mindfulness va incontrata, assaggiata, assaporata e poi scelta. Se non la proviamo non possiamo sapere se è adatta a noi. Io so che ho visto pazienti – che avevo seguito per anni – ottenere dalla mindfulness un benessere che in psicoterapia era sfuggito. Ed erano stati miei pazienti, quindi faccio una affermazione political correct!

Un consiglio da dare a chi si approccia a questa pratica…

Ricominciare: interrompiamo molte abitudini salutari perché non accettiamo di ricominciare. Invece ricominciare è tutto quello di cui abbiamo bisogno per costruire, con costanza, qualcosa. Cento volte la mente vaga, cento volte la portiamo al respiro. Cento volte smettiamo di praticare mindfulness e cento volte ricominciamo. Ricominciare è uno dei più begli atti di coraggio che conosco. In fondo non ricominciamo tutti, ogni giorno?

Foto in evidenza di Daniel Mingook su Unsplash

Mindfulness contro lo stress da lockdown. Intervista a Nicoletta Cinotti ultima modifica: 2020-05-31T09:00:00+02:00 da Mariangela Cutrone

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