Pomodorino del Piennolo, una singolare punta in giù e una buccia dura di colore rosso intenso. Un gusto vivace, dolce e dal retrogusto acidulo. Meraviglia ed esaltazione del palato. Una specialità che cresce solo ed esclusivamente alle pendici del Vesuvio. La storia, le curiosità e la leggenda di un prodotto di altissima qualità ed espressione di antiche tradizioni culinarie.

Pomodorino del Piennolo: eccellenza vesuviana

La storia del pomodorino del Piennolo è affascinante. Il pomodoro giunse nella città di Napoli grazie all’omaggio al nuovo re Ferdinando IV da parte del vicerè del Perù. Il re, aguzzando l’ingegno, decise di farlo coltivare nelle zone più fertili del regno. L’inteso colore rosso, il gusto deciso, la massima concentrazione di acidi, zuccheri e altri solidi solubili lo rendono a lunga conservazione. Le qualità organolettiche, inoltre, non subiscono alcuna variazione. Le caratteristiche del pomodorino sono legate ai fattori climatici e alla tipologia del suolo. La ricchezza degli acidi organici, infatti, determina la “vivacità” o “acidulità” del gusto. Il Pomodorino  viene apprezzato allo stato fresco, in conserva di vetro e nella tipica forma “al piennolo” (conservata in appesa).

Pomodorino del Piennolo, grappoli e conserve
Pomodorino del Piennolo – Fonte: vesuviolive

Le aree di produzione e di conservazione del pomodorino del Piennolo, in particolare, sono Somma Vesuviana, Terzigno, Torre Annunziata, Torre del Greco, Trecase, San Giorgio a Cremano, San Giuseppe Vesuviano, San Sebastiano al Vesuvio, Boscoreale, Boscotrecase, Cercola, Ercolano, Massa Di Somma, Ottaviano, Pollena Trocchia, Portici, Sant’Anastasia e una porzione di territorio del comune di Nola. La superficie di coltivazione stimata è di circa 480 ettari. Le produzioni annuali sono di circa 4 mila tonnellate di prodotto fresco. Nel 2009 il pomodorino del Vesuvio è divenuto una DOP, rinnovando e rivitalizzando l’interesse commerciale e gli interi reparti di produzione.

Curiosità, leggende e testimonianze letterarie

Il pomodorino si è conquistato un posto all’interno del presepe napoletano da quasi due secoli. Le notizie storiche più illustri sono riportate da Achille Bruni, nel 1858, nel suo “Degli ortaggi e loro coltivazione presso la città di Napoli“. L’entomologo descrive i pomodori a forma di ciliegia e che «si mantengono ottimi fino in primavera, purché legati in serti e sospesi alle soffitte». Un’altra testimonianza letteraria è quella di Luigi Palmieri nell”Annuario della Reale Scuola Superiore d’Agricoltura in Portici del 1885. Palmieri scrive della pratica di conservare le bacche della varietà p’appennere in luoghi ventilati e al riparo dal sole.

Pomodorino del Piennolo Vesuviano
Il pomodorino del Piennolo cresce solo ed esclusivamente alle pendici del Vesuvio

Francesco De Rosa in “Italia Orticola” del 1902, riporta l’intera tecnica di coltivazione dei pomodorini e che la”cerasella” vesuviana era stata sostituita dalla tipologia “a fiaschetto”, più consona al piennolo. Per quanto riguarda le leggende, invece, si racconta che Lucifero creò Napoli rubando un pezzo del Paradiso, ma il suo tocco rese i terreni aridi. Gesù cominciò a piangere e le sue lacrime, cadendo dalle pendici del Vesuvio, resero il terreno fertile facendo nascere i pomodorino del Piennolo. Un’altra leggenda legata all’eccellenza vesuviana racconta delle donne di Torre del Greco. Le mogli dei pescatori si occupavano delle resti che servivano per la pesca e utilizzavano la stessa tecnica per intrecciare i nodi delle reti del pomodorino.

Pomodorino del Piennolo: storia, curiosità e leggende ultima modifica: 2019-03-26T09:00:49+01:00 da Cristina Gatto

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