A settembre, un’icona generazionale rischia di sparire dagli scaffali: l’agenda Smemoranda è fallita, il diario scolastico che ha segnato epoche intere, è in pericolo. Il fallimento del gruppo finanziario omonimo nel marzo 2023 ha portato a un’asta disertata per l’acquisizione dei diritti del marchio. Scopriamo le origini di questo simbolo cult, il suo ruolo nel panorama culturale italiano e le sfide che hanno portato alla sua crisi.
Smemoranda è fallita, la rinascita impossibile
Nel 1979, Gino e Michele fondarono l’agenda Smemoranda, che si distinse come un autentico simbolo generazionale. La sua influenza si estese oltre i confini del movimento studentesco, affiancando le voci di intellettuali, artisti e personalità di rilievo.
Le collaborazioni con figure di spicco come Claudio Bisio, Luciano Ligabue e Jovanotti giocarono un ruolo determinante nel consolidare il successo della marca, riconoscibile per l’iconica mela.
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Smemoranda rappresentò uno spazio personale, un diario da arricchire con adesivi e ricordi, anticipando in modo sorprendente le dinamiche sociali che caratterizzano l’era contemporanea.
La crisi
Nonostante gli anni d’oro caratterizzati da un successo economico significativo, il marchio Smemoranda ha subito un impatto drammatico a causa della crisi, aggravato dall’avvento della pandemia da Covid-19 e la diffusione della didattica a distanza.
Diversi fattori, tra cui la crescente concorrenza, il declino delle tradizionali cartolerie a vantaggio della grande distribuzione e dell’e-commerce, l’utilizzo di dispositivi digitali e l’obbligatorietà dei diari d’istituto, hanno contribuito in modo determinante al declino inesorabile del marchio Smemoranda.
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Giochi Preziosi ha preso in affitto il marchio per un anno, ma non è servito. L’asta più recente, ancora, ha segnato la fine di un’era. L’agenda Smemoranda, un tempo considerata un’icona indiscussa, si trova ora a rischio di sparire dagli scaffali.
La mancata cessione dei diritti del marchio all’asta rappresenta l’epilogo definitivo di un periodo storico, simboleggiando la crisi irreversibile di un’icona culturale.
