I verbi più difficili della lingua italiana. Scriveva il filosofo, scrittore e politico francese Michel de Montaigne (1533-1592) che “La maggior parte dei problemi del mondo sono dovuti a questioni di grammatica”. Forse non proprio la maggior parte, ma se è complessa la grammatica francese anche quella italiana crea più di un grattacapo. E, nel percorso a ostacoli che chi si approccia alla nostra lingua deve affrontare, la coniugazione verbale è sempre un osso duro. Soprattutto quando ci si avvicina ai verbi irregolari, che mostrano cioè anomalie di varia natura. Partiamo dall’inizio.

I verbi difficilissimi - pagina di dizionario

Ogni voce verbale è composta da due elementi, il tema e la desinenza. Quando un verbo è regolare, il suo tema è sempre uguale comunque lo si declini, mentre quello che cambia è la desinenza. Che comunque si modifica allo stesso modo per tutti i verbi che appartengono alla medesima coniugazione. Così, per esempio, i verbi della prima coniugazione regolare formano il loro tema togliendo “are” all’infinito e variando in ugual maniera le desinenze dei modi e dei tempi. Fin qui la regola principe.

Quella “brutta bestia” dei verbi irregolari

I problemi nascono con i verbi che subiscono, anche in una sola voce, cambiamenti del tema originario. O che addirittura assumono desinenze diverse da quelle del verbo modello. Sono i verbi irregolari. Per rendere l’idea, facciamo questa comparazione. Il verbo temere della seconda declinazione, regolare, alla prima persona del modo indicativo tempo presente diventa temo, mantenendo il tema tem. Sempre seconda declinazione, il verbo tacere alla prima persona del modo indicativo tempo presente diventa taccio, modificando il tema da tac a tacc. Per non parlare poi del verbo andare, che alla prima persona del modo indicativo presente diventa io vado (!!!).

Quali sono i verbi difficilissimi della lingua italiana? Ricordiamo i più noti, andare, dare, stare della prima coniugazione. Il verbo irregolare fare sembra della prima ma in realtà appartiene alla seconda perché deriva dal latino facere. Sono parecchi gli irregolari della seconda coniugazione, pochi quelli della terza. Alcuni subiscono addirittura modifiche che sono il risultato di aggiustamenti tra il tema e la desinenza.

Aprii o apersi? Diedi o detti? I passati remoti difficili

Ci affidiamo all’Accademia della Crusca, vera autorità in materia, per “raccontare” le stranezze di alcuni (solo alcuni…) fra i verbi irregolari più usati e più anomali, ci si passi il termine, della lingua italiana. Per intenderci, quelli che mettono in crisi non solo chi non conosce l’italiano ma a volte anche chi è madre lingua. I dubbi su certe forme verbali sono sempre in agguato. Per esempio, il verbo aprire al passato remoto diventa aprii o apersi? Ebbene, sono corrette entrambe le forme, oggi è più comune aprii ma anticamente si usavano entrambe.

Il verbo cuocere al passato remoto fa cossi, cuocesti, cosse, cuocemmo, coceste, cossero… suona male, lo dice la stessa Accademia della Crusca, ma è corretto proprio così. Diedi o detti? Famiglia del verbo dare, passato remoto, vanno bene entrambe le forme ma la più usata è la prima. Stesso discorso nelle forme devo o debbo: buone tutte e due. E il participio passato del verbo esigere, qual è? Non certo esigìto, ma esatto. Una forma verbale usata però ormai solo nel linguaggio burocratico. Comunemente la parola esatto ha funzioni diverse e significa giusto, preciso.

I verbi difficilissimi - antica immagine del vocabolario della crusca

Non nuoce ricordare – piace anche alla Crusca il gioco di parole – il verbo nuocere che al passato remoto fa nocqui e al participio passato è nociuto. Lo sapevate che al passato remoto il verbo riflettere fa riflettei ma anche riflessi? Con due significati diversi: riflettei per considerare, riflessi per mandare riflessi. Tre forme per il verbo soddisfare: soddisfaccio, soddisfo o soddisfò. Vanno bene tutte e tre anche se la terza, pur non essendo sbagliata, è molto rara. Splendei o splendetti? Buone entrambe per il passato remoto del verbo splendere.

A proposito del comunissimo verbo stare, l’Accademia della Crusca ci tiene a ricordare che la prima persona del verbo si scrive sto, senza accento. E’ un errore frequente…. Da ultimo, ancora un gioco di parole con il verbo succedere, perché a tutti può succedere di sbagliare. Il suo participio passato può essere succeduto ma anche successo: corrette entrambe le forme, ma con usi e significati diversi. Succeduto significa subentrato, successo va usato con il significato di accaduto.

Tutto chiaro? Nella storia di questa nostra bellissima e complicata lingua, piace ricordare che già nel 1861 il neonato stato italiano dava agli insegnanti una direttiva molto precisa. Erano gli anni in cui la scuola dell’obbligo si fermava alla seconda classe elementare. Parlando di verbi, la direttiva era questa: “il più utile e importante esercizio grammaticale in questa classe (la seconda elementare) è la coniugazione orale e talvolta scritta di verbi regolari e di molti irregolari al passato remoto, l’uso dei quali è frequentissimo” (M. G. Lo Duca, 2012).

I verbi più difficili della lingua italiana ultima modifica: 2020-09-28T09:00:00+02:00 da Cristina Campolonghi

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