Annalisa Di Maria, è studiosa, curatrice artistica ed esperta internazionale d’arte specializzata nell’iconografia pittorica rinascimentale. Originaria di Alessandria, vive in un magnifico borgo in provincia di Arezzo. Membro del Comitato di esperti del Club per l’UNESCO di Firenze, è una dei firmatari del recente studio intitolato “La Maddalena di Raffaello ovvero quando l’allievo supera il Maestro”.

Dipinto di Raffello
Il dipinto attribuito a Raffaello Sanzio

Annalisa Di Maria, insieme ad altri esperti del calibro di Jean-Charles Pomerol, professore emerito dell’Università della Sorbona, Nathalie Popis, specialista in applicazioni della matematica nell’arte, Andrea Chiarabini, dottore in biologia molecolare all’Università di Urbino Carlo Bo, attribuisce a Raffaello il ritrovamento di un’opera raffigurante una Maddalena con il volto di Chiara Fancelli, moglie del Perugino. Lo studio è stato pubblicato in maniera dettagliata sull’autorevole rivista scientifica ISTE Open Science. L’abbiamo incontrata per parlare con lei di questo straordinario ritrovamento, ma anche della sua passione per il genio Leonardo Da Vinci e per l’arte in generale. Conosciamola meglio in questa intervista rilasciata in esclusiva a Italiani.it.

Dottoressa Di Maria, quando è nato il suo amore per l’arte?

«Sono stata immersa nell’arte fin dalla mia prima infanzia. Mio padre era un grande esperto, critico e pittore, e ha condiviso con me l’amore per l’arte. Mi raccontava la vita dei grandi artisti, insegnandomi nella sua bottega, come si faceva una volta, le tecniche dei grandi pittori, facendomi innamorare di lei e del disegno, quest’ultimo la mia più grande passione. Ho iniziato a disegnare a cinque anni. Sono sempre stata affascinata sin da piccolina, in particolar modo, dalla tecnica e dal modo di disegnare di Leonardo da Vinci».

Cosa rappresenta l’arte nella sua vita?

«In generale, l’arte è un mezzo per trasmettere e immortalare la storia. Per me rappresenta una condivisione di emozioni animate dallo spirito del pittore. Può essere tradotto anche come ricerca di un cammino verso il bene, cioè desiderio di toccare il divino. Penso in questo a pittori come Leonardo da Vinci e Raffaello Sanzio».

Disegno di Leonardo
Particolare del volto di Sant’Anna, Leonardo Da Vinci

Lei è una delle più grandi esperte al mondo di Leonardo da Vinci. Quali, fra le caratteristiche di questo genio italiano, l’hanno particolarmente incuriosita?

«Le opere di Leonardo da Vinci dimostrano una combinazione di arte, filosofia e scienza. Era molto più che l’autore della Gioconda. Leonardo da Vinci, fervente difensore del neoplatonismo fiorentino, diede grande importanza alle scienze, in particolare alla matematica. Riteneva che contenessero la chiave per conoscere la creazione del mondo e dell’universo. L’arte è stata per lui un modo per applicare le sue ricerche e i suoi studi. Ciò che caratterizza questo grande osservatore dall’insaziabile curiosità è la sperimentazione e una grande profondità di spirito umanista guidato dalla ricerca dell’ideale».

La Gioconda
La Gioconda di Leonardo, famosa nel mondo

Cosa si nasconde dietro al misterioso sorriso della Gioconda e perché, a distanza di secoli, continua a incantare il mondo?

«Questo sorriso enigmatico e dolce che irradia fino al fascino, incarna il potere della femminilità, di una madre protettiva che perpetua la vita. Una saggezza divina viene emanata da questo ritratto in un’atmosfera nebbiosa che tocca il reale e l’irreale, cioè il legame della terra e del cielo o dell’uomo con Dio. Quest’opera che viaggia nel tempo reincarna lo spirito di questo pittore dove l’anima e la bellezza sono immortali».

Recentemente, insieme ad altri studiosi, ha affermato che la riscoperta opera Maria Maddalena, appartenente a una collezione privata, è attribuibile a Raffaello e non al Perugino, come qualcuno aveva sostenuto (fra cui Sgarbi, ndr). Sulla base di quali elementi è giunta a queste conclusioni?

«Esaminarla a occhio nudo, e dunque dal vivo, è il primo passo che fornisce gli elementi per indirizzarla verso un’artista o un movimento artistico. La competenza stilistica di quest’opera, di grande finezza di esecuzione, ci ha spinto a effettuare numerosi esami scientifici (pigmenti, immagini, supporto…). I risultati hanno rivelato un’opera di grande maestria esecutiva che corrispondeva all’intero processo creativo utilizzato da Raffaello Sanzio e che quindi confermavano le mie intuizioni iniziali. Le analisi hanno evidenziato l’utilizzo del metodo dello spolvero che consiste nel trasferire un disegno preparatorio sul supporto della composizione pittorica e numerosi pentimenti del disegno fino all’opera finale.

Annalisa Di Maria, volto primo piano opera
I dettagli del volto della Maddalena, in primo piano

Si tratta di informazioni preziose per l’autenticazione dell’opera originale, cioè della prima che servì da modello. Questi elementi scientifici attestano che il ritratto di Chiara Fancelli con l’immagine di Maria Maddalena proviene quindi dalla fantasia creativa di Raffaello Sanzio, è lui dunque che creò questa composizione. Infine, abbiamo ritrovato, negli archivi di Firenze, la traccia storica della Maria Maddalena di Raffaello che era considerata perduta. In sintesi, l’autenticazione di un’opera d’arte è un processo lungo che richiede la raccolta di numerosi indizi, sia stilistici, storici che scientifici».

Chi era Chiara Fancelli e in cosa differiscono fra loro le opere che la ritraggono?

«Chiara Fancelli era la moglie del Perugino che fu maestro e poi collaboratore di Raffaello. Come disse il Vasari, questa donna era di grande bellezza e fu modello sia per il marito che per Raffaello. Ciò che differenzia la sua rappresentazione dipende dal tecnicismo del pittore. In questo caso, come ricorda Nathalie Nolde, storica dell’arte e curatrice/restauratrice a Chantilly, la versione della Maddalena di Raffaello, di grande finezza di esecuzione, presenta un misto di morbidezza e forza con una luce molto più avvolgente rispetto alla versione del Perugino».

Cosa accomuna Leonardo e Raffaello?

«Raffaello è il degno erede spirituale di Leonardo da Vinci. Per Raffaello, osservare l’opera del genio toscano fu fruttuoso. Vide la Gioconda e Leda nel suo studio situato a Firenze. Copie di disegni lo testimoniano. Rimase stupito dal modello soave di Leonardo, soprattutto nell’utilizzo del chiaroscuro e delle velature. Proprio come Leonardo, fu fortemente ispirato dall’antichità. Queste due menti eccelse, perseguivano con lo stesso ardore la ricerca della grazia e della bellezza ideale platonica».

Annalisa Di Maria, dipinto di Caravaggio

Un altro grande dell’arte del passato è, senza alcun dubbio, Caravaggio. Perché la sua famosa luce è stata considerata rivoluzionaria?

«Caravaggio ha rivoluzionato la pittura con il realismo cupo delle sue tele e l’uso del chiaroscuro. Il suo realismo, a volte violento, è un riflesso del suo temperamento che nasceva da un suo io inquieto. Per l’epoca, il suo trattamento della luce era innovativo poiché utilizzava un’inquadratura limitata con sfondi scuri, colori tenui con una forte luce laterale che creavano un realismo sorprendente. Le sue opere diventano immagine viva come una fotografia».

Qual è la differenza sostanziale tra l’arte del passato e l’arte moderna?

«L’arte dovrebbe essere in continua evoluzione, come l’uomo oggi, ma questo purtroppo non sempre avviene per quanto riguarda l’arte. Detto questo, l’arte moderna porta con sé la trasmissione culturale e l’influenza del passato. Per un’artista contemporaneo è fondamentale che la sua conoscenza attinga all’insegnamento dei maestri che ci hanno preceduto. Poi, ovviamente il genio non conosce tempo, oggi come allora. Un artista in sé ha la necessità di esprimere qualcosa dell’animo e l’arte è una delle forme più importanti di questa espressione. L’arte deve essere creazione, innovazione continua, come lo era allora, l’originalità deve essere alla base di ogni creazione artistica. L’arte si deve fare messaggera oggi come allora, anche aiutandosi con i simboli, il suo scopo deve essere quello di far riflettere le persone. La natura e la sua osservazione nei secoli, deve essere forma di ispirazione per l’arte. L’arte del passato promuoveva il bene, il bello e la perfezione, concetti che devono coesistere anche oggi».

Quali sono, secondo lei, i più grandi artisti contemporanei?

«Quelli che innovano e riescono a muovere le persone e rivoluzionare il proprio tempo, ma sempre con uno sguardo al passato. Apprezzo dell’epoca moderna alcuni scultori e diversi pittori».

volto
Particolare del volto del dipinto “Dama con l’ermellino”, di Leonardo Da VInci

Che importanza riveste oggi l’arte?

«L’arte ha diverse funzioni. Da un punto di vista storico è una trasmissione culturale. Un’opera d’arte in sé ha anche il potere di condividere e rivelare emozioni, pensieri, valori e sentimenti profondi e mostrare la capacità di creatività, ma bisogna però saperla cogliere. L’arte deve essere soprattutto cura per l’anima».

Che impatto ha sulla società moderna?

«La cultura e l’arte devono promuove il risveglio del pensiero e aiutare a stabilire l’unione tra gli altri e se stessi. Questa comunicazione con il mondo è un’attrazione essenziale della nostra civiltà per far riflettere l’essere umano».

Sempre più spesso ci arrivano notizie di atti vandalici ai danni di opere d’arte. Da cosa dipendono questi atteggiamenti e cosa si potrebbe fare per avvicinare i giovani all’arte?

«È fondamentale oggi educare i nostri giovani a diventare cittadini illuminati, curiosi e interessati al mondo che li circonda. L’educazione artistica e culturale ha un ruolo essenziale da svolgere nella formazione dei cittadini perché la cultura gioca un ruolo fondamentale nel modo in cui i bambini interpretano il mondo. Bisogna dunque educarli alla bellezza e al rispetto di essa sin da piccoli, perché distruggendola si distruggono anche la nostra tradizione e la nostra storia».

Annalisa Di Maria

Fra tutte le donne ritratte da Leonardo, quale le somiglia di più?

«La Gioconda».

Cos’è la bellezza?

«La bellezza è un concetto estetico e talvolta morale. La sua rappresentazione risulta da una percezione personale in linea con un ideale definito. Fa sorgere in noi quello che i filosofi chiamano il sentimento estetico che testimonia il piacere della contemplazione. Durante il Rinascimento la bellezza incarnava una perfezione ispirata alla creazione divina con l’obiettivo di raggiungere il divino. Secondo i precetti degli umanisti fiorentini, una creazione artistica, di suprema bellezza, diventa l’anello di congiunzione tra la terra e il cielo e ci avvicina così a Dio. Inoltre, nella loro ricerca della bellezza ideale, attribuivano maggiore importanza all’anima considerata immortale. Pertanto, la bellezza non può che essere il riflesso dell’anima».

(Foto: Annalisa Di Maria, Pagina Facebook)

Annalisa Di Maria, esperta internazionale di Leonardo da Vinci e del Rinascimento italiano: «L’arte è una cura per l’anima» ultima modifica: 2023-10-25T11:50:00+02:00 da Antonietta Malito

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