La frutta secca rientra senza dubbio tra i simboli delle festività natalizie, immancabile sulle tavole imbandite, a cominciare dalla vigilia dell’Immacolata fino ad arrivare all’Epifania. Servita insieme alla frutta e ai dolci della tradizione, si consuma alla fine del pranzo o della cena. Spesso, la si usa come ingrediente di primi o secondi piatti particolarmente moderni, o per farcire i torroni, il panforte, oltre a torte e dolcetti vari, tipici di questo periodo.

frutta secca

Le origini

Mangiare la frutta secca in questo periodo dell’anno e, soprattutto, a Natale e a Capodanno, è un’antica tradizione risalente agli egizi. Furono proprio gli egizi che la fecero conoscere alle civiltà greca e romana. Al tempo dei romani, quando ancora il Natale non si festeggiava, la frutta secca veniva offerta e consumata al termine dei banchetti più raffinati. Inoltre, sempre i romani, la consideravano di buon auspicio. Proprio per questo, in occasione dei matrimoni si usava cospargere gherigli di noce sul pavimento della casa del futuro sposo.

frutta secca, noccioline

Dall’epoca romana in poi, la tradizione di consumare la frutta secca al termine dei banchetti si è pian piano integrata con le usanze cristiane. Nei secoli, il consumo di frutta secca in inverno, e soprattutto durante le festività, è diventato un vero e proprio rituale in tutta Italia, soprattutto al sud.

Perché si consuma nel periodo natalizio?

Non c’è un motivo in particolare, ma, a tal proposito, sono state avanzate due teorie. La prima è legata alla stagionalità della frutta. Poiché in inverno è difficile trovare frutta fresca, si usava essiccarla in estate per poterla consumare nel periodo invernale. Secondo un’altra teoria, invece, nel passato, quando la povertà era la condizione in cui versava la maggior parte della popolazione, a Natale, al posto di regali, si donava la frutta secca.

misto di frutta secca

Proprietà nutrizionali

Questo simbolo per eccellenza delle feste natalizie apporta al nostro organismo molti effetti benefici. Tuttavia, così come vale per gli altri alimenti, non bisogna mai farne un consumo esagerato. Noci, nocciole, mandorle, pinoli, pistacchi, insieme ai frutti essiccati che a essi vengono associati (datteri, uvetta, albicocche, prugne, fichi, ecc.), contengono numerosi nutrienti, in particolare grassi polinsaturi, quali gli omega-6, importanti nella prevenzione di malattie cardiovascolari e per tenere sotto controllo il colesterolo.

datteri

Gli omega-6 sono anche dei potenti antiossidanti, pertanto aiutano a contrastare l’azione dei radicali liberi, responsabili dell’invecchiamento cellulare. La frutta secca, tuttavia, contiene molte calorie, ragion per cui non bisogna abusarne.

‘A seccumma, la frutta secca campana

In Campania è tradizione concludere il pranzo o la cena di Natale con la cosiddetta “seccumma”. Si tratta di un cesto pieno di frutta secca a guscio, che, per la quantità e le modalità in cui viene mangiata, ha preso anche il nome dispassatiempo (passatempo), perchè viene sgranocchiata a lungo, tra una chiacchiera e l’altra.

noci

‘A “seccumma” è molto richiesta nel periodo che precede Natale e Capodanno, tanto che il suo prezzo lievita rispetto agli altri periodi dell’anno. Portare in tavola la frutta secca è ormai ovunque, in Italia, un rituale che arricchisce e colora ulteriormente i nostri momenti di festa in famiglia.

(Foto: Pixabay)

Frutta secca per le feste, un’antica tradizione ultima modifica: 2023-12-10T07:24:00+01:00 da Antonietta Malito

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