Un fiume d’inchiostro lungo quarant’anni ha tentato di raccontare il sequestro Moro, egli quattro volte Presidente del Consiglio, prima segretario e poi presidente della Democrazia Cristiana e con una carriera accademica nonché politica brillanti; senza alcuna macchia e con una manifesta volontà di mettersi al servizio del popolo con un’umiltà quasi disarmante. Già attivo nel primo dopoguerra alla fine del fascismo con la liberazione.

Aldo Moro saluta i suoi elettori, lontano dai giorni del "sequestro Moro

Egli aveva una grande visione della politica, credeva davvero di poter avvicinare le fazioni più estreme dei partiti italiani, e forse quello fu uno dei motivi per cui fu rapito e ucciso dalle Brigate Rosse proprio nelle ore in cui prendeva forma l’agognato governo di solidarietà nazionale, un sentito progettato intessuto con l’allora segretario del PCI Enrico Berlinguer e nacque il caso del “sequestro Moro.

L’esponente politico DC, colto e di mente aperta, ebbe una visione laica della politica, introducendo per primo l’insegnamento dell’educazione civica nelle scuole, e al contempo viveva un profondo rapporto d’amicizia con Paolo VI, che ricordiamo sopraffatto, mentre implorava le BR di restituire Moro alla famiglia, e poi, dopo l’epilogo di sangue, celebrando i funerali dell’amico, lo definisce “carissimo” e in quella parola c’è tutta la storia di un’amicizia sincera.

l'onorevole moro che legge il giornale in giorni lontani dal "sequestro Moro"
Il compianto leader della DC, era dunque un cattolico osservante, senza ostentazione, e senza la ridondanza espressa da molti suoi colleghi, i quali, mentre Moro rivolgeva lo sguardo al crocifisso, guardavano concupiscenti la pletora di penitenti ricurvi sui banchi della chiesa, poiché rappresentavano potenziali serbatoi di voti.

Moro andava ogni giorno a messa, quasi all’alba, in modo dimesso, e solo dopo iniziava la sua giornata lavorativa, poiché aveva una visone tutt’altro che clericale nella pratica del culto, al contrario metteva in pratica gli insegnamenti della madre, che lo conducevano ad una fede scarna e al servizio del prossimo.

Indubbiamente il leader DC sovrastava di una spanna tutti i suoi compagni di partito e probabilmente era destinato a diventare presidente della Repubblica.

Da giovane era stato presidente del Movimento dei laureati cattolici, e restò in carica fino all’ottobre 1946, ma forse il fatto che fosse così cristallino e al contempo carismatico, al punto da mettere in ombra chiunque gli stesse accanto, fu chiaro nel VII Congresso della Democrazia Cristiana che lo vedrà trionfatore, tanto che gli sarà affidata la Segreteria del Partito, un incarico che manterrà a lungo.

sequestro Moro
Un altro momento topico fu nel 1963 quando, rieletto alla Camera, è chiamato a costituire il primo governo organico di centro-sinistra, l’embrione di quel “compromesso storico” in cui credeva, che mai realizzò e che aveva molti detrattori, poiché non tutti desideravano dialogo e collaborazione tra le forze politiche.

Rapito e ucciso dalle Brigate Rosse dopo cinquantacinque giorni di prigionia nella celletta angusta di Via Montalcini 8 a Roma, per ironia della sorte, fu ritrovato vicinissimo sia alla sede della DC sia a quella del PCI il l9 maggio del ’78 e da lì iniziò il caso del !sequestro Moro.

Quei cinquantacinque giorni del sequestro Moro, lacerarono il paese e certamente ancor di più la famiglia Moro che non sentì affatto la vicinanza di amici personali di partito del padre e marito, come Cossiga ad esempio, a cui Maria Fida in una lettera scrisse: “Le lacrime non lavano il sangue”, e mai ebbe risposta.

Oggi dopo processi e condanne, quasi tutti coloro che furono coinvolti nel rapimento e nell’omicidio sono liberi. Resta Alessio Casimirri, l’unico imprendibile latitante del gruppo delle BR che partecipò all’agguato di Via Fani.

Il caso del sequestro Moro: uomo martire e innocente ultima modifica: 2018-05-09T09:30:34+02:00 da simona aiuti

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