Quel ramo del lago di Como, che volge a Mezzogiorno, non è solamente l’incipit dei celebri “Promessi Sposi”, ma un luogo con delle presenze oscure. Mai sentito parlare della terribile creatura del Lariosauro?
Beh se non avete idea di chi sia, vi basti sapere che è il fratellastro nostrano di Nessie, il temibile mostro di Loch Ness. Certo non sarà famoso come il suo simile scozzese, ma il “serpentone d’acqua” galleggia tra mito e leggenda lungo le sponde del lago di Como da circa 70 anni.
Mentre però i cugini scozzesi hanno costruito intorno al proprio mostro un vero e proprio business attirando curiosi da ogni parte del mondo, la storia del Lariosauro resta un piccolo racconto popolare custodito dagli abitanti delle rive del lago di Como.
Le origini del Lariosauro
A differenza di quanto si possa pensare il Lariosauro non è un animale mitologico, ma uno dei tanti dinosauri che popolarono l’era prestorica. Nel 1830 a Pederledo, una piccola località in provincia di Lecco, furono rivenuti i primi fossili di questa particolare specie, che sono tutt’oggi conservati nel museo di Scienze naturali di Monaco di Baviera. Dalle analisi condotte sui resti è emerso che il Lariosauro fosse un rettile acquatico appartenente alla famiglia dei Notosauri.
La sua lunghezza si aggirava tra i 60 ed i 130 centimetri. Molto particolari erano le sue zampe. Quelle anteriori particolarmente massicce avevano una forma molto simile a quella di una pinna, certamente utili per muoversi con facilità nelle acque del Lago di Como. Quelle posteriori invece si contraddistinguevano per la loro piccolezza, e per aver conservato una struttura a cinque dita, forse palmata. Ciò che indubbiamente non passava inosservato erano le sue terribili ed aguzzi fauci, le quali certamente hanno contribuito a creare la leggenda sulla pericolosità del Lariosauro
Tra leggenda e realtà: gli avvistamenti del mostro del lago
Tutto ebbe inizio nel 1946 quando nel piccolo comune di Colico, due cacciatori si imbatterono in una strana creatura della lunghezza di una decina di metri. Colti di stupore e impauriti per la presenza dello strano essere, reagirono aprendo il fuoco. La creatura così si rituffò nelle acque per scomparire nelle profondità del lago. Era un Lariosauro? Negli anni ’50 si susseguirono ancora una serie di avvistamenti. Nel 1957 a Dongo, in provincia di Como, un gruppo di biologi si immersero per scandagliare parte dei fondali del lago, e giurarono di aver visto un sagoma molto simile a quella di un coccodrillo.
Che si trattasse proprio del Lariosauro? Dopo alcuni decenni di silenzio, all’inizio del nuovo millennio si tornò a parlare del Lariosauro. Nel 2003, un gruppo di pescatori in ricognizione sul lago affermò di aver notato l’ombra di una strana creatura dalle dimensioni mastodontiche. Dove si perde il confine tra realtà e leggenda? Il lago di Como, è uno dei laghi più profondi d’Europa. I suoi abissi sono luoghi di mistero, dove la fantasia velocemente corre per immaginare mondi altrove. Lo scrittore e naturalista John Steinbeck diceva: “La profondità degli abissi sono come i livelli oscuri e profondi della nostra mente. Là i simboli onirici riposano e talvolta emergono per prendere fiato. Un oceano senza i suoi mostri sarebbe come un sonno senza sogni”.