Rosanna Bonasia, professoressa in Ingegneria Civile e Tecnologie Sostenibili presso l’Instituto Tecnológico y de Estudios Superiores de Monterrey, è stata eletta presidente del Consiglio direttivo dell’Associazione dei ricercatori italiani in Messico (ARIM). La nomina è avvenuta nei giorni scorsi.

Tutti i componenti del consiglio

In questa nuova esperienza, Rosanna Bonasia è affiancata dal vicepresidente Andrea Mutolo, professore e ricercatore di storia contemporanea nell’Università Autonomia di Città del Messico; dalla segretaria generale Karen Matías, responsabile del Dipartimento di Progettazione dell’Esperienza di Apprendimento presso l’Università Nazionale Autonoma del Messico; dal tesoriere Stefano Santasilia, professore di Filosofia della Religione e Filosofia della Cultura presso l’Universidad Autónoma de San Luis Potosí; dal consigliere Lorenzo Borselli, professore in Geotecnica e Ingegneria Geologica presso la Facoltà di Ingegneria dell’Universidad Autónoma de San Luis Potosí.

Rosanna Bonasia

Un’eccellenza italiana in Messico

Rosanna Bonasia, 46 anni, succede a Simone Lucatello nella guida del direttivo ARIM. Italiana di Bitonto (Bari), ha conseguito un master in Scienze Geologiche e un dottorato in Scienze della Terra presso l’Università degli Studi di Bari. Ne è seguito un post-dottorato sull’analisi della dispersione delle ceneri e la valutazione del rischio di depositi di caduta vulcanica nell’area del Vesuvio, dei Campi Flegrei e dei vulcani messicani con l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia di Napoli e il Centro di Geoscienze dell’UNAM di Querétaro. Membro di livello 2 del Sistema Nazionale dei ricercatori messicani, la professoressa è stata insignita del Premio per l’Eccellenza Educativa Edizione Cusco 2020. Le abbiamo rivolto alcune domande per saperne di più sull’Associazione dei ricercatori italiani in Messico.

logo ARIM

Professoressa Bonasia, cos’è, in sintesi, ARIM?

«ARIM è un’associazione senza scopo di lucro, apolitica, apartitica e indipendente da qualsiasi istituzione nazionale o straniera. Nasce nel 2017 a margine della seconda Riunione dei ricercatori italiani in Messico, convocata dall’Ufficio di cooperazione scientifica e tecnologica dell’Ambasciata d’Italia, e presieduta dall’allora addetta scientifica dell’Ambasciata, dottoressa Emilia Giorgetti. Attualmente conta circa 40 soci attivi e mantiene contatti con più di 140 tra ricercatori, studenti e professionisti italiani residenti in Messico».

Quali progetti vuole portare avanti il neo eletto consiglio direttivo?

«Una delle attività principali che il nuovo consiglio direttivo vuole svolgere è quella di potenziare i rapporti bilaterali (ricerca, docenza, mobilità) tra le istituzioni dove lavorano i ricercatori di ARIM (in tutti i settori scientifici, sociali e tecnologici) e le istituzioni di ricerca e docenza italiane, fornendo il supporto necessario affinché si potenzino, o si realizzino ex-novo, accordi bilaterali poliennali nei quali possano partecipare in prima persona e attivamente i ricercatori ARIM. Per molti italiani che attualmente vivono e svolgono ricerca e docenza in Messico, per diverse ragioni si sono interrotti i contatti con il paese d’origine.

ARIM

ARIM vuole rigenerare questi contatti fornendo le basi per collaborazioni formali attive con l’Italia, sia in ambito accademico sia in termini di servizi che la ricerca scientifica può fornire a imprese italiane presenti in Messico. ARIM vuole aumentare la visibilità delle imprese italiane in Messico, in campo ambientale, manifatturiero e di altri settori. Vuole incentivare progetti di divulgazione scientifica in Messico, a livello non solo universitario, ma anche scolastico, con il supporto dell’Istituto Italiano di Cultura. Infine, vuole rafforzare il dialogo fra ricercatori italiani e Conacyt (Consejo Nacional de Ciencia y Tecnología) e promuovere la collaborazione effettiva dei ricercatori italiani nel rilancio di progetti patrocinati dal governo messicano».

Come sono stati questi anni di ricerca in Messico?

«Fare ricerca in Messico per me non è stato facile. Sicuramente il tema della ricerca scientifica, a livello internazionale, è abbastanza critico attualmente. I tagli dei finanziamenti all’educazione e ricerca sono un tema che colpisce molti paesi, oltre al problema della precarietà dei ricercatori che non contribuisce a creare un ambiente stimolante e sicuro in cui lavorare. Anche io, in Messico, ho vissuto questi problemi, fino a pochi mesi fa, quando mi è stato offerto un posto da professore in una istituzione, il Tecnológico de Monterrey, che è numero 1 delle istituzioni private del paese e numero 30 nel mondo».

Bonasia, Monterrey
Il campus di Monterrey

Quando le è arrivata questa magnifica proposta?

«La proposta è arrivata in un momento di forte sconforto personale dovuto al precariato che vivevo ormai da 12 anni, da quando sono arrivata in Messico, e dovuto anche all’ambiente lavorativo precedente in cui non ero valorizzata e in cui, per quanti sforzi facessi e per quanti risultati ottenessi, non avevo la possibilità di crescere professionalmente e costruire progetti di ricerca forti a livello internazionale. La proposta del Tec (così si chiama il tecnologico de Monterrey in gergo colloquiale), è stata l’esperienza più bella di questi ultimi anni. Questa istituzione mi ha voluta perché ha visto in me un buon potenziale, cosa che non mi accadeva da anni».

Cos’ha di speciale il Messico e che rapporti ha con gli altri ricercatori italiani che lavorano con lei?

«Quello che ha di speciale il Messico, per quanto mi riguarda, è l’avermi dato la possibilità di rialzarmi tutte le volte che sono caduta e che mi sono lasciata trascinare dalla frustrazione che spesso affligge il ricercatore. È un paese nel quale c’è molto da studiare e, con un po’ di fortuna (elemento indispensabile), riuscendo a trovare gli spazi giusti, si possono portare avanti importanti progetti. In Messico ci sono centinaia di ricercatori italiani sparsi in tutta la repubblica, che lavorano in tutti i settori.

Rosanna Bonasia con altri ricercatori
Rosanna Bonasia con Simone Lucatello (il primo da sinistra) e altri colleghi

ARIM mi ha dato la possibilità, dai tempi della sua fondazione della quale sono stata membro attivo, di conoscere personalmente soprattutto i ricercatori che vivono a Città del Messico, che è dove io vivo e lavoro. Sono persone brillanti che hanno idee innovative e svolgono un’attività importantissima per la crescita di questo paese dal punto di vista culturale e dell’innovazione scientifica. Con alcuni di loro ho instaurato un rapporto di amicizia che ci porta a riunirci di tanto in tanto davanti a una pizza e a un buon vino».

Che rapporti avete voi ricercatori con quelli che vivono e lavorano in Italia?

«Io penso che, per la maggior parte dei ricercatori italiani in Messico, i rapporti con ricercatori che vivono in Italia si basino sui contatti che abbiamo mantenuto a livello individuale con le istituzioni nelle quali ci siamo formati. Manca purtroppo una relazione formale solida, che ci permetta di allacciare rapporti con le istituzioni italiane a livello concreto. O comunque manca la giusta informazione per permetterci di entrare nei meccanismi di collaborazione con le istituzioni accademiche italiane. Per questo ARIM vuole promuovere meccanismi di informazione e rafforzare i rapporti fra i due paesi».

Esiste una cooperazione scientifica tra i due paesi?

«Si esiste, e il ruolo dell’addetto scientifico dell’Ambasciata è proprio quello di far conoscere questi meccanismi e di generarne nuovi. Per diversi anni abbiamo avuto la fortuna di contare sul lavoro della dottoressa Emilia Giorgetti, che ci ha aiutato a conoscere i livelli di queste collaborazioni. Adesso, in attesa che venga eletto il nuovo addetto scientifico, con ARIM ci impegniamo a portare avanti il lavoro di comunicazione fra Italia e Messico e a fornire quanti più strumenti possibile perché questa cooperazione si amplifichi e sia più conosciuta».

Su quali progetti state lavorando?

«È molto bella una delle iniziative portate avanti da ARIM, che si chiama “Seminari di Studi Italiani”. Il suo obiettivo è valorizzare la ricerca scientifica nei settori delle scienze sociali e del diritto vincolati alla cultura e alla storia italiana, in tutti i suoi molteplici aspetti. Ciò grazie alla partecipazione attiva di studenti –laureandi, di master o di dottorato – e di ricercatori e docenti universitari specializzati sull’Italia e le sue manifestazioni culturali, storiche e politiche, e sulla comparazione con aspetti della cultura, della società e della politica italiane. A partire da quest’anno vorremmo portare avanti anche un progetto di divulgazione scientifica a livello scolastico e di comunità, indirizzata alle popolazioni che vivono in regioni di alto rischio per il verificarsi di fenomeni naturali come terremoti, eruzioni vulcaniche e inondazioni.

Rosanna Bonasia

Il Messico è un paese dove si concentrano tutti questi rischi e, come ricercatori, abbiamo il dovere di svolgere anche attività di informazione e di educazione per far si che le popolazioni siano coscienti dei rischi che corrono. Però il nostro obiettivo è anche quello di informare adeguatamente le istituzioni preposte a prendere decisioni in caso di disastri naturali. L’informazione salva la vita!».

Qual è stato finora il suo personale contributo?

«Io sono uno dei soci fondatori di ARIM. Sin dalla sua costituzione come assemblea mi sono occupata, insieme ai miei colleghi, della redazione dello statuto, della creazione della rete di ricercatori, fino alla costituzione formale come Associazione. Ho collaborato nei primi anni alla creazione di eventi come il Seminario Internazionale Enzo Levi, dedicato al più importante ricercatore italiano in tema di idraulica in Messico, e all’organizzazione di seminari nell’ambito della Settimana delle Scienze».

Pensa di ritornare in Italia?

«Sono stata in Italia per un anno, dal settembre 2021 al settembre 2022 per un anno sabbatico di ricerca. Sono stata estremamente felice di tornare a vivere nel mio paese e di ritrovare la quotidianità con la mia famiglia e i miei migliori amici. Durante questo periodo ho provato a trovare le giuste connessioni per poter tornare in Italia a lavorare come professoressa o ricercatrice, ma per il momento non sono stata fortunata. Per ora voglio godermi la nuova opportunità di lavoro che mi è stata data nel Tec e voglio dare il meglio di me per fare in modo che questa esperienza dia frutti. Magari sarà un buon trampolino per permettermi di avvicinarmi in Europa. Continuerò a cercare opportunità in Italia, e spero che in un futuro si possano aprire anche per me».

(Foto: Rosanna Bonasia; ARIM Pagina Facebook)

La ricercatrice italiana Rosanna Bonasia è il nuovo presidente del direttivo ARIM ultima modifica: 2023-04-11T12:30:00+02:00 da Antonietta Malito

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