Sono passati 17 anni da quel 14 febbraio 2004 in cui il mondo del ciclismo e l’intero paese vennero sconvolti dalla morte di Marco Pantani. Il campione che portò l’Italia alle vette più alte del ciclismo, venne trovato esanime in una stanza del residence “Le Rose” di Rimini. Da lì nulla fu più lo stesso per il ciclismo italiano. Pantani fu una super star della bicicletta, capace di far appassionare alle due ruote anche i più scettici. Nella sua carriera professionistica (dal 1992 al 2003), il pirata riuscì a ottenere decine di titoli importanti, compresa la “doppietta Giro-Tour”, con la conquista della maglia rosa del Giro d’Italia e della maglia gialla del Tour de France nello stesso anno (1998). Purtroppo la sua vita, non è solo stata una scalata di successi, ma anche di forti cadute e depressione, soprattutto dopo i fatti di Madonna di Campiglio del 1999.
Suicidio o omicidio? I dubbi sulla morte di Marco Pantani
La sua morte, avvenuta per overdose di cocaina, venne bollata subito come suicidio, ma ad oggi questa tesi non ha mai convinto del tutto. Secondo alcuni, infatti, il “pirata” non sarebbe morto per suicidio, ma sarebbe vittima di un omicidio. Questa è ad esempio la tesi sostenuta dal regista Domenico Ciolfi, nel suo recente film “Il caso Pantani – L’omicidio di un campione” (2020). Il docudrama parte dal 5 giugno 1999, giorno della squalifica dal Giro d’Italia di Pantani a Madonna di Campiglio per doping. Da quel momento il campione non si riprenderà più. Secondo Ciolfi, la vicenda è legata alla camorra e alle scommesse clandestine. La provetta del pirata sarebbe stata manomessa, per escluderlo dalla gara. Naturalmente è sempre d’obbligo utilizzare il condizionale. Nonostante l’archiviazione del caso, la vicenda continua a far discutere anche dopo quasi 20 anni dalla prematura scomparsa del campione.
Marco Pantani, che lo scorso 13 gennaio avrebbe compiuto 51 anni, è stato e continua ad essere uno dei simboli dell’Italia che non si arrende, capace di quello sprint in salita quando la situazione sembra ormai perduta. Purtroppo il pirata non è riuscito a terminare la sua tappa più importante, quella della vita, interrotta bruscamente a soli 34 anni. L’idea di non poter più vedere le sue mani al cielo, mentre taglia l’ennesimo traguardo è ancora un dolore forte per molti appassionati di ciclismo. La morte di Pantani lascia ancora molti dubbi. Probabilmente non si saprà mai con esattezza cosa sia successo quella tragica notte a Rimini, ma sono in molti a richiedere la riapertura del caso (tra cui la madre Tonina). A quel punto toccherà nuovamente alla giustizia far luce sulla vicenda del triste pirata a cui il destino ha riservato, purtroppo, una tragica sorte.