Napoli è in festa per il suo amato San Gennaro, protettore e patrono della città, che la Chiesa ricorda ogni anno il 19 settembre. L’amore dei partenopei per il veneratissimo santo è viscerale, un culto antico che ha radici secolari.
San Gennaro, le origini
Secondo gli storici il termine Ianuarius sarebbe il vero nome di San Gennaro; la sua famiglia, discendente da quella gentilizia romana Gens Januaria, sacra a Giano dio bifronte, si trasferisce da Roma in Campania. Sempre secondo le fonti storiche Gennaro nasce nel 272 ma non vi sono certezze sul luogo natìo. C’è chi afferma che sia nato a Benevento, dove poi diviene vescovo, c’è chi dice che sia nato a Napoli.
Anche sulla sua famiglia non si hanno notizie certe: secondo alcuni sarebbe nato povero e orfano di madre. Per le condizioni di estrema indigenza della famiglia, il padre lo manda fin da bambino a lavorare come guardiano di maiali. In questo frangente conosce un monaco asceta e capisce che quello è l’uomo giusto che lo può aiutare nella sua istruzione. Ulteriori informazioni sulla vita di San Gennaro si possono trovare negli Atti bolognesi e negli Atti Vaticani.
San Gennaro, il martirio
Nel IV secolo, durante la persecuzione dei cristiani ad opera dell’imperatore Diocleziano, Gennaro che è vescovo di Benevento si reca in visita ai fedeli a Pozzuoli. Dragonzio, allora governatore della Campania ordina che a Gennaro e ai suoi seguaci cristiani venga tagliata la testa. Nei pressi del Forum Vulcani, l’attuale solfatara di Pozzuoli, Gennaro viene così decapitato nell’anno 305.
Il corpo di San Gennaro venne sepolto nelle catacombe napoletane di Capodimonte, dopo essere rimasto per poco più di 100 anni in un altro luogo: l’Agro Marciano. Nelle catacombe comincia la venerazione popolare delle ossa del santo che col passare degli anni diviene di fatto il protettore della città.
San Gennaro e le reliquie custodite nel duomo di Napoli
Per 325 anni le ossa del santo rimangono a Benevento, per poi essere trasportate nel rifugio sicuro del Santuario di Montevergine dove, già da allora, si venerava l’icona di “Mamma Schiavona”. Nel 1480, le reliquie di San Gennaro vengono ritrovate nel Santuario di Montevergine sotto l’altare maggiore, per merito del cardinale Giovanni di Aragona. Passano ancora un po’ di anni e, nel 1497, le reliquie dell’amato santo finalmente ritornano a Napoli grazie alla famiglia dei Carafa.
Il cardinale Oliviero Carafa, per ospitare degnamente i resti di San Gennaro, fa costruire nel duomo di Napoli, una cripta in stile rinascimentale: la Cappella del Succorpo. A Napoli si succedono le dominazioni di Normanni, Svevi, Angioini, ma il culto di San Gennaro diventa sempre più forte e radicato specialmente fra il popolo. Il re Carlo II d’Angiò fa realizzare il busto d’oro e d’argento che custodisce le ossa del cranio. La teca, in argento, in cui conservare le ampolline con il sangue, viene commissionata dal sovrano Roberto D’Angiò.
Il miracolo del sangue
Nel duomo di Napoli sono custodite le ossa e anche due antichissime ampolle contenenti il presunto sangue del santo. Secondo quanto narrato negli annali, il prezioso liquido è stato raccolto da una donna di nome Eusebia subito dopo il martirio di San Gennaro. Le ampolle vengono esposte alla venerazione dei fedeli tre volte l’anno: il sabato precedente la prima domenica di maggio, il 19 settembre ed il 16 dicembre.
Si tratta di tre date importanti che ormai fanno parte dell’espressione più autentica e genuina della pietà popolare napoletana. Spesso, quando le ampolle vengono esposte, si assiste al fenomeno della liquefazione del sangue del santo. Un avvenimento considerato dai fedeli un vero e proprio miracolo. La prima liquefazione del sangue, secondo gli storici, avviene nell’agosto del 1839. Il Chronicon Siculum racconta che durante i festeggiamenti per la festa dell’Assunta, le ampolle contenenti il sangue del santo erano esposte. Ad un tratto il sangue solido diventa liquido suscitando grande meraviglia tra i religiosi e tra il popolo di Dio. Nei secoli il ‘miracolo’ si è sempre ripetuto.
Quando la liquefazione non si è verificata, per la credenza popolare si è trattato di un segno funesto per le sorti del popolo e della città. Sempre secondo l’accezione popolare, anche se la liquefazione è troppo rapida, non è buon segno. Generalmente il sangue si scioglie alla presenza di tantissimi fedeli riuniti in duomo e raccolti in preghiera. La ‘liquefazione miracolosa’ viene salutata generalmente dallo sventolìo di un fazzoletto bianco e dagli applausi scroscianti dei napoletani, sempre più devoti al loro amato santo.
Dopo settant’anni ritornano le luminarie per la festa del patrono
Dopo molti anni ritornano le luminarie a Napoli per la festa in onore del veneratissimo patrono. Per otto giorni via Duomo viene illuminata in concomitanza per le celebrazioni in onore di San Gennaro. Quella delle luminarie è un’antica tradizione che si era persa nel tempo. L’ultima volta che la città è stata illuminata in occasione della festa del santo è stato prima dei grandi bombardamenti durante la Seconda guerra mondiale.
Quest’anno il cardinale Crescenzio Sepe, ha chiesto alla città di impegnarsi di più per la festa dedicata all’amatissimo patrono. Il suo appello è stato accolto dalla Camera di Commercio di Napoli che fatto installare le luci per le strade, finanziando tutta l’iniziativa. Decisamente una bella novità per l’intera città e per i turisti che in questi giorni hanno potuto ammirare, di sera, una Napoli festosamente e meravigliosamente illuminata.
(Foto Facebook Chiesa di Napoli, Festa di San Gennaro)