Emblema dell’Italia all’estero, è un piatto apprezzato in tutte le regioni della nostra penisola. Da nord a sud è presente nella sua veste rossa pronto a deliziare i palati. Un classico della nostra tradizione, sono gli spaghetti al pomodoro. Facili da preparare anche in casa per soddisfare una numerosa famiglia. E ancora, da gustare a mezzanotte tra amici. Oppure da soli per un pasto veloce ma completo. Ma qual è la loro storia? E come sono giunti ad acquisire una tal fama?
Quando e dove
Forma allungata e sottile a sezione rotonda gli spaghetti sono prodotti con farine di grano duro. La prima attestazione di pasta essiccata si rintraccia nella Sicilia dell’XI secolo. Certamente non già con il nome attuale bensì come “vermicelli” per i formati lunghi e “maccaroni” per pasta corta. Ma come venivano consumati? Prima di colorarsi di rosso, gli antenati degli spaghetti erano conditi con prodotti semplici. Olio d’oliva, formaggio e pepe.
Un piatto di spaghetti al pomodoro nel presepe napoletano
È invece alla fine del Seicento che diffonde l’abitudine del pomodoro. Facile da capirsi visto che si tratta di un prodotto americano. E il nuovo continente fu scoperto solo nel 1492. Esiste una testimonianza iconografica a supporto della comparsa degli spaghetti al pomodoro. Si trova nella Reggia di Caserta. Qui è conservata un’immagine raffigurante due contadini pronti a gustare un abbondante piatto di pasta rossa. Pare che questa risalga al Settecento e che sia da contestualizzarsi in un presepe napoletano. Dunque gli spaghetti al pomodoro erano già consumati nella nostra Italia meridionale in epoche passate. Tuttavia bisognerà attendere il 1750 per vedere pubblicata la prima ricetta in cui la pasta lunga risulta abbinata al pomodoro.
Nascita di una forchetta
Tanto buoni da mangiarli con le mani. E sì, perché fino all’Ottocento gli spaghetti venivano consumati dal popolo senza uso di posate. Così diverse immagini ritraggono persone umili intente a rifocillarsi tra i vicoli. Eppure la forchetta già c’era. Esisteva infatti da diversi secoli ma la consuetudine al non utilizzarla continuava a prelevare. Da un lato quindi si preservava una poco elegante abitudine popolare. Dall’altro bisogna dire che le forchette non erano esattamente come le attuali. Erano infatti composte da soli tre rebbi molto appuntiti. Una forma quindi che le rendeva poco pratiche. Ma qualcosa un giorno cambiò e questo proprio grazie alla bontà degli spaghetti.
La pasta al pomodoro, infatti, faceva gola anche ai palati più sopraffini. Ma come pensare di consumarli nei pranzi ufficiali senza posate? Di certo un nobil uomo non avrebbe potuto mettersi a gozzovigliare gli spaghetti con le mani. Magari avrebbe anche desiderato farlo ma c’era un’etichetta da rispettare! E allora ecco che Ferdinando di Borbone, nel 1850, chiese al suo ciambellano di corte di risolvere il problema. La soluzione fu quella di introdurre un quarto rebbio nella forchetta rendendone l’utilizzo più agevole. Fu così che gli spaghetti al pomodoro diffusero anche ai banchetti di corte. Le tavole si colorarono di un piatto che non conosceva classe sociale. Dalla semplicità della sua origine, e dei suoi primi consumatori, alla ricca nobiltà. Un’Italia unita da un piatto popolare.