“Ero nato sui mari del tonno/ dove lo Ionio mostra la sua dolcezza/ e all’inverno il suo terribile moto. E allora che il viso dei pescatori/ ha la forma del vento/ e fra mare e terra vi è un unico spazio”. Iniziamo così la nostra intervista a Stefano Minerva, il sindaco trentatreenne di Gallipoli che ha incantato i concittadini con la sua poesia.
I versi sono quelli di Vittore Fiore, poeta, scrittore e giornalista gallipolino che con le sue righe si annovera tra i protagonisti della cultura italiana. Nel suo ufficio comunale, il sindaco Minerva ha apposto le parole di Fiore, e oggi insieme a lui parleremo di poesia.
Stefano Minerva, lei è noto come il “Sindaco Poeta di Gallipoli”. Che cosa è per Lei la poesia e da cosa trae ispirazione?
Definirla passione sarebbe riduttivo. Amo la poesia e tutte le sfaccettature in cui essa è in grado di declinarsi. C’è della poesia in ogni cosa che ci circonda: il volo di un gabbiano, il tramonto, l’odore del sugo nelle vie del centro storico cucinato dalle vecchiette. È poesia. È poesia che ci circonda. Chi riesce a mettere tutto ciò in versi fa un regalo al mondo. La poesia che diventa poesia. Io ci provo, umilmente. Lascio la grande poesia agli altri ma sento in me il bisogno di esprimere quello che provo. Lo faccio quando percepisco che non posso fare a meno di scrivere. Allora è così: prendo carta e penna e il resto vien da sé.
“Tra il mirto e la bandiera” è il titolo di una Sua raccolta poetica edita da Esperidi. Quali sono i temi portanti del libro? In quella raccolta c’è molto di me, tutte le cose che mi appartengono o con cui ho un rapporto particolare. Come “La mia barba” o la dedica alla città che più amo, la mia Gallipoli. In quelle poesie vi ho scritto, a chiare lettere, parte della mia vita.
Se Le diciamo “Tu non conosci il Sud, le case di calce da cui uscivamo al sole come numeri dalla faccia d’un dado”, cosa Le riportano alla mente questi versi?
Beh, giochiamo in casa. Bodini rispecchia nei suoi versi una realtà disarmante che mi affascina come pochi. Non posso dunque, citando Bodini, non nominare Vittore Fiore, anzi il concittadino Fiore. I suoi versi sono riportati anche in un murales dedicato alla poesia, all’entrata della città e anche qui, nel mio ufficio comunale. “Ero nato sui mari del tonno dove lo Ionio mostra la sua dolcezza”, è poesia.
Parlando di Gallipoli, la Sua città, cosa desidera più di tutto per essa?
Non ci sono dubbi: un miglioramento continuo. Gallipoli è bella, ma non lo dico io, lo dice il nome. Il termine Gallipoli deriva da Kale polis, la città bella. Questo vuol dire che la città è stata sempre riconosciuta come un fiore all’occhiello del Mediterraneo. Il mio obiettivo è proprio questo: farla brillare, sempre e ogni giorno di più.
Lei è diventato sindaco da giovanissimo. E Gallipoli non è un impegno facile. Da dove nasce la Sua energia?
Ho sempre fatto politica – dice Stefano Minerva – sin da giovanissimo. Come la poesia, la politica è una passione, una cosa che senti dentro. Quando hai questo fuoco interiore non puoi ignorarlo. Sono cresciuto a Gallipoli e qui ho trascorso la mia vita: vedere quel mare blu e vivere il calore dei cittadini mi dà una forza incredibile.
Recentemente è stato designato quale Rappresentante dell’Unione delle Province d’Italia nel Comitato permanente di promozione del turismo in Italia. Come immagina il turismo di Gallipoli per gli anni che verranno?
Il turismo è una delle colonne portanti dell’economia locale. L’interazione pubblico/privato è dunque necessaria per un continuo sviluppo. Il turismo a Gallipoli ha subito dei mutamenti: quando i media davano per spacciata Gallipoli perché “senza giovani”, ecco che il turismo culturale e le famiglie hanno immediatamente alzato gli indici. Il tutto sta nell’investire in adeguate strategie e avere chiara la programmazione nel medio/lungo periodo. Mi auguro che oggi, domani, tra dieci anni, sempre, Gallipoli sia sempre una meta molto ambita.