Accadeva il primo novembre di più di 500 anni fa. Per la prima volta lo sguardo umano poté ammirare l’opera di Michelangelo. Quegli affreschi sulla volta della Cappella Sistina che ancora oggi fanno indugiare i visitatori con il naso all’insù. Tanto preziosi da non poter essere fotografati. Nel tentativo di preservare quel capolavoro inaugurato l’1 novembre 1512. Un’occhiata rapida non basta. Numerosi i dettagli in cui perdersi. E allora ci si ferma un po’ per catturare nella propria memoria uno dei prodotti artistici più importanti della storia.
Nascita di un capolavoro
La Cappella Sistina ospita numerose opere frutto della mano e dell’ingegno di rinomati artisti. Non solo Michelangelo ma anche Perugino, Ghirlandaio, Botticelli. Questi solo alcuni dei nomi tra i più rinomati autori. Ma quando nasce tutto ciò? Un passo indietro nel tempo è utile per contestualizzare. Voluta da Papa Sisto IV della Rovere la Cappella Sistina, che dal pontefice trae il nome, fu costruita a fine ‘400. Dedicata all’Assunta essa rappresenta il luogo in cui avvenivano, ed avvengono tutt’oggi, le più importanti cerimonie. Tra queste il conclave per l’elezione del nuovo Papa.
Una semplice volta a botte ne caratterizza la struttura. Alle pareti, scandite dalle venti aperture, gli affreschi di diversi artisti che per primi contribuirono alla decorazione. Sulla volta in un primo tempo pare ci fosse un semplice cielo stellato. L’opera di Pier Matteo d’Amelia si preservò fino a quando Papa Giulio II commissionò a Michelangelo la decorazione della nuova volta. Il loro fu un rapporto piuttosto singolare, a tratti burrascoso. Responsabile il carattere irascibile di entrambi.
Cappella Sistina: affreschi e strani sotterfugi
Papa Giulio II chiamò Michelangelo anche per la realizzazione della propria sepoltura. Un imponente mausoleo, arricchito da numerose statue, un vero e proprio monumento celebrativo. Un percorso durante il quale l’artista faticò parecchio arrivando a bisticciare più volte con il pontefice. Così come a riconciliarsi in diverse occasioni. Fino a quando Giulio II, su invito di Donato Bramante, incaricò il Buonarroti della Cappella Sistina. Che buon consiglio, si potrebbe pensare. Eppure dietro alle parole del Bramante si cela ben altro intento.
Pare infatti che lo stesso abbia suggerito al Papa il nome di Michelangelo per metterlo alla prova sulla pittura muraria. Tecnica in cui probabilmente non era molto pratico. E al tempo stesso privarlo della commissione della tomba monumentale che mai avrebbe potuto trovare spazio nella nuova fabbrica di San Pietro. Lavori presieduti proprio dallo stesso Bramante. Eppure da qui nacque una delle migliori opere dell’uomo. C’è da perdersi nell’indugiare con lo sguardo in tutti quei dettagli. Gli affreschi conclusi nel 1512 furono quelli sulla volta. Qui Giulio II indicò a Michelangelo di raffigurare gli apostoli oltre a storie ricche di patimento all’interno di campi geometrici. Sembra però che l’opera non riuscisse a prendere la piega giusta. Così il Papa lasciò una certa autonomia esecutiva al Maestro.
Organizzata la volta sul modello delle antiche pitture romane, essa si compone di schemi capaci di creare un’illusione prospettica. Dentro la stessa si collocano rappresentazioni a carattere narrativo. Si vedono così gli antenati di Cristo, i Profeti e le Sibille che preannunciarono il Messia. E ancora i nove episodi della Genesi divisi in tre gruppi. L’origine dell’Universo, dell’Uomo e del Male. E il Giudizio Universale? Questa fu opera successiva alla volta. Il grande affresco realizzato tra il 1536 e il 1541 in cui 400 persone ruotano attorno a Cristo. Oggi a distanza di più di 500 anni la decorazione della Sistina è motivo di orgoglio italiano. Turisti di tutto il mondo con lo sguardo verso l’alto, fermi a sovraffollare una stanza che improvvisamente appare piccola.