Si intitola “La pazienza del fiore” l’ultimo romanzo del poliedrico scrittore romano Alessandro Serra. Romano di nascita, dopo aver superato il ventennio di carriera nello sport, oltre ad altre brevi esperienze lavorative, approda nel campo artistico come attore.

Negli anni porta in scena diverse rappresentazioni teatrali e per alcune ne assume anche la regia. Serra è anche autore di commedie, tra queste Due in uno… quasi tre! Domani c’è la prima; L’uovo di Pasqua; L’ascensore; Gioco a doppio taglio; Frittata di cipolle e mezza palafitta. Oltre a “La pazienza del fiore”, ha scritto anche “Una storia che non interessa a nessuno” e “L’uomo che mangiava carrubbe” (pubblicati con Edizioni G.A.).

La pazienza del fiore, il nuovo libro di Alessandro Serra

In un tranquillo paesino della Sicilia, il Mago Zufius, santone avido di denaro e manipolatore abile in grado di plagiare coloro che entrano in contatto con lui, è in realtà un uomo colluso con individui dalla dubbia moralità. Anche il suo stesso complice ne pagherà le conseguenze.

La signora delle pulizie, troverà Zufius, assassinato nel suo studio. Il maresciallo dei Carabinieri, Cicero, incaricato delle indagini, è già alle prese con altre investigazioni. Misteriose cassette di frutta, vengono sbarcate nel cuore della notte, utilizzando spiagge, di volta in volta diverse, del litorale siracusano. L’uomo incaricato di raccoglierle, poi, svanisce come un fantasma nelle campagne dei monti Iblei.

Tito Tazio, un Ispettore di Polizia, posto in quiescenza prematuramente, da Roma, si è trasferito a Sant’Alfano. Collabora come consulente alle indagini. Insieme al carabiniere Marucchi, fidato collaboratore di Cicero, si ritroverà a dover districare il groviglio di situazioni generate dagli eventi delittuosi. Tutto gira intorno a Zufius.

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Gli investigatori, verranno sbalzati da una pista all’altra, convinti che sia, ogni volta, quella giusta. Si ritroveranno prigionieri di una frustrante fase di stallo. Solo un piccolo, insignificante dettaglio, li condurrà a un passo dalla verità. Ma i colpevoli non potranno essere incriminati, manca la prova necessaria per inchiodarli. Una geniale intuizione.

Abbiamo rivolto delle domande ad Alessandro Serra…

Alessandro che differenza c’è tra scrivere un libro e calcare un palco?

“Mi verrebbe da fare un parallelo con le partite di calcio. Immagina la telecronaca che fa il telecronista che fa in tv e la radiocronaca che fa il cronista in radio. Sono due tecniche diverse, perché appunto, la radiocronaca deve essere condita e infarcita con talmente tanti elementi da permettere di immaginare ciò che succede nel campo di calcio. Un autore bravo del passato diceva che mezzo libro lo deve scrivere l’autore e l’altro mezzo i lettori, proprio perché il lettore se lo deve immaginare e costruire. Infatti, ciascun lettore darà ai personaggi dei connotati diversi. Nella commedia si lavora sui dialoghi, sui ritmi di scena. Nell’ultimo lavoro che sto portando in scena “Domani c’è la prima” e con la quale sarò in scena domenica a Floridia, per esempio, necessita di un ritmo incalzante. Il resto lo fanno il movimento, il ritmo, i costumi, e la tecnica è diversa”.

A chi o a cosa ti ispiri quando scrivi?

“A volte prendo ispirazione da un articolo o da un fatto di cronaca e questo accade prevalentemente per i miei gialli; altre volte cerco di ritagliarmi del tempo a mettermi in una piazza o in una strada a osservare le persone e da lì ne traggo spunto. Oppure, per esempio, nel primo romanzo “L’uomo che mangiava carrube” parto da un piccolo episodio che mi capitò in età adolescenziale. Da quel piccolo episodio ne è uscita una storia che da’ vita a tutti gli intrecci del romanzo”.

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Come mai l’idea di trasferirti in Sicilia?

Le mie origini sono siciliane e attualmente vivo nella casa dei miei nonni, venivo in Sicilia in vacanza per tre mesi quando finiva la scuola e vivevo il tutto sempre in maniera molto intensa, anche emotivamente. La Sicilia l’ho avuta sempre nel cuore. Non credo di aver saltato mai un anno senza venire in Sicilia e ho sempre avuto questo pallino di venire. A 3 anni e mezzo abbondanti sono strafelice. Qui ogni città ha una sua caratteristica ed è proprio questa che fa bella la Sicilia e offre a chi la vuole vivere uno scenario unico al mondo”.

Infine Alessandro, quanto conta nella tua vita “creare”?

La creatività rappresenta la base di quello che ho sempre fatto. Mi reputo una persona fortunata perché ho deciso di fare quello che mi piace. E a chi vuole lanciarsi nella scrittura dico di provarci. Scrivete, ma studiate come scriverlo perché la scrittura creativa è un qualcosa in continua evoluzione”.

Alessandro Serra, poliedrico scrittore con la Sicilia nel cuore ultima modifica: 2024-01-04T17:26:00+01:00 da Cristina Scevola

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