Cullata dal calore del cuore toscano è fra le città più belle d’Italia. Numerosi gli scorci che raccontano di un antico borgo medievale. Architetture, piazze, vecchie pavimentazioni. Tutto qui ha il sapore di un’epoca passata che ha dominato la città lasciando un’impronta ancora oggi tangibile. Siena, un piccolo gioiellino ricco di cultura.

Quattro passi nella storia

Passeggiando per le sue vie non si può che avvertire la sensazione di una città permeata dalla storia. Una cultura presente ovunque. Densa come fosse olio rovesciato a terra che repentinamente si espande in ogni dove. Ne risulta allora un borgo che preserva la sapienza degli antichi. Ma anche l’idea di una località idilliaca che appare come ferma nel tempo seppur viva.

Siena. Piazza del Campo con primo piano del palazzo comunale e torre civica in mattoni rossi

Cosa possiamo osservare dunque percorrendo le sue strade? Sicuramente quegli edifici che sono testimonianza del periodo di massimo sviluppo cittadino. Quando Siena in pieno medioevo diventò la rivale di Firenze. Una competizione che portò le due città ad arricchirsi di quelle che oggi sono le loro bellezze più significative. Palazzo comunale con i suoi mattoni rossi, sede del Governo dei Nove. Quel gruppo semi-democratico che, tra fine ‘200 e metà ‘300, ponendosi alla guida della città ne favorì lo splendore.  Accanto al vecchio Municipio svetta la Torre Civica. Ancora oggi conserva un nome curioso, detta del Mangia, forse epiteto di uno dei tanti campanari. Il tutto si colloca nella celebre Piazza del Campo che si apre a ventaglio grazie al lastricato a travertino.

Il Duomo e l’Università

E poi lo splendido Duomo. Come fosse disegnato, ritagliato sullo sfondo del cielo, è invece reale. Frutto dell’opera di virtuosi antenati. Nel suo stile romano-gotico, riconoscibile anche per quell’effetto cromatico dato dall’impiego di marmo bianco, rosso di Siena e serpentino di Prato.

Interno del Duomo di Siena con tipica colorazione del marmo bianco e nero

Una sfumatura ripresa anche nello spazio interno che vede l’alternarsi del bianco e del nero. Una scelta, non una casualità. Sono infatti questi i colori di Siena, protagonisti dello stemma cittadino. Infine, quale migliore testimonianza del legame culturale tra passato e presente se non la storica Università? Figlia del medioevo era direttamente “mantenuta” dal Comune. Erano infatti i cittadini che affittavano case agli studenti a sostenere il versamento di un’importante tassa. Quella con il cui ricavato venivano pagati gli stipendi ai docenti. La moderna Siena vide presto nell’ateneo un punto di forza culturale e politico. Rafforzandosi così nel corso del tempo, l’Università preserva ancora oggi una storia lunga ben otto secoli, diventando luogo fondamentale per l’indagine di molteplici aspetti del sapere.

Siena e le sue vive tradizioni

Chi dice Siena non può fare a meno di pensare al suo palio. Una tradizione radicata nel tempo che è tutt’oggi molto viva. Forte infatti il sentimento che alberga negli animi dei senesi. Un sentimento che ha permesso il reiterarsi di antiche pratiche fino ai nostri giorni. È per l’appunto questo il caso del palio di Siena. Prime tracce che portarono a delineare le forme del grande evento si trovano nel medioevo. Una corsa di cavalli nata per celebrare particolari festività. Da un lato onorare la Vergine, come avviene in occasione all’Assunta, dall’altro tributare il governo politico con l’elaborazione di riti di sudditanza. Tutto era organizzato nel dettaglio. Anzitutto veniva nominata una commissione cui affidare la gestione del palio. In secondo luogo la scelta dei cavalli, infine la partecipazione dei nobili in qualità di abili destrieri.

Palio di Siena in un'immagine in bianco e nero con corsa dei cavalli

Una corsa che seguiva il limite esterno delle mura conducendo il corteo, attraverso una porta cittadina, sino al Duomo. Cosa spronava i notabili partecipanti alla competizione? Sicuramente lo spirito di appartenenza alla specifica contrada ma anche il riconoscimento della vittoria. Si trattava di un premio simbolico costituito da un tessuto prezioso. Ma se chi trionfava meritava un omaggio, ugualmente si faceva nei riguardi dell’ultimo arrivato. Oggi verrebbe definito gesto poco carino considerando che lo sventurato di turno doveva ritirare un “porco. Cosa fosse di preciso non si sa ma alcune interpretazioni parlano di un cappello riecheggiante la testa dell’animale. La tradizione del palio proseguì nel corso dei secoli giungendo sino ad oggi manifestando così quel senso di appartenenza e tutto l’amore che, ancora in tempi odierni, unisce l’antica città alle genti attuali.

Siena: ponte di cultura tra passato e presente ultima modifica: 2019-04-30T09:00:35+02:00 da Sabrina Cernuschi

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