All’ingresso del Padiglione Centrale della Biennale un enorme elefante circondato da specchi accoglie i visitatori della 59esima edizione della Biennale Arte di Venezia. L’opera è dell’artista tedesca Katharina Fritsch. Così come introduce il percorso espositivo alle Corderie dell’Arsenale il monumentale bronzo di una donna africana, priva degli occhi, dell’artista afro-americana Simone Leigh. Si è aperta con grande ottimismo “Il latte dei sogni”, titolo di questa Biennale Arte preso a prestito da un libro di favole dell’artista surrealista britannica Leonora Carrington. Una Biennale molto femminile: su 213 artisti – di cui 26 italiani – provenienti da 58 nazioni, l’80 per cento sono donne. Donne sono i due leoni alla carriera Cecilia Vicuña e Katharina Fritsch. E una donna, per la prima volta a rivestire questo incarico, è anche la curatrice Cecilia Alemani, italiana che vive e lavora a New York.

padiglione centrale biennale arte

Affollatissimi già nei giorni delle anteprime i viali della sede dei Giardini dove si trovano i Padiglioni Internazionali e quello Centrale, come pure i grandi spazi dell’Arsenale. Entusiasmo, ottimismo nelle dichiarazioni degli organizzatori di questa Biennale Arte, evento che a causa della pandemia è slittato di un anno, l’ultima edizione è stata quella del 2019. E che probabilmente, proprio perché successiva ai lockdown imposti dal Coronavirus, si è aperta in un’atmosfera ricca di aspettative con tanti, tanti visitatori. E gli occhi del mondo (come quelli che ci guardano dai suoi manifesti) puntati su questo grande evento internazionale.

Le donne e le artiste donne al centro di questa 59esima edizione

La Biennale quest’anno parla prevalentemente di donne con ben 1433 opere esposte. Donne artiste di oggi e di ieri che dialogano negli spazi del Padiglione Centrale dove si trovano quelle che la curatrice ha definito le “capsule del tempo”. Cinque piccole mostre tematiche dedicate ad artiste storiche, fra cui anche quella Leonora Carrington dal cui libro di favole è stato tratto il titolo di questa 59esima edizione.

opera biennale

La figura femminile si impone quasi prepotente anche nel Padiglione degli Stati Uniti dove grandi sculture di Simone Leight, la prima donna di colore a rappresentare gli USA in questi spazi, espongono il corpo femminile legato alle tradizioni artistiche africane. La troviamo continuamente negli spazi delle Corderie dell’Arsenale che si aprono proprio con un’opera della Leight.

sculture di Simone Leight,

Qui la figura femminile nell’interpretazione artistica (che si fa pittura, fotografia, grafica, scultura …) si declina in diverse forme dove è quasi sempre il corpo a dominare. Corpo che si compone, si ricompone, si coniuga con la natura, diventa ibrido.

opera esposta alla biennale

Seguendo uno dei temi principali di questa Biennale che è la rappresentazione dei corpi e delle loro metamorfosi. Ma anche il rapporto con la tecnologia. E ancora, la connessione tra il corpo e la terra. In un continuo cambiare, trasformarsi, diventare altro da sé.

La chiusura e il silenzio del padiglione della Russia

Quest’anno la Biennale non ha potuto non fare i conti con l’attualità della guerra in Ucraina. Chiuso il Padiglione della Russia non per volontà della Biennale ma per le dimissioni del curatore e degli artisti. In questo Padiglione, nel 2019, l’installazione del regista Alexander Sokurov rappresentava un atelier d’artista, le cui finestre si affacciavano su scenari drammatici di tumulti e di guerra. Immagini che allora avevano colpito e che oggi suonano quasi come una premonizione.

Piazza Ucraina per dare spazio e sostegno alla cultura del Paese in guerra

All’Ucraina la Biennale ha dedicato ai Giardini lo spazio Esedra che è diventato Piazza Ucraina. Si tratta di un’installazione dove la piazza è stata pensata e costruita attorno ad un monumento ricoperto di sacchi di sabbia. L’installazione è stata curata da Borys Filonenko, Lizaveta German, Maria Lanko, curatori del Padiglione Ucraina, e progettata dall’architetta ucraina Dana Kosmina. Uno spazio che potrà essere luogo di dibattito, di dialogo a sostegno della cultura del Paese in guerra.

opera dedicata all'ucraina

E si chiama The Fountain of Exhaustion, Fontana dell’Esaurimento, l’opera che l’artista Pavlo Makov è riuscito a realizzare in extremis, dopo un rocambolesco viaggio in auto sotto le bombe dal suo Paese fino a Venezia, nel Padiglione dell’Ucraina al primo piano degli spazi dell’Arsenale. Una piramide di imbuti di bronzo che raccolgono e svuotano l’acqua in un flusso continuo. Triste simbolo di una civiltà svuotata della sua umanità.

La Biennale Arte di Venezia, inaugurata ufficialmente oggi presente il ministro alla Cultura Dario Franceschini, resterà aperta fino al 27 novembre.

“Il latte dei sogni”: aperta la Biennale Arte di Venezia ultima modifica: 2022-04-23T12:30:00+02:00 da Cristina Campolonghi

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