Il futuro della medicina è la multidisciplinarietà. Quando ho cominciato questa facoltà mi sono accorto che i miei studi fornivano tante informazioni ma che mi restavano anche tante domande. Mi mancavano una serie di approcci, certe competenze matematiche quantitative e qualitative per l’interpretazione dei dati. Per questo motivo ho cominciato a fare esami extracurricolari, quasi per gioco. E via via avevo la bramosia di apprendere e allargare sempre più le parti che non comprendevo appieno. Così sono nate le mie lauree”.

Che sono davvero tante per i suoi soli 25 anni. A parlare è Samuele Cannas, studente da record con ben quattro lauree già discusse negli ultimi mesi. Lo scorso luglio Medicina e Chirurgia all’Università di Pisa. Poi a settembre la laurea in Biotecnologie, a ottobre quelle in Ingegneria Biomedica e Biotecnologie Molecolari. A dicembre discuterà la licenza magistrale in Scienze Mediche presso la Scuola Sant’Anna di Pisa. “Il mio obiettivo principale comunque resta sempre lo stesso, la medicina e in particolare la chirurgia robotica legata alle patologie tumorali dell’addome. Un campo dove c’è tantissimo ancora da scoprire”.

Come è nata questa passione per la medicina?

Sono sempre stato attratto dal mondo scientifico. Quando mi trovavo davanti a un fenomeno naturale mi piaceva indagare, andare oltre quello che mi veniva detto. La mia domanda era sempre la stessa, “perché”? Si sono poi aggiunte alcune storie familiari legate alla salute dei miei nonni che mi hanno ulteriormente motivato ad intraprendere questa strada. A fianco, ma non meno importante, c’è il mio grande amore per la musica. Un percorso che ho fatto parallelamente a quello scientifico.

Eh sì, perché nel 2017 ti sei anche diplomato in pianoforte al Conservatorio di Cagliari, la città dove sei nato…

Infatti. La musica è stata fondamentale per la mia crescita, mi ha cambiato radicalmente e profondamente. Fra tutto ciò che ho studiato, quello musicale è stato il percorso più complesso perché la musica tocca le sfere dell’emotività, dell’irrazionalità. Quando si sale sul palco è fondamentale emozionare, e questa è una cosa difficilissima. C’è dietro un lavoro enorme. Grazie alla musica mi sono arricchito spiritualmente. E la musica è stata anche la mia palestra da un punto di vista organizzativo. L’organizzazione imparata studiando il pianoforte mi ha poi aiutato in tutti gli altri ambiti di studio.

Samuele Cannas al pianoforte

Questa tua visione di multidisciplinarietà della medicina è certamente affascinante ma molto impegnativa e altrettanto selettiva. Tu sei uno studente da record, quanti possono fare quello che hai fatto tu?

Non mi interessano i record e non è ciò che cerco. Certamente non è da tutti fare quello che ho fatto io. Ma non è indispensabile prendere tante lauree per allargare il proprio campo di conoscenze. Importante è non restare chiusi nel proprio singolo settore. La multidisciplinarietà è indispensabile perché la medicina tradizionale non basta più. Nel metodo classico si osservava un fenomeno, si faceva un’ipotesi e la si dimostrava. Oggi lavoriamo con dati, per questo motivo un medico deve conoscere la bioinformatica, la biostatistica. Il medico deve essere anche bioingegnere, biotecnologo perché ciò con cui ha a che fare è cambiato nel tempo.

Sei giovanissimo e sulla tua giacca sono appese già tante medaglie. Quali?

Recentemente mi è stato assegnato il Premio Socrate 2021, una decina di giorni fa ho vinto il premio Eccellenza Italiana 2021. In passato sono stato Alfiere del Lavoro per il mio percorso scolastico particolarmente brillante. Ho ricevuto tanti altri riconoscimenti, ho vinto più volte anche il premio La rete delle idee.

Tanti riconoscimenti che premiano un percorso di studi molto impegnativo. Come fai a mettere insieme tutto?

Per me lo studio non è una fatica ma una passione, adoro tutte le cose che faccio. Poi l’organizzazione. Organizzare il tempo è fondamentale. Quantitativamente non studio tantissime ore, ma sono ore estremamente concentrate. Studiavo Medicina 4 ore al giorno, due ore Ingegneria, due Biotecnologie, era fondamentale incastrare gli esami e le scadenze. Mi è capitato, in una giornata particolarmente folle, di fare quattro esami tutti insieme: alle 9 quello di Medicina, alle 14 quello scritto di Ingegneria, alle 17 un altro esame scritto, poi alle 19 un orale finito alle 20.

Ci vuole certamente una propensione particolare per fare tutto questo. Qual è il segreto di tanta organizzazione e di tanto successo?

Il segreto è amare quello che si fa. Apprendere tante conoscenze diverse è affascinante. Diventa quasi un circolo vizioso, si accresce man mano, più si apprende e più viene voglia di apprendere. Si chiama retroazione continua, una specie di effetto valanga. Per me, studiare un argomento medico e poi approfondirlo e capirlo meglio grazie, per esempio, all’approccio ingegneristico, è straordinario. Mi spinge ad andare avanti, ogni volta voglio capire ancora di più. Per fare ricerca, avere un armamentario enorme è fondamentale.

Medicina non è solo scienza e tecnica ma anche tanto rapporto umano. Sceglierai il laboratorio o la corsia dell’ospedale?

La seconda, certamente. In passato il medico era, relativamente al paziente, il detentore della conoscenza. Oggi questo rapporto è paritario e di fiducia reciproca, direi quasi di amicizia. E la fiducia reciproca dà al medico un senso di gratificazione enorme. Non posso vedere il mio futuro senza il rapporto con il paziente. E’ il primo motore che anima il medico e che lo spinge a migliorarsi costantemente.

Intanto nel tuo futuro prossimo ci sono gli Stati Uniti …

Negli Usa, dove andrò alla fine di febbraio, seguirò un percorso di specializzazione di 5 anni in chirurgia addominale. Lavorerò 24 ore su 24 in ospedale. Già in questi ultimi anni ho avuto la fortuna, grazie all’università, di studiare e lavorare in diversi contesti ospedalieri. Ho svolto anche molte attività all’estero: Stati Uniti, Francia e Svizzera. Nei prossimi dieci anni continuerò a studiare, in particolare, l’utilizzo in sala operatoria dei robot chirurgici. Per intervenire nel modo migliore senza che la chirurgia diventi invasiva. Una strada dove c’è ancora molto da scoprire e da applicare.

cannas studente da record

Pensi di essere un esempio per i tuoi coetanei e come ti rapporti con loro, quanto tempo dedichi al relax?

Io sono riuscito a raggiungere tutto quello che mi ero prefissato. Ai miei coetanei vorrei dire che non bisogna arrendersi mai. Nulla è impossibile, niente è irrealizzabile. Ognuno di noi può seguire un percorso diverso per realizzare gli stessi obiettivi. Ci si può arrivare con tante lauree come nel mio caso. Ma anche con altre esperienze: master, specializzazioni … sono scelte personali, ferma restando la volontà ferrea di raggiungere l’obiettivo. Senza tralasciare i momenti di relax. Ho la fortuna di avere amici splendidi che mi hanno sempre supportato e coi quali, organizzandomi, sono riuscito a passare del bel tempo insieme.

Sei pronto per una importante esperienza all’estero. Dove vedi il tuo futuro? Ci sarà spazio anche per il tuo Paese, l’Italia?

Le esperienze all’estero sono fondamentali perché la scienza è per sua natura cosmopolita. Andare all’estero è una logica prosecuzione del proprio percorso formativo. Vanno però tenuti fermi i rapporti con il proprio Paese d’origine. Quindi nel mio futuro vedo certamente l’Italia. All’Italia sono profondamente legato. Sono grato al mio Paese dove ho ricevuto una formazione che all’estero non ha eguali.

Samuele Cannas, lo studente da record che crede nella multidisciplinarietà della medicina ultima modifica: 2021-10-31T09:36:27+01:00 da Cristina Campolonghi

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